LA VITA
OLTRE LA VITA.....
....ALLORA,COME
POSSIAMO CONTATTARE I NOSTRI CARI?
"......sono
addivenuto alla conclusione che la migliore via per il
regno dello spirito è pensare, dire e fare qualunque
cosa che ti faccia gioire. Il Regno dello spirito non si
trova in un particolare libro o insegnamento o tecnica o
esperienza o religione o credenza. E' mia esperienza che
il regno dello spirito si trova dentro il mio cuore ed il
migliore percorso è seguire la mia felicità. Così, se
vuoi un percorso meraviglioso, diretto, che ti connetta
con qualsiasi spirito, ti suggerisco di fare quello che
realmente ami e trarne diletto, allora àpriti alla
comunicazione più profonda durante questo stato gioioso!
Ora, per favore non cominciare a preoccuparti su come
ottenere un particolare stato di totale beatitudine
estatica. La gioia puo' essere e spesso è molto
tranquilla e pacata. Voglio dirti di fare quello che ti
piace e di trarne diletto, ( ovviamente nei limiti del
lecito...ndr) per poi lasciare che questo procedimento e
l'esperienza ti guidino sempre piu' a fondo alla tua
essenza spirituale. Così, se trai diletto dalla musica,
allora gioisci con la musica! Lo stesso è vero per le
passeggiate in mezzo alla natura, l'arte, la scrittura,
la meditazione, la preghiera, la letteratura, il tatto,
il sesso, il giardinaggio, le arti, pensare al tuo
adorato defunto, vestire bene o casual, stare soli o in
mezzo alla gente, [etc]., [etc]., [etc].
Non c'è nessun limite a quello che
puo' aiutarti a trovare più gioia nella tua vita. E non
c'è nessun limite a quello che puo' aiutarti a
connetterti più profondamente con lo Spirito:
TUTTI SANNO BALLARE, MA NON TUTTI SONO BALLERINI PROFESSIONISTI......
PERCHE':
OGNUNO DI NOI POSSIEDE LA
CAPACITA' INNATA DI COMUNICARE CON L'ALDILA'!
- BOB
Kaplan- MEDIUM-
-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*
Uno sguardo alla vita oltre la
vita
di Nora
Spurgin
TRENTA RISPOSTE A
TRENTA DOMANDE
1.
Esiste la vita oltre la morte ? Come possiamo saperlo?
2. Se la vita continua dopo la morte fisica, dove vivremo questa
nostra esistenza?
3. Che cosa sono le esperienze di pre-morte ?
4. E' automatica l'andata nel Mondo Spirituale?
5. Com'è il mondo spirituale?
6. La nostra crescita spirituale avviene anche nell'altra
dimensione?
7. Le persone del mondo spirituale sono consapevoli del nostro
decesso?
8. Avremo modo di conoscere e stare con i nostri parenti e amici
che sono passati prima di noi nel
mondo dello spirito?
9. Come saremo nel mondo spirituale, che aspetto avremo ?
10. Cosa faremo nel mondo spirituale?
11. E' necessario essere persone religiose ?
12. Se qualcuno non è religioso cosa succede ?
13. Ciò che crediamo e pratichiamo nelle diverse tradizioni
religiose farà la differenza in termini di
qualità della vita nella dimensione spirituale?
14. Incontreremo Dio e le altre importanti figure religiose?
15. Che significato ha il pentimento e il fare ammenda prima
della nostra morte?
16. Qual è il significato di Cielo e di Inferno?
17. Cosa dobbiamo fare qui nel mondo fisico per prepararci ad
una miglior transizione al momento della nostra morte ?
18. Dopo essere entrati nel mondo dello spirito è possibile per
noi ritornare dai nostri cari ?
|
19. Perché
le persone sulla terra non riescono a sentire o vedere gli
spiriti se questi sono così vivi e
desiderosi di entrare in contatto con noi?
20. In che modo la nostra preghiera per i defunti può aiutarli ?
21. Esiste il tempo e lo spazio nel mondo spirituale?
22. Quando saremo nel mondo spirituale, potremo ancora godere
dei piaceri fisici e di quelli dei
sensi per esempio del bere, del mangiare o dei rapporti
sessuali?
23. Cosa succede alle persone che si suicidano ?
24. La sofferenza sulla terra ha qualche valore spirituale ?
25. Cosa possiamo dire della reincarnazione?
26 Sono gli angeli diversi dagli spiriti di coloro che hanno
vissuto sulla terra ?
27. Esistono nel mondo spirituali gli esseri demoniaci e gli
angeli ?
28. Dobbiamo passare attraverso qualche tipo di giudizio per la
nostra vita terrena?
29 Esistono i matrimoni nel mondo dello spirito? Se siamo
sposati qui sulla terra la nostra famiglia
sarà insieme anche nella dimensione futura ?
30. In che modo si dovrebbe disporre del proprio patrimonio?
|
DATA LA
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LA MORTE E LA VITA NELL’ALDILA’
Per la scienza iniziatica l’essere umano è un riflesso, un’immagine
dell’Universo, e quindi, come l’Universo, si compone di regioni, di vari
"corpi". La scienza ufficiale non è ancora giunta ad ammettere tali
realtà, e da ciò provengono molti errori, specialmente in medicina e
psicologia.
La tradizione indiana suddivide l’essere umano in 7 corpi, e la maggior
parte degli spiritualisti accetta questa suddivisione. Il corpo più
materiale – il solo a noi visibile – è quello fisico, ma esistono altri
6 corpi composti di una materia sempre più sottile: i corpi eterico,
astrale, mentale, causale, buddhico e atmico. In realtà il corpo eterico
fa ancora parte di quello fisico e si divide in 4 stati chiamati etere
chimico, etere vitale, etere luce ed etere riflettore. Ecco perché il
corpo fisico può essere suddiviso in 7 stati: lo stato solido, liquido,
gassoso, più i 4 stati eterici. Alla stessa stregua, anche gli altri
corpi possono essere suddivisi in 7. Così, nell’astrale ci sono 3
regioni inferiori e 4 superiori, ed è in quelle regioni superiori che
vivono gli angeli.
Che cos’è un angelo? Un angelo è una creatura immortale fatta di una
materia talmente pura e sottile che nulla di cattivo od oscuro lo può
raggiungere. L’angelo vive nella Luce, nella gioia assoluta, e conosce
tutto tranne la sofferenza. Infatti la sofferenza ha sempre come origine
i movimenti della natura inferiore che arrecano disordini e
perturbazioni. Un angelo non può conoscere tali difficoltà perché è
assolutamente puro.
Ai margini del piano astrale inferiore e di quello superiore, si trova
una zona intermedia abitata da esseri che stanno perfezionandosi, che
stanno recidendo i legami con le regioni inferiori; ma essi sono ancora
soggetti ai tormenti prodotti dai cattivi influssi del piano astrale
inferiore e del piano fisico. Il corpo astrale è quindi al tempo stesso
il mondo della sofferenza e della gioia.
Al momento della morte, l’uomo si stacca dal proprio corpo fisico, ma
ciò non è sufficiente per la sua immediata liberazione. Si può persino
dire che egli è più esposto ai tormenti rispetto a quando viveva sulla
Terra. In effetti, durante la vita terrena, il nostro corpo fisico è un
guscio, una corazza che ci impedisce di sentire la realtà del mondo
psichico; ma quando ci si libera del corpo fisico attraverso la morte e
ci si ritrova nell’astrale privi di difese, si rischia di soffrire tanto
e di essere molto infelici.
L’inferno altro non è che uno stato di coscienza vissuto molto
intensamente sul piano astrale. Solo dopo essersi purificati attraverso
la sofferenza si può finalmente uscirne. Tutti coloro che si sono
immersi in una vita di dissolutezza, di ingiustizie, di cattiverie, di
crudeltà, e sono riusciti a sfuggire alla giustizia umana, quando
muoiono si trovano a doversi confrontare sul piano astrale con tutto il
male che hanno fatto; non possono più trovare rifugio da nessuna parte,
perché non hanno più il corpo fisico che li protegge e li rende
insensibili, per cui provano esattamente la sofferenza che hanno fatto
subire ad altri esseri quando erano sulla Terra.
Può anche capitare che durante la meditazione certe persone si sdoppino
e siano attratte dalle regioni pericolose del piano astrale, e là
vengano perseguitate e minacciate. In tal caso la prima cosa da fare è
rientrare nel corpo fisico per mettersi al riparo.
Il corpo fisico è una valida fortezza, ma quando lo si lascia al momento
della morte, se si sono trasgredite le leggi dell’amore, della saggezza
e della verità, si è obbligati a pagare nel piano astrale per tutte le
trasgressioni.
Non sono invenzioni: i più grandi Maestri dell’umanità l’hanno sempre
detto; grandi artisti, pittori e poeti hanno rappresentato quel mondo
nelle loro opere, e persone clinicamente morte da 3-4 giorni, tornate
poi in vita, hanno potuto raccontare ciò che avevano visto nel piano
astrale.
Ogni tanto il Cielo permette a qualcuno di fare questa esperienza al
fine di far rinsavire gli esseri umani, ricordando loro certe verità.
Così dopo la morte l’uomo deve subire nel piano astrale tutto il male
che ha fatto agli altri e deve soffrire per tutte le trasgressioni che
ha commesso. Non è che l’intelligenza cosmica voglia vendicarsi o punire
l’uomo; vuole soltanto che egli diventi perfettamente cosciente di tutto
ciò che ha fatto sulla Terra, perché spesso ha fatto soffrire altri
esseri senza rendersene conto, e tale ignoranza è inaccettabile: essa
impedisce di evolvere.
L’Intelligenza cosmica ci fa dunque passare attraverso le sofferenze che
abbiamo inflitto agli altri, affinché comprendiamo bene quanto abbiamo
commesso e possiamo correggerci. Il tempo che dobbiamo trascorrere in
quel piano dipende dalla gravità degli errori da noi commessi.
Quando l’uomo ha estinto completamente i propri debiti, entra nella
prima regione dell’astrale superiore dove vive nella gioia e nello
stupore grazie alla felicità che ha dato agli altri sulla Terra. Gli è
dato quindi di vivere anche nell’astrale, amplificato fino all’infinito,
tutto ciò di buono che ha fatto per gli altri aiutandoli,
incoraggiandoli, dando loro speranza e risvegliando in loro la fede o
l’amore. Solo allora si rende conto di ciò che ha fatto sulla Terra. Può
succedere infatti che certi esseri molto evoluti facciano del bene senza
mai sapere quante persone hanno reso felici, a quanti hanno dato gioia,
felicità e vita; lo fanno istintivamente, senza pensarci. Ma
l’intelligenza cosmica vuole che si conosca tutto. Perciò dopo la morte,
questi benefattori ignari devono vedere, comprendere e sentire tutto il
bene che sono riusciti a fare, e ne restano abbagliati.
Successivamente, essi salgono più in alto, nella regione del piano
mentale superiore, ossia il piano causale, dove tutte le ricchezze e i
tesori della saggezza vengono loro offerti, dove tutti i misteri
dell’Universo vengono loro rivelati, e dove viene mostrata loro tutta la
bellezza delle regioni celesti. Poi salgono ancora più in alto, nel
piano buddhico dove, uniti all’Anima universale vivono una vita di
felicità indescrivibile. Non vi sono parole atte a descrivere ciò che
avviene poi nel piano atmico: è la fusione completa col Creatore…
Quando l’uomo deve reincarnarsi, passa di nuovo attraverso le regioni
atmica, buddhica, causale, ecc…prendendo in ciascuna di esse dei
materiali per farsi una veste, vale a dire un corpo sempre più denso a
mano a mano che scende nella materia. Quando giunge al piano fisico come
neonato non si ricorda più di nulla, né di ciò per cui ha sofferto, né
di ciò per cui ha gioito, né di ciò che ha imparato. Ma tutto è latente,
accumulato in lui, ed egli ne ritroverà il ricordo un giorno se
accetterà certe discipline, certe regole di vita sotto la guida di un
Maestro.
Chi riesce a fare emergere dalle profondità del proprio essere il
ricordo di ciò che ha vissuto nell’aldilà, avanza molto più rapidamente
sul cammino dell’evoluzione.
Purtroppo per la maggior parte, gli esseri umani sono così attaccati ai
piaceri e alle passioni della Terra che tutte quelle conoscenze e quelle
ricchezze profondamente celate in loro vi resteranno ancora a lungo
prima che essi possano trarne beneficio.
Che si creda o meno alla sopravvivenza dell’Anima dopo la morte, tutto
si registra in noi a nostra insaputa. La natura ha superato di gran
lunga i più grandi esperti in elettronica: essa ha messo sulla punta del
cuore umano una bobina magnetica della dimensione di un atomo, bobina
che gira durante l’intera vita registrando tutto. Quando passa
nell’aldilà, l’uomo si stacca dal suo corpo fisico, ma porta con sé
quella piccola bobina. I Giudici celesti lo invitano in silenzio a
contemplare il film della sua vita ed egli rivede tutto
dettagliatamente.
Nessuno può sottrarsi a questa legge: tutto nella vita viene registrato.
Per ogni trasgressione commessa quaggiù si deve pagare nel piano
astrale, e si sente tutto con un’intensità maggiore in quanto non si ha
più la protezione del corpo fisico. Non vi è nulla di più terribile che
ritrovarsi nudi e vulnerabili nel piano astrale, poiché i pensieri e i
sentimenti dei vivi vengono direttamente a mordervi, a pungervi, a
bruciarvi. Non potete sfuggire. Anche i lamenti e le afflizioni dei vivi
lasciati sulla Terra sono un tormento per i morti. È solo nel momento in
cui entrate nel piano causale che niente può più raggiungervi: là, siete
al centro di un magico cerchio di Luce e nulla può valicarlo se voi non
volete.Il mondo dell’Anima e dello spirito è veramente straordinario e
se saprete essere pazienti e tenaci, imparerete molte cose.
FONTE: LA MORTE E LA VITA NELL’ALDILA’ di OMRAAM MIKHAEL AIVANHOV
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Gestire il lutto
(05-07-07)
Elaborare
il lutto è un compito da svolgere per vivere in modo più attivo e
sereno il presente, dopo aver superato i legami con il passato. Il
lutto fa riflettere sul significato e sulla transitorietà della
vita, può modificare i comportamenti, le aspettative e le priorità
dei valori nelle persone che sopravvivono, in rapporto alla loro
personalità e alla profondità della relazione interrotta dalla morte
(J Clin Ethics 1997, 8/4 : 359-371).
La perdita definitiva di una persona cara è un trauma psichico
soprattutto sia quando è imprevista (Ann Emerg Med 1998, 31/6 :
785-788), ma anche quando è annunciata e preceduta da sentimenti di
lutto anticipatorio come conclusione di una grave malattia o per
l’età avanzata.
Il conforto e la comprensione dei sentimenti vissuti da chi viene
colpito da un grave lutto può aiutare a cambiare il dolore, la
rabbia e la paura nell’accettazione più serena della perdita e in un
migliore adattamento ai cambiamenti nella vita che continua.
Sentimenti espressi nel lutto
La perdita di una persona cara provoca un’angoscia acuta,
l’interruzione della propria realtà quotidiana con il venir meno dei
suoi significati e degli scopi nelle azioni abituali dipendenti
dall’interazione con la persona scomparsa, il rischio di crisi
d’identità, di senso d’inutilità, insicurezza e disperazione.
Le persone colpite da un lutto possono soffrire e reagire in modi
diversi e il medico di famiglia può fornire loro comprensione e
sostegno psicologico (Postgrad Med 1997, 101/3: 263-270).
I sentimenti più comunemente espressi sono i seguenti:
1 – Il rifiuto
E’ comune provare un’incredulità iniziale e la sensazione di vivere
una situazione irreale. Questa è la fase di rifiuto della realtà
della morte, dopo si deve superare una serie di fasi emotive prima
di riuscire ad accettare la realtà della separazione dalla persona
morta.
2 – Il dolore
Il dolore può essere diverso per intensità, durata e grado di
espressione.
Alcune persone particolarmente vulnerabili possono presentare un
ritardo nell’espressione del dolore per la negazione della perdita,
altre un prolungamento con interferenze nel funzionamento personale
e sociale per le difficoltà di elaborare il lutto e pertanto
necessitano di un aiuto professionale.
La libera espressione del dolore è importante per l’accettazione
della perdita. Il dolore di solito viene reso più sopportabile dalla
possibilità di vivere la perdita in modo collettivo e ritualizzato.
Il rito funerario, infatti, prevede uno spazio temporale distinto
dai soliti ritmi quotidiani nel quale è possibile fermarsi ad
esprimere le proprie emozioni sentendosi parte di una comunità che
le condivide e trovando conforto in familiari e amici.
3 – La rabbia
Le persone colpite da un lutto possono provare un risentimento
irrazionale nei confronti del defunto perché gli ha lasciati, nei
confronti di Dio perché ha permesso che ciò accada, nei confronti di
se stesse per vari sensi di colpa, nei confronti degli altri per
disattese aspettative o per altri motivi appropriati e non.
La rabbia in genere richiede solo di essere espressa e ascoltata,
finchè viene sostituita dalla tristezza e dalla consapevolezza che
fa parte della natura umana provare questi sentimenti irrazionali e
anche avere nelle relazioni sociali, allo stesso tempo, alcuni
comportamenti che appaiono giusti e altri che appaiono sbagliati ad
una valutazione successiva.
Molte persone provano anche un sentimento di serenità pensando di
doversi sentire riconoscenti per aver partecipato alla vita della
persona che hanno perso e ai momenti migliori condivisi, invece di
sentirsi angosciati per i suoi ultimi giorni.
4 – Il senso di colpa
La morte di una persona cara causa spesso sensi di colpa, per azioni
o omissioni ritenute inappropriate, affermazioni fatte e non fatte,
situazioni rimaste sospese, relazioni difficili o,semplicemente,
scarsa comunicazione.
Diverse persone, assorbite dal ritmo di molti impegni, tendono a
rimandare al domani chiarificazioni importanti, finchè si accorgono
che i domani sono finiti.
I familiari di una persona che si è suicidata presentano almeno nel
50% dei casi sensi di colpa o sintomi di depressione.
Spesso però gli effetti reali dei comportamenti che si rimproverano
sono stati meno significativi rispetto alle loro interpretazioni
inducenti il senso di colpa.
Quando una persona muore dopo una lunga e debilitante malattia i
familiari che l’hanno assistita possono anche provare sollievo che
poi induce loro sensi di colpa ingiustificati: in realtà questo
sollievo è naturale e semmai dimostra che prima i familiari col loro
intenso e stressante impegno assistenziale avevano anteposto le
necessità del malato alle loro.
Molte persone provano un senso di colpa quando dopo un lutto vivono
di nuovo momenti di serenità o di gioia ed hanno bisogno di essere
rassicurate sul fatto che ciò rientra nella normale continuità della
vita e non ha il significato di non sentire più la mancanza della
persona scomparsa.
5 – La paura
La morte di una persona cara accentua la consapevolezza della
propria mortalità che evoca diversi tipi di paure.
L’esperienza del lutto può indurre sia reazioni negative - come
l’ansia generalizzata, gli attacchi di panico e la depressione - e
sia reazioni positive, come il bisogno di dare al ogni momento della
vita il massimo significato possibile migliorando i rapporti umani,
resi consapevoli del loro valore dalla perdita subita.
Fra le persone che vivono più intensamente ogni giornata della loro
vita, ci sono anche quelle che sanno di non avere più molto tempo a
disposizione.
Secondo la psicoterapeuta U. Markham (L’elaborazione del lutto,
Mondadori ed., 1997), i bambini non devono rimanere esclusi
dall’inevitabile presa di coscienza della morte, dalla spiegazione
della realtà della perdita e dalla condivisione del dolore che
comunque percepiscono negli altri. I bambini provano difficoltà
maggiori di comprensione ed elaborazione dell’accaduto quando
vengono esclusi dalla partecipazione al lutto. Bisogna assicurarsi,
continua la Markham, che i bambini non interpretino la morte di una
persona cara anche come un castigo per i loro comportamenti
inadeguati (svilupperebbero così sensi di colpa) o come un rifiuto
deliberato nei loro confronti (si ridurrebbe la loro l’autostima).
Elaborazione del lutto
Il processo di rielaborazione del dolore richiede le seguenti fasi:
il riconoscimento della realtà della perdita, contrassegnato dalla
crescente consapevolezza che il defunto non è più presente;
l’accettazione della realtà della perdita, espressa nella tristezza
per la coscienza di solitudine e nella sofferenza del cambiamento di
vita;
il distacco dalla persona scomparsa, con l’estinguersi dei tentativi
di mantenere tutto come prima e il ricordare con serenità la persona
morta ma collocandola nel contesto del proprio passato;
l’adattamento alla perdita definitiva della realtà vissuta e dei
suoi significati, con la percezione del senso di inutilità delle
azioni abituali dipendenti dall’interazione col defunto, delle
aspettative disattese, dei cambiamenti radicali alla realtà
quotidiana;
la costruzione di nuove relazioni interpersonali e di nuovi
significati, implicanti il riacquisto della fiducia in se stessi, lo
sviluppo di nuove motivazioni e riferimenti, la capacità di
affrontare le difficoltà a ristabilire nuovi rapporti con gli altri.
Secondo la psicoterapeuta C. Smith (Social work with the dyling and
bereaved, Macmillian, London, 1982), l’aiuto alla persona in lutto
comprende interventi che hanno lo scopo di:
incoraggiare la presa di coscienza della morte che non può essere
resa meno dolorosa dalla negazione della realtà e dal ritardarne la
consapevolezza;
offrire un ascolto comprensivo e compassionevole delle espressioni
di dolore e di rincrescimento, assicurando continuità specie se il
supporto di parenti e amici tende nel tempo a rarefarsi e si
accresce l’isolamento e l’insicurezza personale;
favorire il recupero dell’identità personale, dell’autostima, della
fiducia in se stessi che consentono di ristabilire nuove interazioni
sociali e nuovi scopi di vita;
invitare infine ad assumere iniziative di vita autonoma.
Nel primo anno dopo la morte del coniuge nel 20-25% circa dei
vedovi/e sono stati osservati episodi di depressione o di ansia (Psychiatry,
1991, 54, 320-330).L’elaborazione del lutto può richiedere almeno un
anno. La fede religiosa, la solidarietà di persone sensibili che
hanno già vissuto prima l’esperienza del lutto e, solo in una
minoranza di casi, la psicoterapia (J Consult. Clin. Psychol, 1989,
57, 607-612) possono aiutare a dare un senso al dolore ed un
significato alla vita che continua dopo un lutto familiare.
Non esiste un modo migliore per riprendersi da una perdita
significativa.
Esiste però il modo di non rimanere soli con il proprio dolore.
Secondo la psicoterapeuta L. Kaplan (Voci dal silenzio, Cortina ed.,
Milano, 1996), bisogna riprendere il dialogo interrotto dalla morte
riportando dentro di sé la persona scomparsa, come un aspetto della
propria coscienza e della propria storia, ritrovandola in ideali e
progetti condivisi che riallaccino una comunicazione ideale e allo
stesso tempo diventino motivazioni utili a svolgere meglio la
propria parte nella vita che continua. Come affermava D. Grayson:
Dietro la serenità raggiunta, c’è sempre un’infelicità che abbiamo
vinto. Chi riesce ad avere fiducia nel cambiamento può abbandonare
l’illusione delle certezze con la consapevolezza di poter ritrovare
una propria realizzazione.
Info e sostegno psicologico:
Pronto Ascolto tel.06-8411518. Psicotel tel.800-421616.
Lega Italiana contro i Disturbi d'Ansia e da Attacchi di Panico
tel.0187-703685
Per familiari di persone con problemi di salute mentale:
Associazione Aiutiamoli tel. 02-58309285. |
Essere Religiosi, Significa Essere
Spiritualisti?
Un bel
po' di gente crede che essere religiosi significa essere
spiritualisti e viceversa. Possono andare in chiesa
regolarmente, ed avere una grande conoscenza e
comprensione delle Sacre Scritture, e credere che questo
vuole dire essere spiritualisti. Possono persino trattar
male la gente o addirittura vivere come il diavolo, ma
poiché vanno in chiesa e conoscono le scritture, credono
di essere spiritualisti. Informazioni raccolte dai
racconti di NDE mostrano che la spiritualità è molto
diversa dall' essere religioso. Forse la migliore via per
distinguere la religione dalla spiritualità è dire che
la religione è la formula esteriore per guidare la gente
verso la forza spirituale interiore dell'amore e della
compassione per gli altri.In base a quanto ci viene
riferito dalle persone che hanno avuta una NDe, lo scopo
vero della nostra esistenza é quello di maturare una
crescita spirituale.
Noi, più che esseri fisici, siamo esseri spirituali che
si rivestono d'un corpo di carne, anche per i seguenti
motivi:
* Completare una missione per conto
di Dio.
*Qualificarci per raggiungere regni eterei più elevati.
*Mettere alla prova le idee che avevamo prima
d'incarnarci per vedere se effettivamente siamo in grado
di concretizzare tali ideali.
*Auto-realizzare noi stessi.
Inoltre, sentiamo il bisogno di riscoprire più alti
livelli di sapere nel mondo fisico al fine di essere più
che dei compagni di Dio, di ritrovare il Paradiso che é
dentro di noi in modo da raggiungere lo scopo di
evolverci in quegli Spiriti più Elevati che eravamo in
precedenza, sia pur conservando la nostra individualità.
Tutto ciò al fine di rendere Dio più forte nel
disseminare Amore -che é Dio stesso- di diffondere Luce
in un mondo di tenebre e, ancor più importante, di
giocare, amare, ridere come azioni fine a sè stesse,
poiché questa é la via della santità. L'Amore é Dio,
ed amare gli altri e tutto ciò che esiste é la cosa
realmente importante. Ogni altra cosa, dal nostro
benessere economico ai nostri personali successi, é
totalmente irrilevante. La cosa importante é amare la
gente, la natura, gli animali e tutta la Creazione. Che
lo si capisca o no, l'Amore é quanto cerchiamo e di cui
abbiamo assoluto bisogno per andare avanti.
Visitate il sito di: Kevin Williams
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Per chi ha
subìto un recente lutto
Un
articolo per cApire chi siamo e quel che proviamo. a
beneficio soprattutto dei "nuovi arrivati".
(
INSERITO IL 16 AGOSTO 2009)
La
morte dei nostri figli a qualsiasi età e da qualsiasi
circostanza sia dipesa è uno dei colpi più crudeli che la vita
può infliggerci.
Il viaggio attraverso il dolore è molto lungo, buio, difficile e
doloroso per i genitori che lo devono, volenti o
nolenti,
effettuare, tanto che ci siamo definiti
AMPUTATI
Nei primi minuti, giorni, settimane, mesi e anche anni, ci troviamo sprofondati in un dolore indescrivibile.
Per noi è molto difficile portare avanti la nostra vita
quotidiana o di non pensare che alla morte. Anche quelli che
una volta erano i nostri meravigliosi,felici ricordi, condivisi
con i nostri figli finchè in vita, ora ci procurano solo altro
dolore.
I genitori amputati non "superano" la morte dei propri figli, né
la lasciano alle spalle, come il mondo esterno sembra pensare
che possiamo e dobbiamo fare.
La morte dei nostri figli non è
una malattia da cui si può guarire.
Si tratta di un cambiamento che modifica la nostra vita per
sempre e col quale dobbiamo imparare a convivere. Siamo così
costretti a fare l'impossibile: costruire una nuova vita e
scoprire una "nuova normalità" per noi e le nostre famiglie in
un mondo senza di Loro.
E 'importante
per i nuovi arrivati sapere che si sperimentano un'ampia e
spesso spaventosa varietà di intensi sentimenti dopo la morte
dei nostri figli.
E 'anche importante comprendere e sapere che tutti i sentimenti
che si provano sono naturali e normali in tali circostanze.
Altrettanto importante è sapere che, per quanto possa sembravi
assurdo,non proverete per sempre questo dolore.
Sul momento però, si deve seguire l'istinto della nostra anima e
lasciare che il nostro cuore si affligga. Il dolore derivante
dalla morte d'un figlio non può essere ignorato o evitato.
È necessario valicarlo, al fine di uscire dall'altra parte.
Siate dolci e pazienti con voi stessi e la vostra famiglia,
abbandonatevi pure al pianto, all'accoramento, e raccontate in giro
la storia dei vostri Figli quante volte volete e per tutto il
tempo necessario perchè
alla fine tornerete di nuovo a sorridere, anche se non potrete
mai dimenticare il vostro bambino: lui o lei sarà con voi nel
vostro cuore e nei vostri ricordi per tutto il tempo che
vivrete.
Alcune delle cose che è possibile che si verifichino o che si
provano sono:
Depressione.
Una profonda nostalgia e senso di vuoto.
Desiderio di morire.
Questa
sensazione di solito passa nel tempo, quando vi renderete conto
che si deve andare avanti per il
bene degli altri membri della famiglia, per voi e per il figlio
che è morto.
Profonda tristezza.
Piangere spesso, a volte inaspettatamente.
Incapacità di concentrarsi su qualsiasi cosa, spesso sbagliando
il posto degli oggetti.
Chiedersi: "Perché?"
Turbe della memoria.
Interrogarsi continuamente con domande senza risposta tipo:
"Se solo avessi ....?"
"Perché non ho ...?"
Fare inutili colpe a sé stessi o sull'operato degli altri.
Provare collera contro di voi, i membri della famiglia, Dio, i
medici
e persino contro il proprio figlio per esser morto.
Temere d'impazzire (molto
normale!)
Forte esaurimento fisico: essere addolorati è un duro lavoro
e consuma molta energia!
Disturbi del sonno, oppure dormire troppo per evitare il dolore.
Sintomi fisici come pesantezza al petto o difficoltà a respirare
(se queste
sensazioni persistono consultare il medico),
costrizione alla gola, sbadigli, sospiri, o addirittura
iperventilazione e respiro ansimante.
Mancanza di appetito o eccessi alimentari.
Aumento o perdita di peso. Ansia.
(Spesso
associato con comportamento iperprotettivo verso gli altri figli
e membri della famiglia.)
Negazione della vostra perdita, pensando che prima o poi
tornerà.
Chiedere aiuto ad uno
Psicologo se la negazione della realtà persistesse
oltre un
mese).
Necessità di raccontare continuamente le circostanze della
disgrazia.
Incapacità di lavorare in modo proficuo.
Avere difficoltà a fare la spesa per non vedere il suo cibo
preferito sugli scaffali.
Sentirsi in colpa per aver sorriso o riso, pensando:
'come posso sorridere quando mio figlio è morto?'
(Ricordate che
Loro desiderano che la nostra vita sia
felice il più possibile, nonostante tutto).
Pensare che il coniuge o altri membri della famiglia non
capiscono il vostro dolore
o non sono in lutto, come si pensa
che dovrebbero essere,
ma ricordate che ognuno piange in modo diverso.
E' facile perdere i vecchi amici
perchè sembrano non capire il
vostro dolore, perciò fate nuove amicizie attraverso gruppi di
sostegno con persone che sono nelle vostre stesse condizioni e
quindi in grado di capire i vostri sentimenti.
Sentirsi come se si stessero facendo progressi, per poi
ripiombare nell'angoscia
è normale:
la guarigione di solito avanza di due passi avanti e d'un passo
indietro per un lungo periodo di tempo.
Sentirsi frustrati
perchè gli altri credono che sarete "più
presenti" in un mese, sei mesi o un anno o addirittura
pretenderlo da se stessi, senza rendersi conto che guarire è un
processo molto lento. Siate pazienti con voi stessi, ricordate
che non siete gli unici ad aver avuto questa esperienza.
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Quanto abbiamo
fin qui elencato rientra nei comportamenti tipici, naturali e
normali a seguito d'un lutto genitoriale.
Non si possono ignorare, ma ci si deve lavorare sopra,
ricordandoci che,
se tentate di negare le vostre emozioni,
è necessario molto più tempo per sentirsi meglio.
Non ci sono calendari per il dolore, ogni persona deve prendersi
il tempo necessario per superare il lutto. Noi riteniamo , dopo
tanti anni di contatti a distanza e personali, che il processo
del lutto può essere reso un pò più facile se lo condividete con
noi per ottenere sostegno, per essere aiutati a capire il vostro
dolore e per sapere come comportarsi.
Siamo già
passati anche noi attraverso le stesse angoscianti situazioni,
in tanti siamo sopravvissuti e siamo pronti ad aiutarvi . |