PIU'SIGNIFICATIVE. (PAG 2)
NDE DI UN INDUISTA (23-02-05)
Tildona, una nostra affezionata Lettrice, ci ha chiesto sul Forum se le NDE accadono in ogni parte del mondo, indipendentemente dai credi religiosi oppure no. Eccone un esempio (in questo caso si tratta di un Induista), gentilmente tradotto dalla stessa Tildona!
LA
NDE DI: Chhajju Bania
Chhajju Bania venne intervistato nel 1981, quando aveva circa 40 anni. La sua NDE si era verificata circa 6 anni prima. Era ammalato con la febbre e le sue condizioni peggiorarono, finchè si pensò che sarebbe morto, perciò i suoi parenti cominciarono a preparare il suo corpo per la cremazione. Tuttavia lui tornò in vita e fece il seguente racconto della sua esperienza, così come la ricordava qualche tempo dopo:
"Quattro messaggeri neri vennero e mi presero. Io chiesi "Dove mi state portando?" Loro mi presero e mi fecero sedere vicino al dio. Il mio corpo era diventato piccolo. C'era una signora anziana seduta là. Aveva una penna in mano e gli impiegati avevano una pila di libri davanti a loro. Venni convocato... Uno degli impiegati disse "Non volevamo Chhajju Bania (commerciante). Abbiamo chiesto di Chhajju Kumhar (vasaio). Spingetelo indietro e portate l'altro uomo. A lui (intendendo Chhaju Bania) rimane ancora della vita". Chiesi agli impiegati di darmi del lavoro da fare, ma di non mandarmi indietro. Yamraj era là seduto su un alto sedile con una barba bianca e abiti gialli. Mi chiese "Che cosa vuoi?" io gli dissi che volevo stare là. Mi chiese di porgere la mia mano. Non ricordo se mi ha dato qualcosa o no. Poi venni spinto giù [e rivissi].
Chhajju citò che più tardi venne a sapere che una persona di nome Chhajju Kumhar era morta circa alla stessa ora in cui lui (Chhajju Bania) era tornato a vivere. Lui disse che il suo comportamento era cambiato a seguito della NDE, in particolare era diventato più onesto.
La moglie di Chhajju, Saroj, ricordava l'esperienza di suo marito, ma il suo racconto di ciò che lui le disse della sua NDE differiva in alcuni dettagli dalle affermazioni di lui. Per esempio, lei disse che lui le aveva detto (circa il tornare in vita) che nel luogo in cui i quattro uomini lo avevano portato c'era "un uomo con una barba con molti fogli davanti a lui" (non una vecchia signora). L'uomo con la barba disse "Non è la sua ora. Portate Chhajju Kori (un tessitore)" (Non Chhajju Kumhar). Altre discrepanza tra i due racconti riguardavano dettagli non importanti. Saroj ricordava che suo marito le aveva detto che lui non voleva lasciare "là" e che era stato "spinto giù" prima di tornare in vita.
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PAM
REYNOLDS: MORTA SOTTO STRETTO CONTROLLO MEDICO (15-05-05)
Pam Reynolds proviene da quattro generazioni di scrittori e musicisti. La sua famiglia possiede una casa discografica ed una
editoriale, ha una laurea della Julliard in composizione classica ed é autore e redattore capo della Rivista del Compositore (Songwriter magazine). E'
una professionista colta e piena d'ingegno ed è molto precisa quando parla della sua morte. Avete capito bene:
della SUA morte!
Pam é morta sul tavolo operatorio per un'ora.......
Nell' agosto del 1991, a questa giovane madre di cinque figli è stato diagnosticato un aneurisma di un'arteria basilare del cervello. La chirurgia nel suo caso sarebbe
stata rischiosa, ma non operare poteva essere ugualmente fatale, perché l'aneurisma
avrebbe potuto rompersi spontaneamente.
Il Dott. Robert F. Spetzler del Barrow Neurological Institute di Phoenix le raccomandò un'operazione speciale, nota come
arresto cardiaco ipotermico, chiamato anche "standstill
[sosta]." In questo tipo di chirurgia, la temperatura del corpo viene abbassata, il battito cardiaco e la respirazione vengono fermate, il sangue fatto defluire dalla testa, finch
é l'EEG (Elettro-Encefalo-Gramma) diventa totalmente piatto . Clinicamente parlando,
il paziente é morto.
"Mi hanno tolto la vita al fine di
salvarmela," dice la Reynolds.
"Il rumore era
terribile!" ricorda, " Irritante come il trapano dei dentisti. Mi sono sentito
come un solletico alla testa, prima che saltassi fuori, come un tappo e mi
ritrovassi sopra il tavolo operatorio." Reynolds descrive la vista dei dottori intorno al tavolo; nella mano del Dott. Spetzler c'era lo strumento che produceva il fastidioso rumore.
"Ho cominciato a sentire una presenza che era consapevole di me. Mi sono girata ed ho visto una luce brillante piccina come una punta di spillo,
Diventava sempre più grande ed ha cominciato trascinarmi verso di sè. Avevo una sensazione
di fisicità, simile al salire sopra una collina molto velocemente, o di andare sull'ottovolante. Allora ho sentito la nonna chiamarmi."
La Reynolds descrive di aver visto la nonna e lo zio defunti, circondati da mille o più persone, tutti come se fossero vestiti di luce. Si è sentita intimamente collegata con loro. Si è sentita al sicuro, come se fosse a casa sua.
"Allora ho pensato, 'spero di meritare di essere qui
. Non sono una persona perfetta'. Ci fu una grande risata e sua nonna la
paragono ad un bambino congedato da scuola dove aveva commesso degli errori,
errori cui però aveva poi posto rimedio. "Quella fu una lezione enorme per
me: capii che gli errori sono diversi dal male fatto intenzionalmente."
Nel condividere i dettagli della sua esperienza, la Reynolds trova difficile ordinare la sequenza degli eventi: le sembra che tutto accadde simultaneamente, e
che la comunicazione fosse effettuata con tutto il corpo . "Ognuno aveva un tono musicale; sono una musicista, e so che se metti insieme
delle tonalità troppo diverse, si creano disarmonie. Questi toni erano invece fusi, sebbene unici ed individuali e suonavano tutti con lo stesso tempo. Era tutto meravigliosamente armonico."
La Reynolds conclude ricordando che suo zio l'ha riportata indietro verso il suo corpo,
avvertendola che quel ritorno sarebbe stato come un salta in una piscina.
"Non volevo ritornare. Mio zio mi ha spinto, sicché
non sono stata buttata via a calci dal Cielo: sono stata spinta," dice, ridendo.
Pam Reynolds raccontò a dottori, parenti ed amici della meravigliosa e vivida
"allucinazione" che aveva avuto durante la chirurgia, pensando che non fosse stato altro che
questo. Due anni più tardi, comunque, uno dei dottori di Atlanta le chiesero di
parlarne col Dott. Michael Sabom, un cardiologo che studia le NDEs.
Solo allora ha compreso l'importanza di ciò che le era accaduto.
Come molti medici, Sabom era scettico quando, anni prima, lui stesso aveva letto delle NDEs. Nondimeno, cominciò a parlarne coi suoi pazienti con la speranza di scoprire una
spiegazione valida per tali fenomeni. Il progetto Atlanta fu il suo secondo studio sulle NDEs, ed ora è convinto che queste esperienze sono vere.
"Le NDE sono molto comuni," dice Janice Holden, presidente dell'Associazione Internazionale per gli Studi di pre-morte
(IANDS). Secondo un sondaggio della Gallup, otto milioni di persone in America hanno avuto NDEs. Il sito dello IANDS valuta che fra il 35 ed il 40 percento di coloro che sono arrivati vicino alla morte dice di aver avuto una NDE.
"Reynolds é il solo caso accaduto mentre l'EEG registrava onde
cerebrali, dice Sabom. "è il migliore ed il più documentato caso
conosciuto." Durante la sua ricerca, Sabom ha intervistato il chirurgo
che ha operato la Reynolds ed ha comparato quello che lei "ha visto" con le sue cartelle cliniche. Pam ha detto di avere visto e udito cose che lei non poteva conoscere.
Durante l'operazione le orecchie della Reynolds sono state tappate per controllare l'attività del tronco cerebrale, gli occhi sono stati bendati ed è stata anestetizzata profondamente, ma nonostante questo la Reynolds afferma che ha visto un attrezzo assomigliante ad un spazzolino da denti elettrico. Ne venne fuori che si trattava dalla "sega da ossa" usata durante la chirurgia. In secondo luogo, descrisse una scatola che somigliava ad una presa di corrente e
questa era la scatola col motore dove era collegato l'attrezzo. Pam afferma anche di aver sentito la conversazione tra il chirurgo cardiovascolare ed il
neurochirurgo riguardante le sue arterie molto piccole.
"Queste tre cose erano dettagli importanti a sostegno del fatto che la paziente aveva percepito quello che accadeva quando lei non avrebbe potuto vedere o sentire nulla," dice il Dr.Sabom.
Reynolds dice che l'esperienza l'ha cambiata positivamente in molti modi. Come la maggior parte delle persone che raccontano una NDE, ora non ha più nessuna paura della morte ed ha anche la percezione chiara che la vita serve ad imparare.
"Traevo diletto dal fare le cose che facevo meglio, ora è più piacevole lavorare sulle mie deficienze che
non sui miei punti di forza"
La differenza più significativa è che la Reynolds è più solitaria, passa il tempo con la famiglia e
con gli amici piuttosto che uscire, a causa di un'elevata sensibilità che descrive come una forma di comunicazione che va al di là del
linguaggio. Questa sensibilità consiste letteralmente nel sentire la tristezza ed il dolore della gente intorno a sè.
"Sono più preoccupata per come la gente si sente perché ha un impatto diretto su me stessa, la loro pena è la mia pena e la loro gioia è la mia
gioia". Quando è in un luogo pubblico, queste emozioni possono sommergerla. Ma ora sente più compassione e comprensione per gli altri.
"Vivo la vita più attentamente ora,difficilmente mi irrito ed ho la pazienza di Giobbe."
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PERSONE,
NATE CIECHE, POSSONO VEDERE DURANTE UNA NDE (26-05-05)
(Dr. Keneth Ring- Sharon Cooper)
Vicki Umipeg, una donna non vedente di 45 anno (cieca
dalla nascita per un eccesso d’ossigeno), è stata una delle
tante persone che il Dr.K.Ring
e S.Cooper hanno intervistato.
Vicki disse al Dr.Ring di essersi ritrovata, subito dopo l’incidente stradale,
sopra il suo corpo nella sala operatoria e
che dall’alto guardava un dottore e una infermiera, che la
operavano. Queste sono le sue parole:
" All’inizio non
sapevo di essere io..c’era un corpo ma nonsapevo che era il
mio…poi mi sono domandata..COSA FACCIO QUÁ SÚ? SONO MORTA? E
solo allora mi sono resa conto che quel corpo era il mio e che
io fluttuavo sul soffitto. Ho notato anche gli anelli sulla mia
mano destra, specialmente la fede,un anello molto inusuale"
.
Ai dottori raccontó anche che durante la sua NDE, era riuscita
a volare sul tetto, guardandosi intorno e che una musica
armoniosa e sublime, si alternava al soffio del vento. Di essere
poi stata risucchiata in un tunnel buio e di vedere, in
lontananza, una luce…e quando si ritrovó alla fine del
tunnel, la musica si trasformó in un sublime inno e rotolando,
si ritrovó distesa sull’erba, attorniata da alberi, fiori e
persone..un posto pieno di luce, che lei stessa poteva vedere ma
anche sentire, anche le persone erano di luce " TUTTI ERANO DI
LUCE, ANCH’IO, C’ERA AMORE OVUNQUE".
Poi descrisse l’incontro
con due compagni di scuola, l’incontro con la sua nonna, di
questo scambio di pensieri senza parlare. " AVEVO LA
SENSAZIONE DI SAPERE TUTTO E CHE TUTTO AVESSE SENSO. SAPEVO CHE
QUESTO ERA IL POSTO DOVE AVREI TROVATO TUTTE LE RISPOSTE ALLE
MIE DOMANDE..SULLA VITA..SUI PIANETI E SU DIO….IL POSTO DEL
SAPERE".
Poi
notava una figura piú luminosa e radiosa delle altre e lo
identificó per GESÚ e telepaticamente LUI le parló :"
Non è meraviglioso quí? Tutto combacia ma tu non puoi stare
quí, non è ancora il tuo tempo, devi ritornare nel tuo corpo
per imparare a insegnare AMORE e PERDONO. "
Le disse anche che
avrebbe avuto dei bambini ( attualmente Vicki ne ha tre) ma che
prima di andare, doveva ancora guardare una cosa e Vicki vide la
sua vita, dal momento dell’incidente fino alla sua nascita,
commentata gentilmente da Gesú, sulle sue azioni e
ripercussioni. Le sue ultime parole furono :" "Adesso devi
lasciarci" e lei si risveglió nel suo corpo.
"
LA MORTE NON È ALTRO CHE UN PASSAGGIO DA UNA STANZA ALL’ALTRA.
LA SOLA DIFFERENZA, PER ME, È CHE NELL’ALTRA STANZA…HO LA
POSSIBILITÁ DI VEDERE"
(Inviata da Tiziana di Berlino)
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ANCHE RE HUSSEIN DI GIORDANIA EBBE UNA NDE! (02-06-05)
Ecco il racconto che ce ne fa la vedova, la Regina Noor.
"Poiché mio marito soffriva di crisi di aritmia, una malattia con cui aveva
convissuto fin dal 1970, era costretto ad assumere anticoagulanti per rendere più fluido il suo sangue, ma se la malattia non era particolarmente pericolosa, lo era invece il farmaco che l'ha quasi ucciso nel gennaio del 1984. Ero ad Aqaba con gli ospiti ufficiali, in attesa di Hussein proveniente da Amman, quando
ricevetti una telefonato di emergenza: mio marito era in pericolo di vita.
Immediatamente tornai in volo ad Amman dove seppi che Hussein aveva improvvisamente accusato un'epistassi mentre si recava da Diwan a Al Nadwa con suo fratello Hassan, Principe della Corona.
A causa dell' anticoagulante, l'emorragia nasale si era rapidamente trasformata in
un problema molto grave. Il suo Medico personale arrivò rapidamente, ma la faccia di Hussein era già del colore del gesso: il medico lo aveva trovato quasi in arresto cardiaco. Mio marito era praticamente morto.
Era stabile quando sono arrivata, poiché era stato rianimato solo dopo aver ricevuto molte
trasfusioni."Non ho sentito nessun dolore, nessuna paura, nessuna preoccupazione," mi ha detto più tardi."Ero un spirito libero, galleggiavo sopra il mio corpo. Era una sensazione veramente
piacevole". Poi mi ha descritto le tipiche fasi di una NDE, perché
disse di aver visto una "luce brillante," si sentì "rilassato," e comprese che era
"andato
via."
"Devo ritornare,devo
ritornare." ripeteva continuamente a sè stesso.
[Re Hussein
é poi definitivamente "passato" nel 1999 -NdR]
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"Testimonianze di pre-morte"
di Lucia Pavesi
tratto da lista Sadhana >> it.groups.yahoo.com/group/lista_sadhana
Oltre la vita. Testimonianze di pre-morte. Testimonianze autentiche di esperienze reali di persone dichiarate clinicamente morte e poi tornate alla vita-come si identifica la pre-morte: i nove requisiti-statistiche interpretazioni scientifiche: psichiatriche, psicologiche, farmacologiche-come cambia la vita dopo l'esperienza di pre-morte ecc.ecc. De Vecchi Editore.
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" E' impazzito!' pensai. 'Perche'
dice che sono morto? Io sto benissimo, non
mi sono fatto proprio nulla. Non avverto nessun dolore, soltanto un
grande
senso di pace...'
In quell'istante mi sentii proiettare verso l'alto, verso il cielo,
verso
l'infinito... intorno a me c'erano solo tenebre e vuoto... a un certo
punto, il buio si dissolse, infranto da un chiarore, che aumentava a
mano a
mano che io procedevo. D'un tratto mi bloccai davanti a un antico e alto
portale, che subito si apri'. Entrai in un paese fiabesco che..."
E come questa tante altre testimonianze in una narrazione stupefacente,
con
precisa memoria di un viaggio in un ordine diverso da quello che tutti
conosciamo, un ordine felice. I racconti sono perfettamente coerenti,
come
potrete giudicare voi stessi. Un libro che sbalordisce, tante
testimonianze
capaci di dare fiducia, di smuovere l'interesse e l'atteggiamento dei
piu'
scettici, di affascinare e, in molti casi, di entusiasmare. La vita e'
solo
una parte della nostra esistenza!
Lucia Pavesi e' sociologa esperta in psicologia. Studiosa di
parapsicologia
e affermata astrologa, collabora con varie riviste e ha partecipato a
numerose trasmissioni radiofoniche e televisive
INTRODUZIONE
Quando mi proposero di scrivere un libro su questo argomento, accettai
con
entusiasmo per due motivi specifici, il primo dei quali e' costituito
dalla
mia personale e diretta esperienza di pre-morte vissuta anni addietro,
in
seguito ad un incidente stradale. Fu proprio in conseguenza di
quell'evento
che iniziai una ricerca per trovare la spiegazione di quanto mi era
capitato
di "vivere".
Dopo essermi doverosamente documentata su tutta la letteratura
scientifica
e non, esistente sull'argomento, sentii il desiderio di condurre una mia
indagine, ricercando altri "sopravvissuti" con cui scambiare
impressioni.
Essendo sociologa e non medico, ho svolto la mia inchiesta
privilegiandone
l'elemento umano, rispetto a quello puramente clinico. Il maggiore
problema
emerso dalle testimonianze raccolte pone con insistenza l'accento
sull'emarginazione in cui si sentono relegati i "sopravvissuti" che
raccontano ad altri le proprie esperienze.
E' indiscutibilmente difficile, soprattutto per noi occidentali, credere
che
siano possibili certe straordinarie esperienze, per cui chi le ha
vissute
realmente finisce con il non parlarne per evitare l'umiliazione di
essere
trattato da "squilibrato". Fortunatamente, pero', oggi sono sempre piu'
numerosi gli studiosi di tutto il mondo che, liberatisi dai preconcetti
scientisti del passato, svolgono con serieta' ricerche in questo campo.
Da
qui nasce il secondo motivo che mi ha convinta alla stesura di questo
libro,
che vuole essere un piccolo sasso aggiunto alla montagna di quanti ,
anche
nel nostro Paese, cominciano finalmente a interessarsi seriamente al
fenomeno. Le testimonianze raggruppate nella prima parte del volume sono
state sono state selezionate tra le altre per il contenuto
particolarmente
significativo ed esplicativo dell'esperienza di pre-morte. Tengo a
precisare
che, per l'espresso desiderio degli interessati, nomi, date e luoghi
sono
stati cambiati per evitare ogni possibile identificazione
. ................................
PARTE PRIMA DIECI TESTIMONIANZE
(Excerpt)
"LA STORIA DI SILVIA"
Nome: Silvia Bruschi
Nata: Milano il 23/4/1946 Stato civile : Nubile Professione:
Fotomodella.
Data dell'evento: 16/8/1975 Causa: Incidente stradale Localita': Parma
Conseguenze: Trauma cranico, ferite multiple al volto, paresi arto
superiore
Professione attuale: Assistente sociale Stato civile attuale: Coniugata,
madre di due figli
.......................
L'ovatta grigia che mi imbottiva la testa si andava assottigliando,
mentre
riprendevo lentamente coscienza del mio corpo. Luci fredde e
azzurrognole,
come punte di spilli incandescenti, penetrando attraverso le garze che
mi
coprivano le palpebre, mi ferivano in modo insopportabile gli occhi.
Odori
sgradevoli e strani colpivano il mio olfatto non ancora del tutto
risvegliato; mentre rumori attutiti e sconosciuti si facevano largo nei
miei
poveri timpani.
Con curiosita' crescente mi domandavo cosa stesse succedendo e quale
incubo
terribile stessi vivendo. I dolori lancinanti che avvertivo in tutto il
corpo, pero', mi diedero presto la certezza che questa era la realta':
ma,
quale? Per non so quanto tempo cercai di riordinare le idee e trovare la
risposta giusta che mi spiegasse dove mi trovavo, cosa mi stesse
succedendo
e sopratutto chi fossero le persone intorno a me.
A me? Ero davvero io quello strano ammasso dolorante e massacrato
disteso in
quel letto stretto e freddo? Facendo appello alle poche risorse che mi
restavano e attingendo a non so quali energie, riuscii ad afferrare
strani
brandelli di conversazione:
.....Altro sangue, in fretta..... .....Controllo pressione, presto.....
..Suturare!..... .....Respirazione alterata...pressione in calo...polso
debolissimo...arresto cardiaco!.....
Non riuscii ad ascoltare altro, poiche', improvvisamente, udii un unico
rumore forte e acuto, del tutto simile al fischio di un treno che si
avvicinasse e mi trovai avvolta dal buio assoluto.
Mi sentivo risucchiare in un vortice di aria calda: non avevo paura; al
contrario, avvertivo una sensazione eccitante, molto simile a quella
provata
a otto anni, quando per la prima volta mio fratello mi aveva
accompagnata a
visitare il "castello delle streghe" al luna park. Gradualmente, le
tenebre
si diraradarono, lasciando il posto a una luce dorata e morbida, che mi
avvolse facendomi sentire sicura e protetta come nel grembo materno.
Non piu' dolori, non piu' stordimento e curiosita'; solo un grande senso
di
pace e d'amore: la parte piu' intima di me si era allontanata non
sopportando piu' lo strazio del mio corpo ferito. Mi lasciai andare alla
nuova piacevolissima sensazione; galleggiai nel vuoto di luce,
osservando
dall'alto cio' che accadeva in quella che seppi, in seguito, essere una
sala
di rianimazione.
Vedevo apparecchiature munite di tubi, tante luci rosse, blu e verdi e
carrelli con medicinali e disinfettanti, ma rimasi particolarmente
colpita
dal grande orologio bianco appeso sulla parete davanti al mio letto: la
lancetta piu' corta segnava la tre e la piu lunga toccava il numero
quattro
. Intorno a me potevo distinguere medici e infermieri dall'aria seria e
preoccupata che, con perizia, usavano i piu' strani macchinari per
tenere in
vita un corpo che ormai in vita sembrava non esserci piu'.
Li osservavo applicare, con provata abilita', strani dischetti metallici
sul
petto; nel quale, il cuore aveva cessato di battere. In quel momento ero
particolarmente stranita, vedendo il mio corpo sobbalzare in modo
grottesco
ogni volta che da quegli strani dischi uscivano scariche elettriche.
Altri
medici si affannavano intorno alla mia povera testa, cercando di
suturare e
tamponare le numerose ferite che deturpavano quello che era stato il mio
viso.
Raccontandolo oggi, mi sembra un paradosso ammettere di essermi
divertita
osservando quanta cura mettessero in quell'operazione; senza, pero',
aver
individuato la vera fonte dell'emorragia che mi stava uccidendo. Avrei
voluto aiutarli e consigliare loro di tagliarmi gli abiti che indossavo
ancora e che nascondevano una profonda lacerazione dell'arteria omerale.
Tentai con tutte le mie forze di fare dei cenni, di entrare in ogni modo
in
comunicazione con loro, provai ad allungare le mani per toccarli, ma
ogni
tentativo fu vano: non potevano, ne' vedermi, ne' sentirmi. Comunque,
devo
riconoscere di aver rinunciato molto presto a ogni tentativo: mi sentivo
talmente bene da non provare alcun desiderio di rientrare in
quell'involucro
strano e ormai sconosciuto.
Non mi e' possibile quantificare in modo preciso il tempo in cui rimasi
a
galleggiare nella stanza. A un certo punto mi vidi scendere dal letto,
camminare sul linoleum candido, aprire la porta a vetri e uscire nel
lungo
corridoio, illuminato da un anonimo neon.
Vi erano due panche di freddo metallo appoggiate alla parete e una
scrivania
dietro la quale sedeva un'infermiera dai capelli grigi. Raggiunta
l'uscita
dell'ospedale, mi sentii trascinata da una forza sconosciuta lontano
lontano: inizio', cosi', per me uno straordinario e incredibile viaggio.
In principio incontrai una folla di persone sconosciute e sorridenti. I
loro
volti erano soffusi di serenita' e, tenendosi per mano, camminavano su
un
bel prato fiorito. Avrei desiderato fermarmi a parlare con loro, ma non
mi
fu concesso di arrestare il cammino. Poi, inaspettatamente , attraverso
una
luce di nube piu' intensa, vidi apparire il volto dolce e tanto caro di
mia
nonna.
Allora, percependo la mia completa liberta', le corsi incontro felice,
come
facevo da piccola ogni volta che veniva a trovarci. Anche se era morta
da 10
anni, ritrovai in lei le stesse sembianze e lo stesso amore di allora.
L'abbracciai e le chiesi di tenermi con se', per sempre: li' mi sentivo
in
pace, come non mi era mai capitato e non avevo alcuna intenzione di
tornare
a soffrire.
La nonna mi sorrise; ma, con affettuosa fermezza mi respinse, dicendo
che
non potevo rimanere con lei. Il mio cammino non era ancora giunto al
termine: precisi doveri mi attendevano e avevo nuovi compiti da
svolgere.
Fui allora ricacciata indietro e il vortice caldo mi riporto' al punto
di
partenza.
Ero nuovamente sospesa a circa trenta centimetri dal mio corpo disteso e
potevo avvertire tutto il trambusto che avveniva intorno al mio letto.
Medici e infermieri si scambiavano occhiate d'intesa, scrollando la
testa
rassegnati. Uno di loro, in particolare, attiro' la mia attenzione: era
il
piu' giovane e con la sua corporatura eccezionale sovrastava gli altri.
Inoltre, indossava un'orribile cravatta a fiori gialli. In quell'istante
percepii, inequivocabilmente, queste parole:
".....inutile tentare ancora; la paziente e' morta; staccate il
respiratore!.."
Una disperazione infinita e una rabbia feroce mi sopraffecero: io ero
ancora, volevo essere ancora! Quel corpo massacrato e dolorante ora non
mi
era piu' sconosciuto: ero io! Sapevo di non essere morta, me lo aveva
detto
la nonna: adesso non provavo piu' il desiderio di morire; al contrario,
mi
sentivo disposta a sopportare tutto: ma che cosa potevo fare? Ormai si
stavano allontanando tutti.
Solo il "mio dottore" si attardava ancora vicino a me. Non so come,
trovai
la forza di muovere lentamente il mignolo della mano destra, poi
precipitai
nel vuoto assoluto. Come mi racconto' successivamente mio padre, il
mattino
dello stesso giorno venni trasferita in un ospedale di Milano, piu'
attrezzato per le cure necessarie alla gravita' del mio stato. La', fui
sottoposta a numerosi e delicatissimi interventi chirurgici per riparare
i
terribili danni riportati tanto al viso, quanto al braccio.
Rimasi in coma per circa un mese e al mio risveglio mi trovai circondata
da
visi sconosciuti che mi scrutavano con ansia e timore. Purtroppo, il
grave
trauma cranico mi aveva provocato un'amnesia totale: non ricordavo chi
fossi
e non riuscivo a riconoscere i miei cari. Passarono per me lunghe
settimane
di vuoto , prima che potessi comprendere di essere stata coinvolta in un
grave incidente stradale che mi era quasi costato la vita. Dai verbali
della
polizia seppi che alle ore 23,46 del 16 agosto la mia autovettura era
stata
tamponata da un TIR ed era uscita di strada.
Cercai faticosamente di rammentare come si fossero svolti i fatti, ma
ogni
sforzo mi causava terribili emicranie che mi impedivano di continuare;
eppure volevo sapere; in fondo alla mia mente sconvolta avevo la
sensazione
di aver vissuto qualcosa di molto importante, ma che cosa? A poco a
poco,
grazie alle cure appropriate, brandelli dell'accaduto si ricucirono
nella
mia mente. Rividi la lunga e monotona strada grigia, battuta da un forte
temporale, e comincia a risentire il terribile rumore di metalli che
cozzavano, tanto violento e presente da poterne riavvertire il sapore in
fondo alla gola. Ma, i miei ricordi si fermavano qui. La mia fu una
convalescenza lunga e molto dolorosa; pero', non era la paura delle
medicazioni a sconvolgere il mio sonno, ma l'incubo terribile e senza
volto
di cui cadevo preda ogni notte, regolarmente alla stessa ora: le 3 e 20.
Per quanti tranquillanti e sonniferi ingurgitassi, a quell'ora mi
svegliavo
in un bagno di sudore, con la netta sensazione di venire sepolta viva.
Cercai di parlarne ai medici, ai parenti, chiesi conforto agli amici, ma
tutti mi rispondevano
: ..E' solo una conseguenza dello shock che hai subito. Non pensarci piu'
e
vedrai che con il tempo scomparira'. tutto. Abbi pazienza e dimentica...
Accettai il consiglio, smisi di parlarne e tentai di non pensarci piu'.
Stranamente mi sentivo particolarmente remissiva e accondiscendente:
davvero
una bella differenza per chi mi aveva conosciuta prima dell'incidente!
Fino
ad allora ero vissuta nella convinzione che mi bastasse possedere una
bella
figura, un viso fotogenico e una buona cultura per avere in mano il
mondo.
Non avevo mai faticato troppo per soddisfare i miei capricci: i miei
genitori mi avevano amata molto e altrettanto viziata, cercando di
allontanare dalla mia strada ostacoli e pericoli: la fortuna aveva fatto
il
resto.
In un istante la vita mi aveva presentato il conto, e questo era
decisamente
"salato". Fu difficile accettare il viso che lo specchio rifletteva. Ero
cambiata tanto, ma non solo nei lineamenti: era soprattutto
l'espressione
degli occhi a disorientarmi. In essi, oltre ai segni della sofferenza,
leggevo una serenita' e una determinazione mai conosciute prima. Mi
sentivo
disorientata e incerta, perche' il mio stato fisico mi imponeva un
diverso
modo di vivere; ma, nello stesso tempo nasceva in me una volonta= ' piu'
forte e matura. Gli eventi della vita cominciarono ad apparirmi in una
luce
nuova e scoprii valori piu' veri e concreti, lentamente, mutamenti
profondie
radicali incisero la mia personalita'. Era giunto il tempo di chiudere
con
la mia vita sconclusionata, trascorsa rifuggendo tutte le responsabilita'.
Decisi di ultimare gli studi abbandonati per capriccio e cominciai ad
accarezzare il sogno di sposarmi per avere una famiglia mia. Il mio
nuovo
modo di vivere lascio' i miei amici piuttosto sconcertati. Chiusi i
rapporti
con quasi tutte le sofisticate conoscenze del passato e iniziai a
frequentare persone che sapevano ridere, piangere e vivere senza bisogno
di
illusorie apparenze.
I miei genitori mi guardavano con una certa aria di sospetto e, pur
apprezzandomi e volendomi bene, faticarono molto ad adeguarsi al mio
nuovo
modo di pensare e di agire. Ero diversa, ero piu' felice, piu' libera.
Eppure continuavo a non sentirmi completamente tranquilla: in fondo a me
stessa avvertivo un'incertezza senza nome, qualcosa che continuava a
mancarmi, una nota stonata che rovinava l'armonia della mia nuova
immagine,
qualcosa di nascosto che dovevo finalmente ritrovare. I miei incubi
dovevano
avere una spiegazione, le mie strane sensazioni dovevano aver un senso e
decisi di trovare il bandolo della matassa a dispetto di quanti volevano
che, per il mio bene, smettessi di tormentarmi. Ricomposi il "puzzle"
circa
un anno e mezza piu' tardi.
Nel giugno del 1977 fui invitata da amici a trascorrere una vacanza
nella
loro fattoria sulle colline du Fidenza.Una sera andammo a ballare in un
elegante locale della zona. Mi sentivo particolarmente bene e ero decisa
a
divertirmi, nonostate la permanente sensazione di incompletezza che
continuava a tormentarmi. A un certo punto della serata mi fu presentato
un
"tizio" dalla mole veramente notevole e dall'aria vagamente familiare.
Fui travolta da una miriade di strane sensazioni: i battiti cardiaci
accelerarono al massimo e nella testa avvertii fastidiosi ronzii, simili
a
uno sciame d'api impazzito. Tralasciando ogni forma d'educazione,
monopolizzai l'attenzione di quel signore e iniziai a interrogarlo con
insistenza. Mi disse di essere un medico ortopedico e di lavorare presso
l'ospedale di Parma. Per soddisfare le mie incalzanti richieste, mi
racconto' alcuni episodi dolorosi a cui aveva assistito, particolarmente
durante il suo periodo di internamento presso il Pronto soccorso. Bevevo
le
sue parole, ma non riuscivo a spiegarmi il vero motivo della sua
curiosita'.
Mi sentivo sdoppiata: una parte di me aveva sete di quelle storie poco
divertenti, mentre un'altra cercava invano di limitare quel fuoco di
domande, cosi' poco opportune, per il momento e il luogo. A un certo
punto
gli chiesi di portarmi a fare un giro in automobile. Non potro' mai
descrivere la sua espressione stupita quando senti' la mia richiesta che
somigliava a un ordine. .. "Ti dispiace accompagnarmi all'ospedale di
Parma?
Voglio andarci!.." Erano le due e mezza del mattino, il mio stato di
salute
era perfetto, ma si lascio' facilmente convincere.
"..Unicamente perche' avevi la faccia stravolta...Non sembravi piu' la
stessa persona!.." - mi confesso' piu' tardi.
Ed effettivamente ero diversa: mi sentivo invasa da una smania
irrefrenabile
e dalla netta sensazione che finalmente avrei trovato la parte mancante
dei
miei ricordi, la parte mancante di me stessa, la causa dei miei incubi.
Scesa dalla macchina, entrai decisa nell'ospedale, che non conoscevo e
non
potevo aver mai visto. Senza esitazione, percorsi il corridoio che
conduceva
alla sala di rianimazione e improvvisamentte mi tornarono alla memoria
tutti
i particolari della tragica notte del 16 agosto 1975. Davanti a quella
porta
a vetri chiusa mi girai verso il mio medico e gli dissi: "..Quella notte
di
ogosto c'eri tu vicino a me, lo ricordo bene! Erano le tre e venti, mi
avevate dichiarata morta, ma io stavo solo facendo un bellissimo viaggio
nella luce, da cui, come vedi sono ritornata. Fisicamente non sei
cambiato
molto, ma noto con piacere che hai migliorato il tuo gusto nel vestire!
La
cravatta di quella notte era davvero orribile!..."
Ci sedemmo su una panca e gli raccontai tutto quello che avevo visto,
sentito e vissuto durante la mia esperienza. Mi subisso' di domande e mi
fece ripetere mille volte tutti i singoli particolari. Comprendevo
facilmente come potesse pensare di avere davanti una mitomane ma, via
via
che enumeravo i dettagli piu' precisi e soprattutto quando gli descrissi
nei
minimi particolari: la disposizione della sala di rianimazione, il
colore
del pavimento e il nome di alcuni farmaci che mi avevano somministrato,
comincio' a guardarmi con altri occhi.
Aveva letto parecchie riviste mediche americane che riportavano
testimonianze simili alla mia, ma raccoglierne una personalmente era
senz'altro piu' avvincente. Ora era lui a bere le mie parole e, piu' che
mai
incuriosito, volle che gli illustrassi le mie sensazioni...
"Ma come hai potuto vedere e udire tutto cio', proprio mentre tentavamo
di
riattivarti il cuore?.."
Gli spiegai che le mie non erano state visioni nel senso materiale della
parola, ma percezioni chiare della preoccupazione dei medici che mi
circondavano. Senza ricorrere all'uso dei cinque sensi, riuscivo a
captare
i loro pensieri, a udire le loro parole, a vedere i loro gesti. Nello
stato
in cui mi trovavo non esisteva il concetto di tempo reale, ma tutto si
svolgeva contemporaneamente. Era come trovarsi a teatro e assistere a
una
rappresentazione in cui diverse scene vengono recitate in varie parti
del
palcoscenico.
"..Quindi, non provavi nessun dolore, non avevi nessuna paura?.. " - mi
chiese sempre piu' accalorato e incuriosito.
Sorridendo, lo rassicurai di essermi sentita immersa nella piu' assoluta
serenita' e pace. L'unico momento di autentico terrore lo avevo vissuto
quando, costretta a rientrare nel mio corpo, avevo avvertito affermare
dai
medici che, falliti i tentativi di rianimazione, per me era finita.
"..Quindi, come vedi, devo ringraziarti. Mi sei stato vicino il tempo
sufficiente per dimostrare che, dopo essermi allontanata, avevo ripreso
possesso del mio corpo...."
Alla fine gli chiesi:
"..Scusa, ma l'infermiera con i capelli grigi che quella notte era
seduta
alla scrivania la' in fondo, lavora ancora in questo ospedale? Mi
piacerebbe
tanto salutarla..."
Mentre lasciavo liberamente correre i miei ricordi, mi sentivo invadere
da
una ritrovata tranquillita'. Ora, avevo tutte le risposte.
Finalmente sapevo che l'incontro con la Luce, con quegli esseri
sconosciuti
e pieni d'amore, era all'origine del radicale mutamento del mio modo di
vivere e di pensare. Ero cosciente che il mio ritorno era stato deciso
dalla
volonta' superiore, che si era espressa attraverso mia nonna.
Da quel giorno di giugno del 1977 posso dormire tranquillamente senza
piu'
timore di essere svegliata da quel terribile incubo.
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NDE e Musica. (Indagine di Kevin Williams -04-09-05)
Si
é parlato recentemente sul Forum di Musica e ADC, ma forse non tutti sanno che
nell'Aldilà la Musica é importantissima, anzi sembra essere la struttura
logico-matematica che tiene unita l'intera Creazione.
Ecco cosa ha scoperto Kevin Williams comparando centinaia di racconti di
NDE e riassumendole in questo
suo lungo articolo di cui vi traduciamo le parti più interessanti.
Steve Roach di Tucson, Arizona, ebbe una NDE dopo una caduta dalla bicicletta durante la quale ha sentito
"la musica più intensa e meravigliosa che potresti mai immaginare"
e così decise di dedicare la sua vita a ri-creare esattamente la stessa melodia. Il risultato è un brano intitolato
"Strutture dal Silenzio."
(Clic per ascoltare
una demo del pezzo)
"Molta gente mi contatta dopo che ha ascoltato le mie incisioni per dirmi che hanno sentito la stessa identica musica durante la loro
NDE"
Sommario delle corrrelazioni fra NDE e Musica
L'universo è stato creato usando i fondamenti della musica, l' armonia e l'equilibrio. Tutto è tenuto insieme dalla vibrazione di Dio che pervade ogni cosa. I racconti di NDE ci offrono molte descrizioni interessanti della musica che spesso è sentita nel
Regno dello Spirito. Alcune di queste descrizioni sono: bellezza trascendentale, armonia non terrena, angelica, sublimemente bella, armonie squisite, paradisiache, un coro celestiale di
Angeli, la Musica delle Sfere, inni a Dio, toni mistici, perfezione armonica, musica che trascende e musica che farebbe vergognare
Bach......
Nel Regno dello Spirito i giardini cantano ed i colori possono essere sentiti. E' un regno dove luce e suono, colore e strutture geometriche sono tutti combinati fra loro in una totalità di perfezione armonica. Questa musica è su un livello che va oltre l' udito, proviene dal centro della tua anima. E' come essere su una lunghezza d'onda universale che ti avvolge totalmente. Le rivelazioni fornite dalle NDE sulla musica, dimostrano la grande importanza che la musica gioca nell'universo, nei regni dello spirito, nelle nostre anime ed in Dio.
La NDE Musicale Dianne Morrissey
La Dott.ssa Dianne Morrissey era una suonatrice di clarinetto sinfonico e si autodichiarava una snob in tema di gusti musicali, dato che ascoltava solo musica classica e non tollerava nessuno che avesse gusti diversi, tanto che ad un certo momento della sua
vita non aveva idea nemmeno di chi fossero i Beatles! Tutto é cambiato, però, da quando
ha avuto una NDE,a tal punto che ora non riesce più ad ascoltare musica classica, perché non sopporta di ricordare la snob che era un tempo. Da allora, Dianne non ha più
preso in mano il clarinetto, fra la totale incredulità dei suoi amici. Ora vede la bellezza in tutti i generi musicali, ha abbandonato la musica classica,
scrive libri ed insegna ai suoi allievi come avere esperienze fuori-dal-corpo.
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NDE del Dott. Richard Eby
La Musica mi ha circondato.... proveniva da tutte le direzioni. La sua armonica bellezza, a differenza dei suoni terreni, era totalmente priva di distorsioni e fluiva dentro di me come un fiume di vetro, quietamente,
terribilmente edificante e totalmente confortante.
Mi ha donato un senso rassicurante di conforto, come una coperta protettiva che sussurrava pace ed amore. Non avevo mai sentito nulla di simile. Forse l'aggettivo "angelico" é quello più appropriato.
Questa musica suonava dentro la mia testa, non proveniva dai timpani, evidentemente non era trasportata dall'aria. Molto
insolita per me fu l'assenza di qualsiasi ritmo, ma poi ho compreso che, in
assenza del Tempo, questa musica paradisiaca non poteva aveere alcun ritmo che è una misura legata al
Tempo stesso! Sentivo la perfezione armonica, indistorta fra me e la sua fonte, come un contatto diretto fra una mente ed un'altra.
La musica intorno a me improvvisamente è sembrata alzarsi di volume e, avvicinatomi ad un albero, ho accostato il mio orecchio al tronco:
cantava! Ho poi avvicinato il mio gomito alla testa ed anche esso ha emesso la stessa gioiosa melodia. Eccitato dalla scoperta, mi fermai a scegliere alcuni fiori, per trovamerli già nella mia mano. Anche essi
cantavano lo stesso motivo.
(Dott. Richard Eby)
Le rivelazioni di Edgar
Cayce sulla musica dell'Aldilà :
In principio Dio desiderò condividere i propri pensieri e sentimenti, ma
voleva anche compagnia, perciò furono creati il cosmo e le anime. Il cosmo è stato costruito con la musica, l'aritmetica, la geometria; armonia, ordine, ed equilibrio. Fu una forza emanata da Dio, che cambiando lunghezza d' onda e la frequenza delle sue vibrazioni, è divenuta la sorgente comune di tutto il
Creato. Da questo é nata la legge della diversità che ha fornito infiniti disegni creativi. Dio ha giocato su questa legge della diversità come un pianista su un pianoforte, producendo le melodie e gli accordi di una sinfonia.
Ciascun disegno portava già in sè il piano della sua stessa evoluzione e corrispondeva al suono di una nota sulla tastiera di un pianoforte. I suoni di molte note si uniscono per dare un accordo che poi diviene frasi, frasi che divengono melodie, melodie che si mescolano e si muovono avanti e indietro, per crere una sinfonia. La musica finisce come é cominciata, lascia il vuoto, ma tra l'inizio e la fine c'è stata una bellezza gloriosa ed una grande esperienza.
(Edgar Cayce)
Giusto come i colori dell'arcobaleno mostrano gli effetti delle vibrazioni diverse della luce e le melodie sul pianoforte mostrano l'effetto delle diverse note, così fa anche l'universo intero che contiene svariate ottave, o frequenze vibratorie. (Jerry Gross)
Viaggiando attraverso il tunnel puoi vedere delle normali città e paesi sui suoi lati. Come vai più lontano, divieni consapevole anche della presenza di suoni, dapprima brontolii indistinti, poi musica, risata, e canto di uccelli. C'è sempre più luce, i colori divengono molto belli, e ascolti una musica meravigliosa.
Le case te le lasci dietro di te... c'è solo una miscela di suoni e colori.
(Edgar Cayce)
Potevo vedere tutta l'energia che questa sistema solare genera, ed è uno spettacolo di luce incredibile! Potevo sentire la Musica delle Sfere. Il nostro sistema solare, come fanno tutti corpi celesti, genera una matrice unica di luce, suono ed energie vibratorie. Civiltà avanzate di altri sistemi solari possono individuare la vita nell'universo attraverso questa impronta energetica.
Il Meraviglioso Bambino della Terra (gli esseri umani) fanno un grande baccano, simili a bambini che giocano nel cortile posteriore dell'universo.
(Mellen-Thomas Benedict)
Anche io ho sentito musica- musica di ogni tipo. Era simile alla musica classica.... Mi piace la musica classica. Non era esattamente la musica che ho sentito, ma era molto simile a quella da me conosciuta e ciò mi ha rilassato. Le paure sono andate via ascoltadola.
(Dott. Ken Ring)
Tutto nel mondo dello spirito è tenuto insieme da una Vibrazione Principale (Dio), che previene il decadimento, sicché le cose non diventano sporche, nè si consumano, e perciò tutto appare così brillante e nuovo. Questo è il motivo per cui il Paradiso è eterno. I nostri pensieri sono vibrazioni anch'esse controllate da Dio che neutralizza tutti i pensieri negativi e lascia solo i buoni pensieri, come amore, libertà e felicità. Dopo la morte, ognuno gravita in gruppi omogenei a seconda delle vibrazioni della propria anima Siamo raggruppati in base alle vibrazioni alte o basse della nostra anima. Ognuno va dove sta meglio! Vibrazioni alte indicano amore e sviluppo spirituale, mentre le vibrazioni basse indicano degrado e cattiveria. Tutto ciò che dobbiamo fare è amare in modo tanto disinteressato da rendere le nostre vibrazioni
sufficientemente elevate per andare in Paradiso.
(Artur Yensen)
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OOBE E MUSICA
I suoni percepiti durante le OBE consapevoli (viaggi fuori dal corpo) di solito sono molto potenti, e possono avere come conseguenza l'annientamento dell' immagine corporea. Alcuni di questi suoni sono di natura spirituale o mistica,
piuttosto che suoni transizionali, ovvero in grado di portare il viaggiatore in un luogo diverso.
Alcuni suoni ricordano quelli di un treno che accelera, o sono una specie di ronzio, o note flautate, o simili al rombo di una cascata. Queste vibrazioni sonore raggiungono una tale intensità che sembrano passare attraverso il corpo, annullando gli altri sensi.
(Robert Monroe)
La NDE di Nadia
McCaffrey (18-09-05)
"E' il 7 luglio 1952 ed ho sette anni. Sono una bambina solitaria con molte domande ed un desiderio immenso di conoscenza. Ogni anno trascorro le mie vacanze coi genitori di mia madre a Le Prieure de Beauvezet, nella fattoria che posseggono in Francia, in provincia di Auvergne, .
L'edificio principale di Le Prieure è vecchio di circa quattro secoli. Anticamente era una cappella e, più tardi, è divenuto un convento con annesso un piccolo cimitero. Alcuni muri sono spessi più di un metro e mezzo ed appartenevano ad una torre ormai in rovina. Col passare dei secoli, il convento è divenuto una grande casa elegante, circondata da un parco pieno di fiori, piante rare ed alberi, posta sulla cima di una collina. C'è ancora un passaggio sotterraneo, usato un tempo per scappare in caso di invasione.
Questo è il punto dove mi trovavo quel giorno, poiché amo i fiori, specialmente quelli dei piselli selvatici
dolci che crescono a profusione fra il grano dorato, avevo deciso di coglierne
un po'.....
Non posso resistere! Corro nel campo, nell'erba alta e fitta, ma improvvisamente mi fermo.
Ho disturbato un aspide rosso - un serpente dal veleno mortale, usato da Cleopatra per uscire da questa dimensione. Sta
fermo per un lungo attimo, poi si incurva in un cerchio perfetto. Il suo corpo ora é eretto e due occhi penetranti guardano fisso nel profondo
della mia anima: sono pietrificata! Voglio gridare ma non posso muovermi. Un dolore orribile improvvisamente inonda i miei sensi e come il serpente fugge via veloce, due piccole macchie di sangue appaiono sulla mia caviglia sinistra. Comincio a lanciare lunghi, laceranti urli di agonia.
Non ho paura, ma so perfettamente che la morte è vicina. Provo a camminare sul pendio umido, ma i miei passi sono dapprima pesanti e poi mi é impossibile proseguire. Mi lascio cadere giù sull'erba.
A questo punto mia nonna comincia a correre verso la collina.
<Un serpent m'a mordu!> (un serpente mi ha morso...) le dico, ma lei ha già capito."
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(Riassunto)
Soccorsa dalla nonna,che aspiro' il veleno con le labbra dopo averle legato la gamba con uno straccio,la bambina arrivo' in coma all'ospedale.
Solo dopo due ore dal morso Nadia aveva ricevuto un'iniezione di siero antivipera, praticata dal medico del paese, intervenuto grazie al nonno che si era precipitato in bicicletta a cercarlo, perché la fattoria -a quel tempo- era priva di telefono.
Nadia restò in coma per 10 giorni.
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"Durante il coma, ero totalmente incosciente della realtà ma ero stranamente consapevole del fatto che avevo lasciato questa dimensione. Fu allora che vidi un belllissimo Essere di Luce: la Signora della Luce, sospesa sopra la stanza, che si presentò così:
"Je suis ta petite Maman du ciel."
("Sono la tua piccola Mamma del Cielo.")
Era così bella. Ancora la vedo chiaramente, come sospesa a mezz'aria, risplendente di una luce estremamente brillante e potente. Una luce meravigliosa che mi ha riempito con una sensazione di amore caldo e di serenità. Non trovo le parole adatte quando cerco di descrivere le sensazioni di benessere ed amore che ho sentito al cospetto della sua luce. Qualcosa come....
>...avevo la conoscenza del tutto, della Mente Universale della Creazione,
dell'Infinito, ero parte di Lui, sono ancora parte di Lui.>
L'Amore che la Signora di Luce mi donava era così forte e sereno che doveva essere elargito a tutti. Capivo perfettamente che questo Amore ci salverà: dobbiamo prenderci cura l' uno dell' altro e disseminare la pietà nel nostro mondo di tristezza e distruzione.
Lasciato il mio corpo nel letto, cominciai a fluttuare verso di Lei che mi sorrise aprendo le braccia ma contemporaneamente mi mostrava il palmo delle mani per farmi capire che dovevo fermarmi, perché
voleva che ascoltassi ciò che doveva dirmi.
"Sii forte ed amatevi l'un l'altro. Per favore condividi questo amore che ho per te con gli altri. Ci sono molte strade per amare. Non temere, sarai sempre guidata. Sarò con te per sempre, ma non puoi stare con me, ora. Mostrerai la via. Sarai la speranza. Nel mezzo di un giardino vedrai una rosa, più colorata e bella di tutte le altre. Quando il tempo verrà, aprirai te stessa al Prossimo e condividerai con loro questo messaggio d'
Amore.
Parlare con me è pregare e pregare è amare."
Successivamente, sempre durante il coma, Lei di nuovo mi ha visitato e di nuovo mi ha ripetuto lo stesso messaggio, ma con una profezia finale:
"Ed ora ritornerai in vita. Hai molto da imparare, e molto da compiere. Il mio amore sarà sempre con te. Non dimenticarlo mai."
Guardardando verso di lei per un'ultima volta, ho visto che indossava un vestito lungo, bianco e con un cordone annodato intorno alla vita. La testa e le spalle erano avvolte in un drappo blu. C'era un serpente di colore verde sotto ai suoi piedi e da una ferita di uno di essi fuoriusciva una goccia di sangue. Le braccia erano tese verso
di me con i palmi rivolti in su e la testa inarcata leggermente da un lato. Poi, lentamente congiunse le braccia sul petto.
Avrei voluto ardentemente raggomitolarmi fra quelle braccia, rimanere con lei piuttosto che ritornare nel mio corpo, ma non avevo nessuna alternativa! Il mio corpo mi chiamava e fui immediatamente sommersa dal dolore e dalla tristezza.
Ero completamente incapace di capire quello che mi era accaduto e dovetti stare a letto per molte settimane. La mia gamba si era gonfiata terribilmente ed ero terrorizzata perché era dello stesso colore del serpente che mi aveva morsicato. Mi rifiutavo di parlare con chicchessia e non tolleravo il fatto di vivere in questa dimensione piena di risentimento, desiderosa solo di scivolare fuori dal mio corpo dolente e sfigurato.
Solo dopo esser guarita, venni a sapere che un adulto sopravvive al massimo per venti minuti al veleno dell'aspide mentre io avevo ricevuto l'iniezione di siero dopo almeno due ore dal morso: la mia sopravvivenza era un vero e proprio miracolo."
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(Riassunto)
Informata la Nonna di quanto aveva visto durante il coma, Nadia fu invitata fermamente a tacere, per non essere presa per matta. La povera vecchina morì convinta che sua nipote fosse caduta preda di spiriti maligni e Nadia attraverso' gli anni della sua adolescenza combattuta fra il desiderio di parlare a tutti del suo incontro e la paura che sua nonna avesse ragione.
"La gente non capirebbe. Ti caccerebbero via per sempre, se lo raccontassi in
giro." le ripeteva spesso.
Nadia pregava frequentemente la Madonna inginocchiandosi di fronte alla statuina che aveva incastrato nel cavo di un'albero, ma non era serena perché non voleva vivere più sulla terra. Fu così che un brutto giorno (aveva 15 anni), scoprì delle vecchie medicine della bisnonna dimenticate in soffitta.
Ingoiò 15 boccette di pillole e sciroppi tutti recanti la scritta "VELENO", prima di sentirsi molto male. Soccorsa da un familiare, fu salvata ancora una volta dai medici dell'Ospedale, ma dopo poco tempo ci provo' di nuovo, causandosi questa volta un arresto cardiaco della durata di dieci minuti
durante i quali ebbe una NDE, proprio quando i sanitari del Pronto Soccorso avevano perso ogni speranza di salvarla. Ecco come ce la racconta la protagonista.
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"Gli infermieri mi avevano ancora una volta riportata in sala di rianimazione. Ero fuori dal mio corpo. Rimasi a galleggiare là per un poco e poi guardai giù verso il mio corpo esanime sulla barella, sebbene il mio vero io ora fosse divenuto un
involucro molto più confortevole e splendente.
Per un pò guardai come infermieri e dottori lavorassero velocemente per rianimarmi, ma poi persi l'interesse e la mia attenzione fu attratta da un tunnel lungo e scuro.
Al termine del tunnel c' era una luce molto brillante e così volai verso l'apertura. Una volta giunta al suo interno, mi mossi con quella che mi è sembrata essere una velocità straordinaria e, senza alcuno sforzo, finalmente raggiunsi la luce.
La mia mente era dominata da un unico pensiero chiaro:
<Oh, la luce, la pace, il sentimento straordinario di
Amore. Ancora una volta sono parte di esso.>
A quel punto, però, la voce di un'uomo estremamente forte e potente mi disse di ritornare, perché avevo un lavoro
da compiere. Cominciai a tornare indietro e non potevo far nulla per fermarmi.
Un attimo dopo mi ritrovai di nuovo sulla barella, immersa in un terribile dolore ed in un'indicibile tristezza.
Un'infermiera, una donna anziana e gentile, piangeva perché pensava che fossi morta.
Nelle ore successive, nemmeno l'obnubilamento causato dal dolore fisico che si esacerbava ad ogni respiro poteva farmi scordare la mia tristezza. Non tristezza per quello che avevo fatto, ma per ciò che non avevo raggiunto. Dal di fuori ero una bella donna intelligente e giovane, con tutte le promesse della primavera, ma dentro di me ero prigioniera in una gabbia dorata fatta di carne ed ossa.
Il senso di isolamento che sentiamo come esseri umani è un'esperienza solitaria. La nostra serenità ci viene data a piccoli bocconi. Come animali affamati, dobbiamo assaporare ciascun boccone con gratitudine, ben consci del fatto che oltre questa vita troveremo serenità illimitata ed amore. Pian piano sono stato costretta a comprendere che mi era stato assegnato un compito e che non avrei avuto il permesso di esimermi dalle mie responsabilità. La mia scelta era semplice: potevo vivere una vita contorta, piena di amarezza, o potevo accettare le mia responsabilità con generosità.
Potreste pensare che una tale decisione debba richiedere molti anni di tormento ed invece fu semplice come premere un interruttore e fu così che ho acceso una luce
nuova, la luce della mia responsabilità personale. Da quel giorno non ho più pensato di suicidarmi: questa esperienza ha completamente cambiato la mia vita.
Una volta capito che non potevo ritornare indietro, ho smesso di combattere contro il mondo ed ho cominciato a cercare di trasmettere quell'Amore che avevo ricevuto a tutti coloro che mi stanno intorno.
Nel mio lavoro con i malati terminali, uso la mia esperienza a beneficio di coloro che stanno per passare da una dimensione ad un'altra. Aver perso la paura della morte tanto tempo
fa mi rende cosciente, con ogni atomo del mio essere, che l'Amore non può mai abbandonarci. E' questa certezza che posso trasmettere ai moribondi ed a quelli che sono agitati e con l'anima in tumulto.
-Nadia McCaffrey-
Nadia nel
2004 ha perso il figlio Patrick in Irak e si é recentemente unita alla protesta pacifista di
Cindy Sheehan (Sito:http://www.gsfp.org/)
LA NDE DI G. FUNARI (08-10-05)
VISTO E RECENSITO DA TILDONA
G. Funari è
stato intervistato da Mentana a Matrix nella puntata in cui si parlava
di risvegli dal coma e di dipendenza dal gioco, perchè ha
sperimentato entrambe le situazioni. Appena è comparso sullo schermo,
Funari ha detto a Mentana di essere stato molto male nel sentire i
racconti sul coma, perchè gli hanno ricordato le sue esperienze, è
infatti stato in coma due volte.
Senza sollecitazione alcuna da parte dell'intervistatore, è partito
sparato a raccontare del suo primo coma, dovuto ad un attacco di
angina, ha detto: "il solito tunnel color crema" (solito???)
in cui ha detto di aver visto la madre, che indossava un cappello tipo
borsalino con fiori, stranamente perchè la madre non amava i fiori ma
solo il verde; orbene la madre, senza parlare, gli faceva cenno di
fermarsi; ha intravisto il padre, ma non è riuscito a parlargli; poi
un signore dai capelli rossi gli ha detto: "lei non ci può
ancora venire qui, perchè prima deve fare un'inchiesta sui ragazzi
che fanno il militare e muoiono in tempo di pace e le famiglie non
sanno il perchè".
Ripresosi dal coma, Funari si è ricordato del signore dai capelli
rossi, era un tale che abitava vicino ai suoi genitori, per cui è
andato a cercarlo, ha chiesto alla portinaia del palazzo se sapeva
dove trovarlo perchè gli voleva parlare, ma questa gli ha risposto
che non era possibile, quel signore era morto qualche tempo prima: gli
era morto il figlio mentre faceva il militare e lui era morto di
crepacuore..... Da brivido!
Funari ha anche detto che secondo suo suocero c'è una spiegazione
molto banale, probabilmente aveva sentito parlare di questa vicenda
senza farci molto caso e poi in coma l'ha ricordata e rielaborata.
Funari però non crede a questa spiegazione, ha detto che questa
esperienza l'ha riavvicinato molto a Dio.
Ha anche detto che al risveglio dal coma è stato molto ma molto male,
perchè lui non voleva assolutamente ritornare a vivere dentro un
corpo.
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Grazie mille ad Angela che ci ha segnalato
questa testimonianza.
A, L, S. Antonella (Tildona)
(MATRIX DEL 5/10 link diretto al video)
NDE CON SALTO TEMPORALE? (06-12-05)
Questa breve storia, riportata da Francesco in chat, é molto interessante e, soprattutto contiene un fatto sconvolgente: il protagonista é stato rispedito indietro 3 ore prima di "morire"! Perché? La nostra idea é che così facendo, le Guide hanno evitato che la sospetta condizione patologica (tachicardia parossistica) potesse ripetersi, ma non ne siamo certi, perciò ci riserviamo di chiedere un parere a Kevin Williams ed al Dr. Jeffrey Long della NDERF
Dopo una notte passata fuori con amici, il mio amico G. rincasò alle 4 . Prima di chiudere gli occhi guardò l'orologio, che segnava appunto le 4 a.m.
Mentre cercava di addormentarsi, cominciò a sentire nella testa come il rumore di un treno che pian piano si avvicinava, divenendo sempre più forte.
Nel frattempo il cuore aveva cominciato a battere così forte che sembrava volesse scoppiare da un momento all'altro. Ad un tratto l'amico G. si trovò in un tunnel grigio , di cui non riusciva a distinguere chiaramente le pareti , perchè viaggiava ad una velocità assurda. Vide la sua vita passargli sotto gli occhi in un attimo, e capì di stare morendo. D'improvviso si sentì sospeso in una atmosfera placida e rilassante ed un grande benessere lo assalì. Ma la paura della morte, lò riportò nel suo letto...il cuore batteva ancora in maniera fortemente accellerata, e lui dovette aspettare per riprendersi. Guardò l'orologio , segnava la una di notte, 1 a.m.
Controllò tutti gli orologi di casa: segnavano tutti la stessa ora!
Ricordava bene di essersi
addormentato alle 4, ed il giorno dopo anche il suo amico glielo confermò.
Ecco la risposta della Dr.ssa Jody Long della NDERF, ricevuta il 14 Dic. scorso:
Hi Claudio, Of course I remember you. I hope you and yours
are doing well! Kindest regards, Jody Long. |
Ciao, Claudio.
Certo che mi ricordo di te, spero che voi tutti stiate bene! Affettuosi saluti, Jody Long. |
(01-01-06) La D.ssa Jody ci ha
riferito di un altro caso straordinario: morto a seguito di
un'overdose, un drogato é ritornato in vita per scoprire che la
siringa era tornata sul tavolo, ancora carica del potente
cocktail di farmaci che si era certamente iniettato in
precedenza. |
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NDE ITALIANA
(INVIATA DA GIOVANNA)
25-01-06
Una mia
collega, dopo la tragedia, mi ha chiamata in disparte e mi ha
raccontato una NDE sua, di quando ha partorito e stava per
morire. Ha visto il suo corpo, ha sperimentato l'indifferenza
verso di esso, ha visto l'entrata (solo l'entrata) del famoso
tunnel con la luce in fondo, e due bambine che le dicevano:
"è andato tutto bene". Poi ha scoperto che queste due
bimbe erano le sorelle di sua nonna, una morta per malattia, e
una per caduta dalla culla. La cosa più sensazionale è che la
grande aveva come un velo sulla testa, e
le è stato poi detto che la mamma l'aveva sepolta col vestito
della Prima Comunione. La mia collega non sapeva nulla di
NDE, nè sa adesso, non ha mai letto un libro sull'argomento,
eppure, la sua descrizione...calza a pennello.
Ah, se fosse
vero, se potessimo essere certi che sia vero!
GIOVANNA
NDE DURANTE IL PARTO (08-03-06)
Continua
oggi, Festa della Donna, il nostro omaggio a tutte le Mamme della PdA
con questo racconto di NDE che ci dimostra come
solo una mamma può rinunciare persino al Paradiso, per amore
verso i propri figli.
-----------------------------
Esther Gordon ebbe complicazioni durante la nascita di suo figlio e fu, ufficialmente dichiarata
morta per 13 minuti.
I problemi cominciarono subito dopo che era stata ricoverata in un ospedale del Nord Dakota, il 22 luglio, 1985, dove ha sofferto un giorno ed una notte per
un lunghissimo travaglio.
"Il dolore era così terribile che ho perso conoscenza molte volte, e fu reso peggiore dal fatto che mio marito Scott era appena partito per New York per lavoro e nessuno dei miei familiari riusciva a contattarlo.
Quando è venuto il momento di partorire,mi ritrovai in stato di shock, avevo perso il contatto con la realtà ed infine svenni", racconta Esther che si ritrovò a galleggiare attraverso lo spazio nel più bel luogo che aveva mai visto.
Ricorda di essere andata alla deriva in un lungo tunnel scuro che le è sembrato estendersi davanti a lei per miglia e miglia, fin quando ne ha raggiunto la fine. "Là, al termine del tunnel, ho visto un bambino, anch'egli
galleggiava nello spazio, ed ho capito che si trattava di mio figlio non ancora nato. Cercai di raggiungerlo e fu allora che ho sentito dentro di me la sua voce che mi diceva:'
<Mommy, devi ritornare così che io possa nascere!
>"
Esther tentò di raggiungerlo per toccarlo, di stringerlo a sè e ricorda che gli disse che lei ed il suo papà volevano chiamarlo Holden, come il nonno paterno. Poi lo implorò:
"Per favore, Holden, viene a me. Vieni alla tua mamma."
Più tardi, quando le è stato chiesto del tunnel e dell'effetto che la vista del bambino aveva avuto su di lei, Esther ha risposto di aver creduto si trovassero in Paradiso e che fosse morta.
"Mi sono sentita assolutamente e completamente a mio agio in quello stato di esistenza e penso che probabilmente
gli astronauti si sentono così quando galleggiano nello spazio, ma ero anche molto triste per il fatto che pensavo che il mio bambino non sarebbe nato. Ho pensato anche che forse Holden ed io avremmo potuto stare ancora insieme nella vita ultraterrena, visto che non avremmo vissuto sulla Terra." Mentre Esther si trovava ancora nello spazio, il bambino parlò di nuovo al suo spirito:
"Mamma, ora vado via, devo nascere. Mi stanno tirando fuori dal tuo corpo sebbene tu sia qui con me. Per favore, per favore, ritorna e sii la mia mamma.
Ti amo. Ho bisogno di te. Non lasciare che io nasca senza di te!"
E allora fu come se il bambino si fosse mosso attraverso spazio, allontanandosi da lei a una velocità infinita. "Quando mi sono guardata intorno per vedere dove mio figlio era andato, mi è sembrato di vedere il suo piccolo corpo sfrecciare verso la
terra...... lontano, lontano sotto di me e poi vidi l'ospedale come se guardassi un film; ho visto il dottore ed un infermiere che lavoravano su di me nella sala operatoria."
Il suo dottore più tardi le disse che aveva cessato di respirare e che non riuscivano più a rilevare il battito cardiaco. Clinicamente parlando, Esther era morta, ma l'èquipe medica aveva lavorato duro per ribaltare quel crudele verdetto,
tentando disperatamente ogni procedura conosciuta per riportarla in vita. Avevano fatto nascere un bambino sano e sarebbe stata una tragedia perdere la madre, sicché continuarono a lottare per quasi 13 minuti per salvarle la vita. Ma tutto ciò che Esther ricorda era di galleggiare nell'eternità fin quando, non riuscì a compiere un grosso sforzo di volontà. "Non ho voluto morire. Ho voluto ritornare sulla Terra ed essere la madre di Holden. Ho voluto vederlo lattante, bambino, adolescente, un uomo adulto.
Sapevo di avere la forza per ritornare nel mio corpo, ma sapevo anche che dovevo desiderarlo intensamente. Quando finalmente fui in grado di uscire fuori dal tunnel scuro, mi trovai all'aperto, in un luogo con cieli blu e nubi bianche, e tutto intorno a me era bello oltre ogni descrizione ed infine
sotto la tenda a ossigeno con l'infermiera che mi annunciava che avevo dato alla luce un bambino bellissimo."
Madre e bambino sono rimasti per molti giorni in ospedale, così da permettere ad Esther di riprendersi dallo sforzo tremendo cui il suo fisico era stato sottoposto e durante quei giorni il suo medico le raccontò della sua morte clinica.
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