NDE. Visioni premorte.
Confine tra ignoto e scienza

Note legali: Fin dalla preistoria l’uomo ha utilizzato sostanze naturali per ampliare gli orizzonti della propria coscienza, per “spalancare” le porte della
consapevolezza. Solo in tempi più recenti, alcune di queste sostanze, sono state usate come “via di fuga” al dolore di vivere. Trascende dallo scopo di questa
pubblicazione analizzare i motivi che hanno portato all’accettazione, nella nostra società, di talune droghe – come, per esempio, tabacco o alcool - ed il completo
rifiuto di altre. Tale accettazione non appare basata su principi scientifici di minore pericolosità o minore capacità di dare dipendenza, ma probabilmente da
tutt’altri fattori. L’autore informa il lettore che l’uso,ovvero ancora la semplice detenzione di alcune delle
sostanze citate in questo libro, potrebbe essere vietato
dalla legge. L’autore informa altresì il lettore che
l’assunzione di quantità anche ridotte delle sostanze
citate in questo volume potrebbe avere pesanti effetti
collaterali e nuocere gravemente alla salute. I dati
presenti hanno solo un fine illustrativo e in nessun
caso esortativo. Non hanno, inoltre, alcun valore
prescrittivo medico.


Prefazione

Questa storia è fatta di molte storie che qui si sono
incrociate per qualche istante. Vite lontane e differenti,
compresa la mia, di persone che per qualche pagina si
sono incontrate fino a toccarsi, a volte abbracciarsi.
Le storie vengono dalla voce di chi le ha vissute. Io
le ho raccolte e le ho raccontante. Ho fatto alcune
considerazioni che non sono “La Verità” ma “la mia
verità” così come io l’ho vista e sentita.
Qualcuno potrà leggere questa storia e trovare qualcosa
di cui aveva bisogno.
Qualcuno leggerà questa storia e cambierà idea su
quelle che pensava essere delle allucinazioni.
Qualche altro potrà leggere questa storia e continuare
a pensare che le esperienze premorte non siano altro
che allucinazioni di un cervello morente dalle quali
qualcuno è riuscito (più di uno in verità) anche a trarne
un libro.  Ciascuno porterà a casa ciò di cui ha bisogno per il suo
viaggio. Sono passati molti anni da quando ho iniziato a
interessarmi delle esperienze premorte. Ho letto e
scritto molto ed ho sentito molte persone che hanno
avuto esperienze premorte. Una volta una di queste
mi chiese “Dottore, come mai si interessa di questi
argomenti?” Quasi automaticamente risposi:
“Perché devo!”.
All’inizio la mia risposta era descrittiva: dicevo di
come, prossimo alla laurea in medicina, un professore
dell’Università di Padova mi chiese se volessi fare una
tesi su questo argomento, spiegando che era stato il
caso a guidare il mio interesse.
Sono passati ormai alcuni anni da quel giorno, ho
incontrato numerose persone che sono tornate.
Ricordo con estrema emozione i racconti di molte di
esse. E’ stata proprio quella poco scientifica sensazione di
“emozione” a farmi comprendere come quello che
sentivo in quel momento non poteva essere solo creato
dalle allucinazioni di un cervello morente. E ancora
oggi, quando rileggo i racconti che ho registrato, mi
rendo conto di come le parole per quanto cerchi di
cesellarle, non riescano a trasmettere le sensazioni
che molte di quelle persone riescono a comunicare.
Ne ricordo in particolare alcune che sembrano essersi
portate con sé la luce che hanno visto.
Pur essendo io un medico questo libro non è, neppure
da lontano, un trattato di medicina. Non è da medico
che parlo. I miei colleghi non si offendano pertanto se
non ritroveranno citazioni precise e puntuali di questo
o dell’altro articolo.
Questo libro non parla neppure di religione. A volte
la religione può essere interpretata come un assieme
di dogmi e regole di comportamento che dicono alla
persona come adorare una divinità. Probabilmente
questo è l’esatto contrario di quello che chi ritorna
racconta. Usando le parole di una cara persona di cui
troverete la storia in seguito, quando le hanno chiesto
di che religione fosse, dopo l’esperienza che ha vissuto
lei candidamente rispose “di tutte, perché dove sono
stata differenze non ce n’erano”
.
Questo libro è come un dibattito tra amici, dove uno
racconta ciò che ha visto, sentito, vissuto, per rendere
partecipi anche gli altri.
Quindi non si offenda chi si occupa di medicina né
chi si occupa di religione (qualsiasi sia la definizione
che si possa attribuire ad una o all’altra di queste due
discipline)
Nessuna intenzione di insegnare niente a nessuno.
Nessuna pretesa di parlare “ex cathedra”,
semplicemente la voglia di raccontare con parole
semplici “un viaggio” che mi ha portato a dire che
“il caso non esiste” e che mi sono interessato a queste
esperienze “perché dovevo”


Sospirolo,
nel parco delle dolomiti bellunesi,
6 luglio 2010


Voi vorreste conoscere il segreto della morte.
Ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il
mistero della luce.
Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il
vostro cuore al corpo della vita.
Poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa
sono il fiume e il mare.
Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta
conoscenza di ciò che è oltre la vita;
E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la
primavera.
Confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell’eternità.
La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore
davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.
In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché
porterà l’impronta regale?
E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?
Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al
sole?
E che cos’è emettere l’estremo respiro se non liberarlo dal suo
incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla
ricerca di Dio?
Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete
a salire.
E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete
realmente.


Gibran


Introduzione

In questo lavoro desidero seguire un percorso forse
poco ortodosso, iniziando questo viaggio, prima di
ogni definizione o ragionamento, dai racconti da me
raccolti direttamente dalle persone che hanno vissuto
un’esperienza premorte.
Le esperienze premorte sono esperienze soggettive,
vissute individualmente, nella mente o, se qualcuno
preferisce, nello spirito, di chi ad un certo momento
della propria vita si trova coinvolto. Le persone
che hanno subito queste esperienze sono individui
normalissimi, impiegati, operai metalmeccanici,
interpreti, professori, imprenditori, ingegneri, bidelli
che ad un certo punto della loro vita riferiscono di
avere vissuto qualcosa che non avrebbero mai pensato
potesse loro accadere. E, nella maggior parte dei casi,
questi eventi li hanno cambiati profondamente.
Al “ritorno”, come molti di loro amano definire il
risveglio, non hanno generalmente più paura della
morte, che viene accettata come un fatto naturale tanto
quanto il mangiare o il bere un bicchiere d’acqua...
Inoltre spesso accade che cambino lavoro, partner,
ed in alcuni casi sviluppino doti che non avevano
mai saputo di avere, come talenti musicali o artistici
o capacità praniche. Nel nostro caso sono persone
provenienti da ogni parte d’Italia, dalla Sardegna alla
Lombardia, ma di fatto le esperienze premorte sono
ampiamente riportate in tutto il mondo, in tutte le
culture. Le venti persone tra di loro non si conoscono,
ed hanno avuto la loro esperienza premorte in un’età
che varia dai 14 ai 60 anni passati.
Erano - sono persone particolarmente religiose?
No, la maggior parte di esse si professa cattolica
per battesimo, ma non praticante. Analogamente
la maggior parte di esse, al risveglio, matura una
spiritualità profonda, ma tutt’altro che dottrinale (cioè
che si possa ricondurre ad una confessione piuttosto
che ad un’altra). Alla fine di ogni storia troverete un
valore accanto alla scritta “Greyson”, per esempio
“Greyson 22”. Cosa significa? Ne parleremo in seguito,
per ora vi basti sapere che più elevato è quel valore più
intensa è stata l’esperienza. Diciamo, per il momento,
che si tratta di una “misura”, per quanto inadeguato
possa essere usato questo termine, dell’esperienza.
Le esperienze sono riportate il più fedelmente possibile,
sono stati omessi solo i particolari (nomi di luoghi, di
persone ecc. ).

Ma ora lasciamo che siano loro a raccontarci la loro
storia.


Le esperienze

Esperienza 1

Mi trovavo in vacanza a ####, ero a cavallo quando
ad un certo punto, l’animale si è imbizzarrito e mi ha
disarcionata. Le persone che erano con me in quel
momento mi hanno raccontato che avevo battuto
violentemente la testa. Subito venne chiamata un’
ambulanza, visto che fin dai primi istanti le mie
condizioni apparivano gravi. Da quanto mi è stato
raccontato venni trasportata all’ospedale di ####.
Ad un certo punto mi sentii in alto sul soffitto della
stanza, dove oscillavo dolcemente. Stavo bene, molto
bene. Vedevo tutta la stanza, l’andirivieni dei medici e
degli infermieri, vedevo il mio corpo sul letto. Ricordo
molto bene che quando lo osservai era sorta in me una
curiosità... vedevo tutte le persone che si agitavano
attorno, i medici che si prendevano a cuore la mia
situazione, ma io non capivo, perché per me quel corpo
non aveva più alcuna importanza. Non capivo il motivo
di tanto affannarsi. Non provavo dolore, né paura, ma
solo una sensazione di pace e libertà inebriante mai
sentita prima. Vedevo i muri della stanza, ma anche
oltre, al di là delle pareti, fino al giardino dell’ospedale.
Non ero mai stata prima in quel luogo, né ci sono mai
più ritornata...
Sentivo tutto quello che i medici dicevano e anche
quello che pensavano, che mi giungeva sotto forma
di vibrazioni. I medici spiegavano, rivolgendosi ad
una mia amica, che la situazione era molto grave.
Mentre vivevo questa situazione non avevo idea del
tempo che non aveva per me più nessun significato.
Improvvisamente mi sentii proiettata da una forza
all’interno di un tunnel. In fondo al tunnel c’era un
puntino luminoso. Attraversai il tunnel velocemente
come in un lampo. Mi avvicinai a questa luce fino ad
entrarvi. Era bianca, brillante ma non abbagliava. Mi
sono sentita avvolta, provavo una sensazione di pace,
di benessere, di amore infinito, come se fossi tornata a
casa. Questa luce cominciò a penetrare dentro di me
e man mano lasciavo andare la mia personalità, il mio
ego, ogni cosa. Alla fine io stessa ero diventata quella
luce ed ero una parte del tutto. In quel momento avevo
capito il concetto di infinito: ero parte di ogni cosa.
Non so dire quanto tempo sia rimasta nella luce, sono
stata io che ad un certo punto ho deciso di tornare
indietro. Mi sono staccata dalla luce, provando un
dolore immenso (nota: inteso come grande dispiacere,
non quindi fisico). Quando la luce sparì mi trovai a
camminare su una montagna innevata. Non avevo mai
visto prima quel posto. Sentivo in quel momento di
avere un mal di testa atroce (nota: la persona aveva
riportato l’esperienza in seguito ad un trauma cranico),
e camminavo su questo sentiero innevato. La montagna
non era una montagna particolare, c’erano degli alberi,
mi sembravano abeti. Avevo la testa che mi bruciava,
mi sembrava di avere un fuoco dentro, quando pochi
passi davanti a me vidi un vecchio. Sembrava un uomo
delle favole, aveva una barba lunga e un mantello ......

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