NDE
ED ANESTESIA COSCIENTE
(24-09-14)
E' stato appena pubblicato il più grande studio mai effettuato sui
risvegli durante l'anestesia. Le principali conclusioni smonterebbero
una
classica obiezione degli scettici a sfavore delle NDE.Il risveglio durante l'anestesia è raro - forse più raro di quanto si
pensasse. Studi precedenti evidenziavano circa 1 o 2 risvegli per ogni
1.000 operazioni, ma il nuovo
studio ha trovato un'incidenza di 1 solo
episodio ogni 19.000 operazioni. Circa la metà delle persone che hanno
riportato tale esperienza dicono che era angosciante, mentre l'altra
metà non ha provato alcunché ma, a quanto pare, nessuno la giudica come
un'esperienza positiva.
Il 41 per cento dei pazienti che si è svegliata sotto anestesia ha
accusato da moderati a gravi effetti psicologici a lungo termine. Questi
effetti spesso hanno assunto la forma di disturbo da stress
post-traumatico, che può persistere per anni.L'incapacità di muoversi è
la caratteristica più comune citata dai pazienti. Un paziente l'ha così
descritta:
"Improvvisamente, mi accorsi che
qualcosa era andato molto male potevo sentire quello che stava
succedendo intorno a me, e mi resi conto con orrore che mi ero svegliato
nel bel mezzo dell'operazione, ma non riusciva a muovere un muscolo. .
" Solo il 18% sente qualche
dolore.
Anche se è probabilmente inutile, non posso fare a meno di confrontare
queste storie con una tipica NDE.
Ricordate che alcuni scettici hanno sostenuto che le NDE - almeno quelle
che si svolgono durante un intervento chirurgico- sono episodi di
risveglio dall' anestesia. Tuttavia la tipica NDE non include nessuna di
queste caratteristiche. Una tipica NDE ...
*è un'esperienza
positiva, a volte descritta come euforica
*è caratterizzata dal senso di libertà di movimento, sia in sala
operatoria sia come
un "volo" verso (e
talvolta dentro)
una luce brillante
*non comporta alcun dolore, almeno fino a quando la persona ritorna nel
suo corpo
*non comporta stress post-traumatico (
PTSD=Posttraumatic
stress disorder),
ma invece
molto spesso porta ad un più profondo apprezzamento e godimento della
vita.
Ora, so bene che ci sono alcune NDE da incubo o infernali, ma neanche
queste sono caratterizzate da paralisi, dolore, o PTSD, inoltre sembrano
essere piuttosto rare. L'unica grande sovrapposizione che vedo tra l'
anestesia cosciente e le NDE è che, in entrambi i casi, il paziente
riferisce di sentire quello che i medici e gli infermieri stanno
dicendo, ma a differenza del Ritornato, il paziente consapevole durante
l' anestesia non riporta dettagli dell'ambiente circostante, (nè
tantomeno di ambienti adiacenti o addirittura fuori dall'ospedale) - e
certamente non vede nulla dall'alto. Eppure ci viene detto che i
Ritornati inconsciamente costruirebbero queste immagini visive per farle
corrispondere ai suoni che avrebbero sentito. Se così fosse, perché i
Ritornati avrebbero un'esperienza visiva, mentre i pazienti svegli
durante anestesia non lo fanno? Se il cervello è cablato per costruire
automaticamente le immagini suggerite dai suoni, non sarebbero entrambi
i gruppi ugualmente capaci di tradurre le loro impressioni uditive in
termini visivi?
Quando guardiamo le caratteristiche più comuni dell'anestesia cosciente
- paralisi (42%), udire rumori o voci (37%), sensazione di toccatine non
dolorose (21%), incapacità di respirare o una sensazione di soffocamento
(11%), "esperienze oniriche" (5%) - stiamo vedendo cose che, per la
maggior parte, i Ritornati non riportano. Ho letto centinaia di racconti
di NDE e non ho mai letto che il Ritornato abbia temuto di "soffocare" o
si sia sentito toccare dell' equipe medica. Nelle NDE è comune un
senso di separazione dal corpo fisico e la mancanza di interesse per ciò
che i rianimatori stanno facendo. Normalmente i Ritornati si sentono
liberati, non confinati; rinvigoriti, non soffocati; sicuri ed amati,
non provano panico nè si sentono minacciati.
Per quanto riguarda le "esperienze oniriche," il termine è troppo vago
per essere significativo, ma notate che i Ritornati di solito insistono
sul fatto che la loro esperienza non è stata fiabesca oppure "onirica",
ma più reale della vita ordinaria. Nel complesso, questo nuovo studio di
quattro anni, che coinvolge "tutti
gli ospedali del Regno Unito ed in Irlanda, nonché 300 rapporti
aneddotici," sembra gettare
ulteriori dubbi sulla pretesa già dubbia che le NDE possono essere
spiegate come episodi di anestesia cosciente.
(Traduzione
WM -
Dal Blog di Michael
Prescott)
il dio Scienza ed i suoi comandamenti
(20-09-14)
Intervista al biologo di fama mondiale Rupert
Sheldrake
(GRAZIE A SIXOK CHE CE LO HA
SEGNALATO SUL FORUM)
A cura di Elsa
Masetti, tratto
dall'ultimo numero di “Scienza & Conoscenza” n. 47,
www.scienzaeconoscenza.it/riviste/rivista-47.php
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Il
credo materialista, professato da scienziati che hanno assunto
l’autorità di un nuovo sacerdozio, ha trasformato la scienza da un
metodo d’indagine aperto e flessibile a un massiccio sistema di
convinzioni. Rupert Sheldrake, uno degli scienziati più innovativi a
livello mondiale, ci spiega – dopo averli elencati e indagati nel suo
ultimo libro – perché i dogmi della scienza sono limitanti, un
potenziale pericolo per il futuro dell’umanità. Sheldrake ci invita a
porci con coraggio nuove domande, offrendoci al contempo possibilità di
scoperta inimmaginabili e una nuova visione del reale e di ciò che è
possibile.
E
primo fu il Verbo… quello della Scienza. E in seguito Esso creò i
sui comandamenti: dieci. Ovvio.
Essi
sono scolpiti nella materia meccanica, da corpi inerti e menti limitate
alla massa cerebrale. Imponenti nella loro autorevolezza sono tali da
influenzare alla base la visione dell’universo, della vita sulla terra,
della mente, della coscienza, della medicina… Megafonati dai media,
infiltrati in Wikipedia, pubblicati in ogni bibbia scientifica
scolastica, rappresentano a tutt’oggi il sapere della scienza e, a
seguire, della visione-cultura materialista al nocciolo dormiente della
nostra civiltà. Nessuno nega che abbiano fornito ingenti miracoli al
progresso tecnologico e tuttavia è altrettanto evidente che stanno
franando. Della scienza hanno perduto il passo facendosi fissi, occhi
vitrei di chi, negando la coscienza, rischia di negare la vita e il suo
movimento. La scienza, ci mostra Rupert Sheldrake – uno degli scienziati
più innovativi a livello mondiale – è diventata più dogmatica che
scientifica. Il suo libro, intitolato nella versione italiana Le
illusioni della scienza (Urra Editore), dovrebbe circolare in tutte
le scuole superiori e le università, per stimolare di nuovo l’indagine,
la ricerca in aree inesplorate, lo spirito vitale del metodo
scientifico. La Scienza crede che il più sia stato scoperto, spiegato e,
da tempo, si è seduta sulle parole di un suo esimio rappresentante, di
cui non ricordo il nome, che ne dichiarano il capolinea. Infatti, a un
capolinea siamo arrivati, quello della scienza meccanicistica stessa,
della moribonda ideologia materialista, dell’autorità di una medicina
solo chimico-chirurgica. Può sembrare una disamina eccessiva, eppure –
ci credereste? – il video dell’intervento di Rupert Sheldrake a TED è
stato censurato e rimosso, sotto una pioggia di articolate critiche.
Vedi
su youtube:
The Science Delusion BANNED TED TALK, sottotitoli in
italiano
Come dicevamo, dogma ci cova!
Sembra essere un condizionamento quasi universale: “Se la
scienza dice che è vero deve essere così”.
Da dove deriva questa fede nella scienza?
La scienza possiede un’autorità enorme perché
i suoi risultati tecnologici sono impressionanti. I computers, internet,
i telefoni cellulari, i jet, impressionano tutti, e a ragione.
Sono nuovi nella storia dell’umanità e la scienza li ha resi possibili.
Allo stesso modo, tutti sono giustamente impressionati dai trionfi della
medicina moderna, come gli antibiotici e la chirurgia mininvasiva.
Questo rende la scienza estremamente importante nel mondo contemporaneo.
E da quando la scienza moderna è iniziata – nel XVII secolo – si è
sempre basata sullo slogan di Francesco Bacone, il principale profeta
della scienza: “la conoscenza è potere”.
Nel XIX secolo essa è diventata il principale interesse dei movimenti
sociali che volevano stabilire una nuova agenda politica, come il
comunismo, che si dichiarò scientifico. Questi movimenti sociali
impostarono la scienza come fonte di autorità che rivaleggiasse con la
religione. Erano spesso antireligiosi e vedevano gli scienziati come una
nuova forma di sacerdozio. Ed è andata avanti così. Con ogni nuovo
trionfo della scienza e della tecnologia il prestigio è aumentato,
almeno fino ai tempi recenti. Tuttavia ora la scienza è diventata per
molte persone un sistema di credenze dogmatico e c’è una crescente messa
in discussione dei suoi presupposti. E, giacché, gli effetti nocivi,
suoi e della tecnologia globalizzate, diventano più evidenti, attraverso
il fenomeno del cambiamento climatico, ancor più diventa importante
porsi domande su ciò che accade.
La realtà è materiale? Se non lo è, le dispiacerebbe
spiegare a nostri lettori la sua conoscenza diretta di ciò?
Naturalmente parte della realtà è materiale,
fatta di materia. Nessuno sarebbe in disaccordo su questo. La filosofia
del materialismo, però, afferma che tutto è, in ultima analisi,
materiale, anche la coscienza. Le nostre menti non sono altro che il
prodotto del cervello. L'attività mentale è attività cerebrale e niente
più.
Non è questo il presupposto con cui la scienza moderna ha avuto inizio.
Nel XVII secolo si basava su una netta dualità tra mente e materia.
Cartesio pensava che tutta la materia fosse incosciente e meccanica, i
corpi umani erano inconsci e meccanici a parte l’interazione con la
mente conscia in una piccola regione del cervello. Le uniche menti
coscienti nell'universo erano quelle degli esseri umani, degli angeli e
di Dio. Questo estremo dualismo permetteva alla scienza meccanicistica
di coesistere con la religione, e concedeva agli scienziati di rimanere
religiosi pur trattando la natura come meccanica. C'è stato, però, un
cambiamento nel XIX secolo, quando coloro che si opponevano al dualismo
cartesiano hanno provato a sostituirlo con un monismo di un tipo o
dell’altro. Gli idealisti hanno cercato di sostenere che tutto era
mente, e i materialisti che tutto era materia. I materialisti hanno
trionfato e nel tardo XIX secolo il materialismo diventa la visione del
mondo di default – predefinita – delle scienze.
Ci sono però due problemi fondamentali con quest’atteggiamento.
Il primo è che la fisica stessa ha trasceso il materialismo perché la
materia non è più il suo ultimo principio esplicativo. La materia stessa
è spiegata in termini di campi e di energia. Un elettrone è una
vibrazione all'interno di un campo di elettroni, un atomo è un modello
vibratorio di attività all'interno dei campi quantistici di nuclei ed
elettroni. La materia è diventata un processo piuttosto che una cosa.
In secondo luogo il materialismo non fornisce alcuna spiegazione per la
coscienza e, in effetti, da un rigoroso punto di vista materialistico,
la coscienza non dovrebbe esistere. Tuttavia esiste, almeno negli esseri
umani. Nel campo degli studi sulla coscienza, vi è ora un vivace
dibattito sulla filosofia materialista, e un numero crescente di ex
materialisti stanno adottando una diversa filosofia della natura, il
panpsichismo, secondo il quale vi è un qualche aspetto della mente a
tutti i livelli della natura nei sistemi di auto organizzazione, anche
negli elettroni e negli atomi.
Nella sua esperienza scientifica esiste la coscienza? Se
sì, come lo sa?
La scienza stessa è basata sulla coscienza.
Nella teoria quantistica è generalmente riconosciuto che tutte le
osservazioni richiedono degli osservatori e quindi le menti dei fisici.
Ma questo è vero per qualsiasi tipo di osservazione. Osservare richiede
degli osservatori e quindi delle menti. La Scienza nasce dall’esperienza
umana e questa non può essere spiegata semplicemente in termini di
scienza materialista. Questo è un punto logico semplice ed evidente. La
scienza presuppone la coscienza e quindi non è in grado di spiegare ciò
che essa stessa presuppone.
Potrebbe sembrare, dalle sue parole, che mente e
coscienza siano la stessa cosa, è così?
Non penso che la mente sia uguale alla
coscienza, perché, naturalmente, molta della nostra mente è inconscia.
Credo che gli aspetti abituali della mente siano ampiamente inconsci,
come le abitudini in generale. La nostra coscienza riguarda in gran
parte azioni potenziali, il futuro e le scelte tra più possibilità.
Qual è secondo lei il taboo della scienza più duro a
morire?
Come mostro nel mio libro, Le illusioni
della scienza, ci sono dieci dogmi fondamentali e ognuno di essi è
protetto da tabù. Mettere in discussione uno di questi dogmi provoca in
automatico attacchi dai difensori dell’ortodossia. Molti, del resto, non
sono consapevoli della maggior parte di tali tabù. Per esempio l’idea
che la memoria sia immagazzinata nel cervello è data per scontata da
molti tra i non scienziati così come tra gli scienziati stessi, solo
perché non possono pensare dove altrimenti potrebbe trovarsi. Il tabù di
cui molti sono coscienti, e anche il più fortemente combattuto, è quello
contro i fenomeni psichici. I materialisti credono che la mente sia
nient’altro che il cervello e perciò si trovi dentro la testa. Per
questa ragione i fenomeni come la telepatia dovrebbero essere
inesistenti, perché la mente non può avere effetti a distanza. Le
organizzazioni dei cosiddetti scettici cercano di difendere un
materialismo ortodosso negando l’evidenza di qualsiasi fenomeno psichico
e respingendone le prove scientifiche come imperfette o fraudolente. Ho
avuto molte discussioni con i cosiddetti scettici e la cosa che è
diventata più chiara è che la maggior parte non sa nulla di ricerca sui
fenomeni psichici. Essi credono di sapere in anticipo che questi
fenomeni sono impossibili, quindi non c'è bisogno alcuno di cercarne le
prove. Questo è un perfetto esempio di pregiudizio, che, a mio parere, è
anti-scientifico, non scientifico: inibisce l’indagine e l’esplorazione
chiudendo la scienza dentro limiti dogmatici ristretti.
Se il potere non è nella conoscenza – come ha affermato
Bacone – dove, a suo avviso, dovrebbe risiedere?
Non c’è dubbio che il potere sia confermato da
un certo tipo di conoscenza. La conoscenza dalla quale dipendono le
tecnologie conferisce un potere enorme sugli umani. Ci sono, però,
ovviamente molti atri generi di potere. I leader carismatici non
derivano il loro potere dal fatto di conoscere più di altri, ma da una
qualità che convince e attrae. Il potere di grandi leader spirituali può
dipendere da una certa conoscenza, ma è evidente che sia possibile
essere un santo senza essere un filosofo o un teologo.
Possono degli scienziati che vivono nel quotidiano
credendo di essere il loro corpo (materia) – come quasi ognuno di noi
crede – lasciare davvero andare una visione meccanicistica della
scienza?
Così il punto sembra sia a monte della scienza ovvero in un’identità
fuorviante…
Molti scienziati sono materialisti e quindi
negano il libero arbitrio. Credono anche che la loro mente sia
confinata al cervello. In pratica, però, questo non è il loro modo di
vivere. Il sistema di convinzioni dei materialisti dovrebbe significare
che la loro stessa credenza nel materialismo è solo una conseguenza
dell’attività fisica del cervello. A loro piace credere, però, di aver
scelto la loro fede sulla base della scienza, della ragione e
della prova. Essi non si limitano a crederci perché il cervello impone
loro di farlo. Questa è di per sé una contraddizione. Così i
materialisti fanno un'eccezione per loro stessi e per quelli che
conoscono bene. Questa filosofia è, di fatto, estremamente fuorviante,
perché non riceve vero credito da coloro che affermano di crederci. E se
in modo consistente continuano a crederci, le loro stesse convinzioni
sono solo causalmente determinate dal cervello e potrebbero non avere
nulla a che fare con la verità, ma semplicemente con il condizionamento.
La risonanza morfica che cosa ha da insegnare a un
paradigma scientifico obsoleto? E al regno della spiritualità?
La risonanza morfica è un principio generale
di memoria in natura. È rilevante per molti dei dogmi della scienza. Il
dogma che le leggi della natura siano fisse e siano le stesse dal Big
Bang è una sbornia derivante dal vecchio presupposto che la natura sia
governata da una specie di ordine matematico platonico, un assunto che
fu più teologico che filosofico. Alla luce della risonanza morfica,
però, nel nostro universo evolutivo le leggi non hanno bisogno di essere
fisse dagli albori, ma si evolvono. E, in effetti, è meglio pensare a
esse come abitudini più che come leggi, così tutta la natura può avere
una sorta di memoria.
La risonanza morfica getta anche nuova luce sul presupposto standard
nella biologia che l'ereditarietà è interamente materiale e portata dai
geni, da modificazioni epigenetiche dei geni e dall'eredità
citoplasmatica. Essa suggerisce che molto di quello che abbiamo
ereditato è attraverso di essa non attraverso i geni. Come discusso nel
mio libro, c'è, oggi, una crisi al cuore della biologia a causa del
cosiddetto problema dell’ereditabilità mancante, in cui i geni si
prestano a spiegare molto meno di ereditarietà di ciò che si è abituati
ad assumere. Penso che sia perché gran parte del patrimonio della forma
e del comportamento dipenda dalla risonanza morfica. Sappiamo cosa i
geni fanno: essi codificano la struttura primaria delle proteine. Non
codificano per le forme dei volti o gli istinti degli animali. Così i
geni spiegano una parte dell’ereditarietà, ma solo una relativamente
piccola.
La risonanza morfica getta anche una nuova luce sulla natura della
memoria. Il dogma che i ricordi siano immagazzinati all'interno del
cervello è generalmente dato per scontato, ma le prove a suo favore sono
sorprendentemente scarse. Penso che il cervello sia più simile a un
ricevitore TV che a un videoregistratore, ed è un sistema di accordatura
che consente alle memorie di essere recuperate dalla risonanza morfica.
Ricordiamo le nostre stesse memorie perché assomigliamo più a noi stessi
nel passato più che ad altre persone, ma la memoria individuale e quella
collettiva, da questo punto di vista, sono diverse solo in scala, e sono
aspetti differenti dello stesso fenomeno. Anche nel regno spirituale ci
sono campi, o abitudini, o modelli nei rituali e nelle pratiche
tradizionali. Penso che questi sintonizzino i praticanti odierni con
quelli che hanno praticato gli stessi rituali o pratiche spirituali in
passato, portando a collegamenti attraverso il tempo entro le tradizioni
spirituali.
In medicina, la scienza spesso mostra il suo punto di
vista cieco e a breve termine. Recentemente mi sono trovata a leggere un
libro di Michel Odent – un ostetrico francese che ha dedicato la sua
pratica e la ricerca alla nascita. Egli è arrivato al punto – attraverso
studi e indagini campione – che la capacità di amare, noi stessi e gli
altri, si giochi nella prima ora, e include il rilascio naturale del
feto dal grembo materno. La scienza medica, forte della tecnologia, sta
scoprendo la facilità e la convenienza del parto cesareo programmato. Le
statistiche sono positive: meno dolore e soprattutto meno rischio per la
madre e il bambino. Non sembra che si tratti solo della scienza
obsoleta, piuttosto dell’abitudine umana a preferire la comodità
all’amore. Le va di commentare?
La medicina meccanicistica parte da un punto
di vista molto limitato, poiché si basa sulla teoria che il corpo non è
altro che una macchina e che la medicina dovrebbe funzionare fisicamente
o chimicamente, mediante la chirurgia o i farmaci. Tutti sanno che molto
di più vi è coinvolto. Anche la medicina convenzionale ha rilevato il
potere dell'effetto placebo, che dipende da credenze, speranze e
aspettative, nessuna delle quali è materiale. Non ho studiato le
ricerche di Michel Odent, mi sembra tuttavia una questione empirica, non
ideologica. Se uno studio su persone nate da parti cesarei programmati
mostra che, in media, questi presentano diversità da quelli nati da
parto naturale, allora ciò potrebbe dirci qualcosa circa gli effetti a
lungo termine del processo di nascita. Se si scopre che i parti cesarei
portano a problemi, più tardi nella vita, allora questa sarebbe una
buona evidenza scientifica per non farli, solo perché compatibili con la
comodità dei medici o i desideri di convenienza delle madri.
Naturalmente in alcuni casi i parti cesarei sono necessari ed è
importante non peggiorare la situazione raccontando a chi è nato da
cesareo che è in qualche modo danneggiato per la vita.
Penso che il modo migliore di procedere nella ricerca medica è
attraverso l’indagine comparativa dell'efficacia, scoprire ciò che
funziona indipendentemente dalla teoria o dall’ideologia. Quando le
persone sono malate e chiedono di essere curate, vogliono sapere che
cosa funziona, e non importa molto la teoria che ci sta dietro. Non c'è
dubbio che la medicina meccanicistica è un grande successo in alcune
aree, ovviamente ne ha di meno in campi che riguardano i pensieri, le
idee, le credenze, le abitudini, i problemi spirituali o i modelli
familiari ereditati. Altre sono, in questi campi, le forme di terapia,
magari molto più efficaci, anche per aiutare le persone a condurre una
vita sana, in modo da ammalarsi di meno e avere meno problemi di salute.
Si tratta, in altre parole, di quelle pratiche che promuovono la salute
piuttosto che limitarsi a curare la malattia.
Sì, la ricerca di Odent (La nascita al tempo della plastica, Aam
Terranuova) è empirica, riporta già studi campione su effetti a medio,
lungo termine ed esorta a molte più ricerche sul lungo raggio. La natura
non depriva nessuno del suo supporto, quindi i bambini nati da cesareo
possiedono sicuramente risorse che gli altri non hanno… anche queste
andrebbero studiate.
Il campo morfogenetico e la risonanza morfica
Il campo morfogenetico o morfico (dal greco
morphe, forma, e genesis, messa in essere, che genera), è, nell’ipotesi
di Rupert Shaldrake, un vero e proprio campo di memorie. Questo
significa che, in ogni sistema, esso esercita la sua influenza sui
sistemi successivi, mediante un processo chiamato risonanza morfica, una
sorta di telecinesi-trasmissione di memorie. Per fare un esempio, tale
campo informato spiega il motivo per cui una cellula di una pianta si
differenzia in quella di una foglia piuttosto che in una di radice. Essa
si sintonizza, per così dire, attraverso la risonanza morfica, con i
campi morfogenetici di tutte le foglie precedenti della stessa specie.
Questo processo si determina per tutti i sistemi riscontrabili in
natura, compresi i campi che sottendono le relazioni umane. Si tratta di
un fenomeno empirico, di cui è riscontrabile l’effetto. Inoltre, tale
campo di memoria non è memorizzato nel cervello, ma è un campo
d’informazioni al quale si può accedere mediante il cervello.
Chi è Rupert Sheldrake
Rupert Sheldrake è un biologo, autore
d’innumerevoli pubblicazioni scientifiche e di ben dieci libri. Ha anche
credenziali impeccabili come biochimico, a Cambridge e a Harvard.
Ricercatore molto innovativo e amante di un approccio scientifico
autentico – che continua a indagare liberamente – vanta scoperte, studi
e ricerche di ineccepibile rigore, nonostante gli ortodossi vogliano
tacciarlo come eretico per la sua teoria sulla risonanza morfica e la
ricerca sulle capacità psichiche naturali.
www.sheldrake.org
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