LA NDE di Nicole Dron
(12-08-20)
Questo lungo racconto è
particolarmente interessante per vari motivi. e' accaduto nel lontano
1968, in francia e non in usa, quando la ricerca sulle nde era ancora
agli albori; poi possiamo trovare molte descrizioni riportate da altri
famosi ritornati, dalle tipiche sensazioni di distacco dal corpo, all'autoscopia
e persino al
sense
of humor delle guide, oltre alle promesse del ritorno di cristo e alle
catastrofi che si sono poi verificate nel xxi secolo.
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La
protagonista di questa esperienza di premorte si chiama Nicole Dron, una
donna francese che nel 1968 all’età di 26 anni ha vissuto la
sua avventura nell’altra dimensione. Nicole Dron è stata una delle prime persone a raccontare la sua
esperienza nel 1978, affrontando all’epoca lo scherno e la derisione.
Con il passare del tempo è riuscita a superare la sua apprensione e la
sua resistenza ed ha accettato di raccontare la sua storia alla
televisione e alla radio oltre che di tenere delle conferenze.
« Tutto avvenne nel 1968. Tre settimane dopo la nascita del mio secondo
figlio ebbi una grave emorragia. Fui ricoverata in ospedale e operata
d’urgenza. Nel corso dell’intervento (isterectomia, o ablazione
dell’utero) ci fu una seconda violenta emorragia. Il mio cuore smise di
battere, mi fu detto, per circa 45 secondi, con elettrocardiogramma
piatto.
Durante quei 45 secondi vissi un istante di eternità!
Ricordo prima di tutto di essermi trovata all’altezza del soffitto. Ero
là con tutti i miei pensieri, le mie emozioni, le mie impressioni, con
tutto ciò che costituisce il mio essere profondo. Presi coscienza di
essere in grado di vedere contemporaneamente da tutti i lati, ma
soprattutto provavo un sentimento nuovo e incredibile: quello di
esistere fuori dal mio corpo fisico. Vi assicuro che sentirsi vivere al
di fuori di sé stessi è una cosa sconvolgente. Presi coscienza che ero
l’inquilina del mio corpo, che era steso sul tavolo della sala
operatoria. Lo guardai e non lo trovai bello. Ero cadaverica, avevo dei
tubi che mi uscivano dal naso e dalla bocca, non ero assolutamente in
forma. Cosa che non aveva più alcuna importanza, perché quel corpo non
ero io, non era che il mio veicolo. Sentii il chirurgo esclamare: «Mi
sfugge dalle mani!». Queste parole mi furono confermate un mese dopo
dall’infermiera che aveva assistito all’operazione.
Non rimasi a lungo in quella sala operatoria, perché pensai a mio marito
e a mio suocero che erano in attesa nella sala d’aspetto. Pensando a
loro, istantaneamente mi ci trovai accanto. Presi coscienza del fatto di
poter attraversare i muri. Tutto mi sembrava naturale, solo in seguito
mi sono chiesta come fosse stato possibile! Come avevo potuto
attraversare i muri e ritrovarmi in quella sala d’aspetto, dal momento
che non sapevo dove fosse ubicata?
Constatai che in quella sala d’attesa non c’erano sedie, cosa che mio
marito mi confermò in seguito. Vedevo che mio marito e suo padre
andavano su e giù per la stanza e io cercavo di manifestarmi a loro, ma
invano. Non mi vedevano. Non capivo cosa stesse succedendo, provavo una
sorta di disperazione per non essere in grado di comunicare con le
persone che amavo. Tentando di farmi percepire, posai la mano (del corpo
più sottile nel quale ora mi trovavo) sulla spalla di mio suocero, e la
mia mano attraversò il suo corpo!
Al tempo stesso però prendevo coscienza di una facoltà nuova: quella di
penetrare tutto ciò che esiste. Non ho mai perduto la nozione di essere
“me stessa”, ma avevo l’impressione di occupare più spazio, e mi trovai
nel cuore di mio marito. Conoscevo tutti i suoi pensieri e anche
l’essenza del suo essere, ciò che egli valeva come essere umano. La
stessa cosa avvenne con mio suocero. I miei suoceri avevano perduto il
loro primo figlio all’età di 25 anni: il ragazzo era annegato nel vano
tentativo di salvare un amico. Di conseguenza avevano concentrato tutto
il loro amore sul loro secondo e ultimo figlio, che a quell’epoca aveva
14 anni. Quando in seguito era divenuto mio marito, io avevo avuto
l’impressione di aver portato via il loro figlio e credevo che essi non
mi amassero per me stessa, ma soltanto in base alla mia capacità di
renderlo felice. E questo mi faceva soffrire. Ed ecco che ora che potevo
leggere nel cuore di mio suocero mi rendevo conto di tutta la
compassione e di tutto l’affetto che egli nutriva per me ed ero capace
di vedere al di là delle mie proiezioni.
In seguito mi trovai in un abisso di tenebre, di silenzio. Ero sola al
mondo, in un nulla infinito e avrei dato qualunque cosa pur di sentire
un rumore e vedere qualcosa. Non so quanto tempo sia durato quello
stato. Forse una frazione di secondo? Il tempo non esisteva. Pensai:
“Ecco qui ragazza mia, sei morta”. E tuttavia non ero morta perché
esistevo. Mi tornò alla memoria una frase che mi era stata insegnata al
catechismo quando ero bambina: “Si vive fino alla fine dei tempi, fino
alla resurrezione finale”. In quel contesto, l’idea di vivere in quel
nulla e in quelle tenebre mi sembrava insopportabile.
Qualcosa dentro di me invocò aiuto e da lontano vidi una luce. A partire
da quel momento non fui più sola al mondo. Fui proiettata ad una
velocità prodigiosa verso quella Luce, e via via che mi avvicinavo la
Luce divenne sempre più grande fino a occupare tutto lo spazio. Le
tenebre si rischiararono, avvertii distintamente delle presenze intorno
a me, senza peraltro vederle, ma soprattutto sentivo nascermi in cuore
una gioia infinita, una gioia mille volte più grande di tutte le gioie
che avevo potuto sperimentare su questa terra.
E così entrai nella Luce. Là non ci sono più parole… Questa luce era
anche un oceano di amore, ma di un amore puro, che si offre senza
chiedere niente, un amore-sole, e io ero l’amore. Ero immersa in un
oceano di amore, amata per quello che ero, lontana da tutte le
preoccupazioni e le agitazioni della terra! Non avevo più coscienza del
tempo e dello spazio, ma ero consapevole di essere, di essere sempre
stata. Avevo compreso di essere una particella di questa luce ed ero
eterna. In quella pienezza e in quella pace immensa compresi il senso
delle parole: “Io sono”. Era come se, restando me stessa, io divenissi
tutto e ritrovassi la mia natura reale. Avevo ritrovato la mia patria.
Ero divenuta amore ed ero la vita. Come fare, mio Dio, a condividere
quest’esperienza? Se ognuno di noi potesse viverla anche per un solo
istante, su questo pianeta non ci sarebbero più miseria, violenza e
guerra.
In quella luce vidi venire verso di me un giovane luminoso. Il mio cuore
si riempì di gioia perché riconobbi mio fratello. Quando io avevo 11
anni, i miei genitori avevano perduto un bambino di 7 mesi. Io adoravo
quel piccino, ero la sua mammina. Dopo la sua morte i miei genitori ed
io avevamo vissuto quella sofferenza così ben espressa da queste parole
di Victor Hugo: “Un solo essere vi manca, e tutto è deserto”. Ma ora lui
era davanti a me, vivo! Ed io ero felice, ero tanto felice! Mi trovai
fra le sue braccia. Era solido e anch’io lo ero. Comunicavamo col
pensiero e i sentimenti, e io gli “dissi”: “Come sarebbero contenti di
vederti papà e mamma!”.
Lui mi disse che ci aveva sempre seguiti e accompagnati nella nostra
vita, e io capii che i legami d’amore non muoiono mai. Come facevo ad
esser certa che quell’essere era mio fratello? Evidentemente c’è una
grande differenza fra i tratti fisici di un bebè e quelli di un
adolescente. E tuttavia io so con assoluta certezza che era lui. Penso
che si tratti di un riconoscimento fra anime…
Incontrai anche il fratello di mio marito, Jacques, che avevo visto
soltanto in fotografia. Fui sorpresa e felice di constatare che mi
voleva bene e che mi conosceva. Egli mi mostrò le circostanze del suo
decesso e quanto i suoi genitori avessero sofferto, in particolare mia
suocera. Mi augurai di non dover mai affrontare nella mia vita una
simile prova.
Incontrai anche degli esseri che non avevo mai visto sulla
terra. E tuttavia li conoscevo e provavo una felicità immensa
rivedendoli. Essi leggevano in me come in un libro aperto e avrei voluto
poter mostrar loro solo aspetti positivi di me stessa.
So che questi
esseri mi accompagnano e mi guidano nella vita.
Tutti questi incontri ebbero luogo in un paesaggio inondato di luce, di
bellezza e di pace. Ero in un bellissimo giardino, la natura era
magnifica. L’erba era più verde di quella terrena, c’erano altri fiori,
altri colori, i suoni stessi si trasformavano in colori. E tutto questo
creava un’armonia, un’unità tale che compresi la sacralità della vita.
Tutto viveva, un semplice filo d’erba mi rapiva perché vedevo in esso le
molecole della vita, vedevo la loro luce interiore. Pensai allora che al
di là della sofferenza umana che proviamo quando muoiono le persone che
amiamo, dovremmo gioire sapendo che stanno ritrovando la Vita.
Ho rivissuto la mia vita a rovescio, dai miei 26 anni all’epoca della
mia nascita. Accanto a me c’era un Essere di Luce, una creatura che il
mio cuore conosceva. Non so descrivere la radiazione e la forza d’amore
che emanava.
Mi accorsi in seguito che aveva anche molto humour.
Udii la sua voce che sembrava venire dal fondo dell’universo, una voce
possente e dolce al tempo stesso. Una voce fatta di forza e d’amore che
mi domandò: “Come hai amato e che cosa hai fatto per gli altri?”.
Compresi immediatamente l’importanza della domanda. Al tempo stesso ebbi
la visione di una moltitudine di esseri con le braccia tese al cielo, in
atteggiamento implorante. Sapevo che quegli esseri soffrivano e io
percepivo tutte le loro sofferenze. Che cosa avevo fatto per loro? Non
ero stata cattiva, ma non avevo fatto niente di particolare. La domanda
che mi era stata rivolta esigeva, per usare le parole di Emerson, “di
fare tutto il bene che esiste nell’individuo”, e io capivo adesso che
ciò richiedeva tanto amore. Richiedeva anche una crescita, una
trasformazione, che a sua volta avrebbe aiutato gli altri a
trasformarsi. Sentii allora che l’umanità è un solo essere le cui membra
sono interdipendenti una dall’altra per il loro progresso e la loro
sopravvivenza. Mi ridestai a una responsabilità nuova. La comprensione
di tutto ciò, semplice in apparenza, continua ad approfondirsi nel
tempo.
Tutta la mia vita era là, con tutte le gioie, le aspettative, le
speranze e le sofferenze che ne avevano fatto parte. Ritrovai le mie
emozioni di bambina, riscoprii certi episodi dimenticati, rividi tutte
le motivazioni degli anni che avevo vissuto: non è possibile nascondere
niente, tutto è scritto nel grande libro della vita. Era sconvolgente,
perché durante quel bilancio io ero al tempo stesso colei che riviveva
ogni situazione con tutte le emozioni che l’accompagnavano ed ero anche
l’altra parte di me stessa, quella che non provava emozioni e che era
soltanto saggezza, conoscenza, amore e giustizia. Era questa pura luce,
quest’altra parte di me stessa, che valutava la mia vita e rendeva
chiara ogni cosa. Compresi tutti i miei meccanismi psicologici, ne vidi
i funzionamenti, vidi i miei limiti, le mia carenze e tante altre cose
più sottili che non sono ancora riuscita a tradurre in parole.
Presi
coscienza del bene e del male che avevo fatto senza rendermi conto delle
ripercussioni che i miei atti e i miei pensieri avrebbero avuto in me
stessa e nelle persone che mi stavano vicine. Mi resi conto di ciò che
provavano coloro ai quali avevo fatto del bene e coloro verso i quali mi
ero comportata in modo sgradevole.
Questa grande coscienza valuta la nostra vita in base a criteri di amore
assoluto e saggezza, e noi ci rendiamo conto delle nostre manchevolezze,
miserie e debolezze. Allora si rimpiange il tempo passato alla ricerca
di falsi valori e si rimpiange di non avere veramente vissuto. Questa
presa di coscienza si accompagna anche alla compassione per sé stessi
perché si scopre che l’ignoranza, la paura, i condizionamenti, le
debolezze ci hanno allontanati da ciò che in realtà siamo e da ciò che
avremmo potuto realizzare nella vita.
Mi fu mostrata la mia vita dopo il mio ritorno sulla terra. Prima però
mi era stato chiesto se desideravo restare o tornare a vivere. La mia
anima voleva restare, ma aveva pensato ai miei due bambini che avevano
bisogno della loro mamma. Mi fu detto anche che quando fossi ritornata
avrei necessariamente dimenticato molte delle cose che avevo vissuto.
Malgrado il mio desiderio di fissare dentro di me tutte quelle
conoscenze, so che molte sono svanite: non ho potuto portare con me che
qualche briciola, e me ne dispiace.
Quando dico “mi fu mostrato”, “mi fu detto”, voglio dire che ricevevo
queste informazioni da un essere (per esempio mio fratello) o dalla
grande luce. Era come se fossi in una classe senza professori.
Vidi dunque i miei figli crescere ed ero fiera di loro. Mi fu mostrato
che i miei suoceri e mia nonna avrebbero lasciato questa terra quasi
nello stesso periodo e che due di loro se ne sarebbero andati a tre
settimane di distanza, cosa che mi colpì. Mio suocero e mia nonna ci
hanno lasciati 13 anni dopo quest’esperienza, a tre settimane esatte di
distanza uno dall’altro, e mia suocera morì l’anno successivo… Avevo
rivelato queste informazioni a mio marito e ai miei genitori che ne
erano rimasti molto turbati.
So di aver saputo molte cose, ma le ho dimenticate. Mi fu detto che Dio
era la forza, la vita e il movimento, che la vita esisteva ovunque
nell’universo, che quando morirò non mi sarà chiesto a quale religione,
filosofia o razza appartengo, ma come ho amato e che cosa ho fatto per
gli altri, perché l’unica cosa importante è la qualità interiore di un
individuo.
Mi fu detto anche che tutto ciò che andava nel senso dell’unità era
positivo e che la mia vita rapportata all’eternità corrispondeva a un
battito di ciglia della mia propria vita.
Mi fu mostrato anche il futuro dell’umanità. Vidi che la nostra terra
sarebbe stata oggetto di grandi capovolgimenti e che noi avremmo
attraversato delle grandi prove, delle grandi tribolazioni, perché
avevamo una tecnologia avanzata, molta scienza, ma poca fraternità e
saggezza. E mi fu mostrato tutto quello che minacciava di avvenire se
non avessimo cambiato. Insisto sul “se” perché è determinante.
Mi fu detto che eravamo come a un crocevia e che niente era
ineluttabile, tutto dipendeva dalla nostra capacità di amare e di agire
con saggezza. Avvertii comunque l’urgenza estrema di una grande
trasformazione individuale e planetaria dell’umanità e la necessità di
instaurare la pace e la tolleranza in noi e intorno a noi per vivere in
armonia e nel rispetto di tutto ciò che vive.
Vidi anche che avevo già vissuto su questa terra. Mi furono mostrati
spezzoni di altre vite e il legame che le collegava tutte. Mi fu detto
che si ritorna su questa terra finché non si acquisisce sufficiente
amore e saggezza: è tutta questione di evoluzione. Nello stato in cui
ero, trovavo tutto molto logico ed evidente. In seguito, quando fui
ritornata nel corpo, questo ricordo mi è risultato sconvolgente; sono
però intimamente convinta che questo concetto delle “vite successive”
non deve far discutere, nel senso che non è importante far propria una
credenza o una convinzione, ma trasformarsi. A livello di assoluto, al
di là del tempo e dello spazio, non c’è che la vita, la Grande Vita… Ma
nella nostra dimensione, limitata dallo spazio e dal tempo, noi
prendiamo coscienza soltanto di un segmento, di una parte di questa vita
che scorre tra la nascita e la morte, e pensiamo che questa piccola vita
sia tutto quello che c’è da conoscere. Invece non è così.
Mi fu detto anche che il Cristo sarebbe ritornato sulla terra e che il
suo ritorno era imminente. Io però non so più se ad incarnarsi sulla
terra sarà un’entità come il Cristo oppure se è questa grande coscienza,
questa grande vita che circola in noi come potenzialità che deve
risvegliarsi alla dimensione cristica; so che piansi perché avevo capito
che l’unica cosa che poteva salvarci era la sua venuta.
Il Cristo, così come l’ho compreso nel corso della mia esperienza (ma
non ho certo la pretesa di aver capito tutto il suo mistero),
rappresenta tutta la pienezza della vita in tutto ciò che esiste, ed è
la coscienza, l’amore e la vita che si manifestano totalmente
nell’essere umano e nell’umanità liberata dalle sue miserie umane. Il
Cristo non appartiene a nessuna religione perché è nel cuore di ognuno,
è la pienezza di Dio nell’uomo. Ero emozionata e capivo che ciò che ci
salverà da noi stessi ed eviterà guerre, catastrofi e calamità sarà il
risveglio di questa dimensione di Cristo in noi tutti.
Ricordo anche di essere andata di piano in piano, di livello in livello.
Avevo l’impressione di penetrare profondamente nella mia coscienza che
si manifestava attraverso una lucidità ed una comprensione interiore che
crescevano continuamente. Mi ritrovai poi in una città di luce, d’oro e
pietre preziose, la gloria delle glorie.
Mi sentivo trasportata ed innalzata al livello più alto. Compresi allora
più profondamente il senso dei 26 anni che avevo trascorso sulla terra e
ciò che avevo fatto di quest’opportunità. Poi mi fu mostrato che avrei
avuto molte prove e sofferenze nel tempo che mi restava da vivere sulla
terra. Mi sono vista piangere molte volte e chiesi il perché di queste
prove. Mi fu detto allora che le avevo accettate prima di nascere,
perché grazie ad esse sarei cresciuta. Pregai allora che mi fossero date
tutte le esperienze e le prove necessarie per arrivare allo scopo finale
nel corso di una sola vita, perché non volevo tornare di nuovo sulla
terra. Capivo che l’inferno era sulla terra ed ero pronta alle più
grandi rinunce e ai più grandi sacrifici pur di non dover ritornare. Mi
fu però fatto capire che non era possibile caricarmi più di quanto le
mie spalle fossero capaci di sopportare.
Potrà apparire stravagante o contro natura desiderare una cosa simile.
Grazie a Dio, non sono masochista, amo la vita, ma in quello stato di
coscienza sublime non avevo che un solo desiderio: arrivare il più
presto possibile allo scopo, cioè riuscire a fondermi con quello
splendore. Sulla terra ci si rivolta alle sofferenze e alle malattie. Ma
“dall’altra parte” se ne capisce il perché e se ne vedono i risultati, e
tutto diviene chiaro.
Vidi poi venire verso di me un essere molto bello. Mi è
impossibile dire se fosse un uomo o una donna, perché era virile e
femminile al tempo stesso. Avevo l’impressione di conoscerlo fin dalla
notte dei tempi e volevo fondermi con lui. Gli dissi: “Voglio unirmi per
sempre a te…” Ed in quel momento presi coscienza del fatto che
quell’essere ero io, ma io alla fine dei tempi, io totalmente
realizzata. Fu quella una grande lezione di umiltà, perché misurai tutto
il cammino che mi restava da percorrere per divenire ciò che sono…
Capivo che il tempo non era che la distanza che mi separava da me
stessa. La mia incapacità di vivere la pienezza di ciò che sono attira
le esperienze necessarie per acquisire ciò che mi manca.
Mio fratello ed io ci salutammo. Lui mi consigliò di non parlare delle
mie esperienze al mio risveglio e di aspettare 17 anni prima di darne
testimonianza, perché prima di quel tempo sarebbero state considerate
come un trauma conseguente allo shock operatorio.
Non ricordo di essere uscita dal mio corpo, ma ricordo di esserci
rientrata passando per la testa e di essermici infilata come in una
calza. La pienezza svanì, la libertà si dileguò, finì la sensazione di
essere uno e tutto al tempo stesso. Si rientra nel proprio corpo come
dentro una scatola. Si dimentica che gli altri fanno parte di noi
stessi, sono noi stessi, e ci si fa reciprocamente del male…
Mi fecero risvegliare rapidamente. Al mio risveglio avevo nelle orecchie
una musica sublime, una sinfonia infinita, di una dolcezza che mi faceva
fondere d’amore. Ho cercato in seguito di ritrovare quella musica
ascoltando musica sacra e classica, ma invano. Dietro a quella musica
c’era un senso di completezza, una pace infinita, una pienezza, una
conoscenza che avrei voluto poter conservare per sempre in me. Ho
portato con me una particella d’eternità e la sensazione di aver
compreso ogni cosa. Tutto era perfetto…
Quando mi risvegliai, si risvegliò anche il dolore (avevo un lungo
taglio all’addome) e tutta l’esperienza divenne meno nitida. Non
riuscivo a trattenerla. Non ne ho conservato nella memoria che una parte
infinitesimale. Da allora però so che l’amore è il segreto della vita,
il segreto di Dio e so anche che Dio è questa Luce splendida e
meravigliosa e insieme l’energia che impregna l’universo.
Credo in una
religione senza frontiere, quella dell’amore che è nel cuore di ogni
essere umano e che, al di là dei dogmi, conduce l’uomo a trasformarsi da
bruco in farfalla. »
Fonte:
http://www.liberamente.co/cms/articles/2013/11/02/l%E2%80%99esperienza-di-premorte-di-nicole-dron |