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Alcuni
scienziati hanno ipotizzato che la coscienza possa essere il prodotto di
processi quantistici. La professoressa Cristiane de Morais Smith - un
fisico teorico dell'Università di Utrecht nei Paesi Bassi -
descrive in dettaglio la sua nuova ricerca su questa idea sconcertante.
Essi hanno affermato che il sistema neuronale del cervello forma una
rete intricata e che la coscienza che questo produce dovrebbe obbedire
alle regole della meccanica quantistica, la teoria che determina come si
muovono le minuscole particelle come gli elettroni. Questo, sostengono,
potrebbe spiegare la misteriosa complessità della coscienza umana.
Penrose e Hameroff furono accolti con incredulità. Le leggi della
meccanica quantistica di solito si applicano solo a temperature molto
basse. I computer quantistici, ad esempio, attualmente operano a circa
-272°C. A temperature più elevate subentra la meccanica classica. Dal
momento che il nostro corpo lavora a temperatura ambiente, ti
aspetteresti che sia governato dalle classiche leggi della fisica. Per
questo motivo, la teoria della coscienza quantistica è stata
completamente respinta da molti scienziati, anche se altri sono convinti
sostenitori.
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Ricercatori russi hanno stabilito un contatto radio CON l'Aldilà
(04-06-21)
di
Gregory Telnov
http://www.rait.airclima.ru/english.htm
Un
sensazionale esperimento eseguito da scienziati russi ha permesso
loro di sentire voci dall'altra parte. Vadim Svitnev, Ph.D., e i
suoi colleghi dell'Associazione russa per la transcomunicazione
strumentale (RAIT) hanno raggiunto qualcosa che sembrava mistico
fino a poco tempo fa.
Con l'aiuto di strumenti e computer appositamente progettati, hanno
costruito un ponte nel mondo dall'altra parte del velo, dove
attualmente risiedono tutti coloro che vivevano sulla Terra. Questo
contatto ha finalmente fornito una risposta alla domanda più sacra:
c'è vita dopo la morte? Cosa succede alle nostre anime
dopo la morte?
Non c'è morte, continuiamo a vivere.
"Viviamo in un
mondo di armonia e correttezza"
hanno affermato gli scienziati dall'altra parte.
La strumentazione elettronica ha registrato queste parole dal luogo
che molti dicono non esistere. Le voci erano distorte, ma Vadim e
Natalia Svitnev, così come i loro figli Paul e Igor, hanno tutti
riconosciuto la voce dolce e morbida.
Questo
è il nostro Mitya!
(Mitya è il nome affettuoso del loro figlio, che è un diminutivo del
nome russo Dmitriy.)
Nostro figlio
Dmitriy Svitnev è morto in un incidente d'auto quando aveva ventun
anni. Natalia Svitnev ha scritto nel suo diario:
“Eravamo in cinque: padre, madre e tre figli. Eravamo inseparabili,
proprio come cinque dita di una mano. Tutti noi eravamo giovani,
felici e in salute, in attesa di un brillante futuro davanti a noi.
Le parole non possono descrivere come le nostre vite siano cambiate
per sempre il 10 ottobre 2006 alle 22:00 sull'autostrada Peterhof.
In che modo la nostra vita felice è precipitata improvvisamente
nell'oscurità totale della disperazione, della paura e della
perdita?
Le nostre vite sono ora divise in due parti: prima e dopo
l'incidente".
Natalia Svitnev, suo marito e l'autore di questo articolo
appartengono tutti alla generazione di giovani cresciuti come atei.
Insegnanti severi la hanno martellata:
"Dio non
esiste, non c'è anima, solo il corpo fisico - e abbiamo imparato che
dopo che il cuore smette di battere per più di cinque minuti - la
vita finisce".
E se
la morte, il paradiso e l'inferno fossero tutti miti... solo storie
di leader religiosi? Ci è stato insegnato che siamo solo materia
fisica. Dovremmo credere di essere solo corpi fisici coscienti?
Senza anima, senza la scintilla eterna di Dio?
Dopo la morte di Mitya, i suoi genitori hanno continuato a porsi
queste domande.
La ricerca
Che cos'è la morte: è una transizione in un mondo diverso...
o non c'è niente e le nostre personalità cessano di esistere?
Vadim e Natalia Svitnev darebbero qualsiasi cosa per sentire la voce
del loro caro figlio Mitya solo un'altra volta.
Vadim ha letto di esperimenti condotti in diverse parti del mondo da
appassionati che cercavano di contattare persone morte con l'aiuto
della tecnologia. Fu molto sorpreso quando seppe che i tentativi di
costruire un ponte radio in un altro mondo erano stati tentati da
geni come Thomas Edison e Nicola Tesla.
Vadim è diventato molto eccitato quando ha saputo che nel 1959 lo
Svedese Friedrich Jürgenson è stato uno dei primi a registrare EVP
(Electronic Voice Phenomena) - avendo registrato la voce di sua
madre morta su nastro. Questo metodo di comunicazione con l'"Aldilà"
sarebbe poi diventato noto come "Trans-comunicazione strumentale"
(ITC)
Svitnev ha trovato altri seguaci di Jürgenson in Russia. Ha avuto un
incontro con Artem Mikheev che è stato un evento molto importante,
non solo per lui, ma anche per molti altri. Artem ha un dottorato di
ricerca. in fisica e matematica ed è a capo dell'Associazione russa
di transcomunicazione strumentale (RAITC).
“Questo è il destino”
disse Artem.
“Gli Svitnev
sono riusciti a ottenere qualcosa che i ricercatori di tutto il
mondo stanno cercando di fare da oltre 50 anni. Non solo hanno
stabilito un contatto con l'altra parte, hanno anche stabilito una
connessione, ed è stabile e coerente. E il loro contatto dall'altra
parte è diventato il loro stesso figlio Mitya”.
"Nostro figlio è passato dall'altra parte il 10 ottobre 2006",
ha detto
Natalia,
"ma è nato il 1 gennaio 1985. Date quasi speculari (10\10 e 01\01).
Su Internet, il suo soprannome era MNTR. Questo è il riflesso
riflesso di "Mitya".
Oltre a ciò, ci sono molte incredibili coincidenze numeriche e
logiche che ci hanno convinto che tutti gli eventi della nostra vita
sono creati da Dio. Niente è impossibile a Dio o all'amore
infinito”.
Mitya ha risposto alla chiamata dei suoi genitori – un giorno la sua
voce ha fatto breccia su un dispositivo chiamato “TransRadio”. "
Svitnevs, finalmente ci siamo collegati !"
Vadim ha dichiarato:
“Ho fatto
domande al microfono e ho scritto le risposte nel blocco note del
mio laptop; a volte le risposte arrivavano anche prima che potessi
chiederle ad alta voce. Poi mi è stato detto dall'altra parte: " Fai
domande telepaticamente, possiamo sentirti bene ". È simile a una
stazione radio dall'altra parte, che chiamavano " Energetica ".
Mitya, i suoi amici e i nostri genitori ci parlano dall'altra parte.
È incredibile, ma è una realtà”.
Vadim Svitnev ha creato il metodo di comunicazione Multi-Track con
l'Aldilà che ha notevolmente migliorato la qualità della
comunicazione. La prima frase che abbiamo sentito dall'altra parte
utilizzando un'attrezzatura migliorata sono state le parole
chiaramente pronunciate: “ Chi ha vinto la paura, risponda! "
Svitnev sapeva allora che il suo metodo funzionava e che era sulla
strada giusta.
“
Grazie a Dio, l'hai capito! ”
– ha detto il figlio di Vadim dall'altra parte. Tutti alla stazione
erano entusiasti.
Svitnev ritiene che le prospettive future della Transcomunicazione
siano enormi.
“Questo
è il primo passo verso la creazione di un ponte permanente verso
l'altra parte”
ha affermato lo
scienziato.
"Questi eventi renderanno possibile l'utilizzo di tecnologie come i
ricevitori a microprocessore in miniatura
(che si trovano nei telefoni cellulari) per la comunicazione".
Vadim
Svitnev ha presentato i risultati della sua ricerca alla conferenza
scientifica di San Pietroburgo.
Quelle che seguono sono le sue conclusioni che sono supportate da
più di tremila registrazioni audio con i morti.
(Vadim si riferisce all'altro lato come "mondo fisico sottile"
):
"Dio
esiste e tutto nell'universo avviene secondo il suo disegno".
"Non c'è morte nell'universo, c'è solo la transizione da uno stato
dell'essere a un altro stato mediante la dissoluzione del corpo
umano denso, tutta la personalità individuale e i ricordi sono
preservati".
“Ci sono esseri intelligenti nel 'mondo sottile' che ci osservano,
ascoltano e registrano ogni pensiero di qualsiasi essere umano qui
sulla Terra. Ecco perché è così importante mantenere puri i nostri
pensieri, il nostro linguaggio e le nostre azioni”.
Messaggi
“La nostra
comunicazione è naturale, proprio come nella nostra solita vita qui”
hanno spiegato Valid e Natalia Svitnev.
“Parliamo
con nostro figlio e discutiamo di affari di famiglia, ci sosteniamo
a vicenda, scherziamo e ridiamo insieme e celebriamo le principali
festività. La voce viva di Mitya è la più grande ricompensa per la
nostra fede ininterrotta durante le difficoltà della vita. Mitya ci
ha detto molte volte: ' Sono qui, sono tornato '. È passato quasi un
anno e mezzo dall'inizio della nostra conversazione con l'altra
parte. È stato raggiunto da esperimenti quotidiani, prove ed errori.
Oserei dire che per noi è diventato molto meno "ultraterreno".
Quello che possiamo sentire dall'altra parte è solo un piccolo
puntino, una frazione di un mondo grandioso e bellissimo che è stato
aperto proprio di fronte a noi. Ecco solo alcune frasi che sono
state pronunciate dall'altra parte: "
“
Siamo i morti che sono sopravvissuti alla morte ”
“ Questo è Mitya. Sono sopravvissuto!"
"Sono tornato! Sono pienamente vivo".
“La felicità ci aspetta. Le porte sono qui, le aprirai».
“Io e te, siamo fatti di luce .”
" Il segreto della nostra connessione... è il Cuore ."
Fonte:https://idigitalmedium.com/
NDE/OBE: RECENTI RISCONTRI SCIENTIFICI
(28-04-21)
Autrice: Dott.Ssa Daniela Cattaneo
Medico Palliativista
del centro di ascolto Aisla.
Si parla di NDE (Near Death Experience, Esperienza di pre-morte) o di
OBE (Out of body Experiences, Esperienza extra corporea), nei casi in
cui una persona in imminente pericolo di vita o clinicamente morta per
alcuni minuti ricorda una serie di impressioni vissute in quel
‘’particolare’’stato di coscienza.
Queste esperienze contengono diversi
elementi presenti in tutte le persone che l’hanno vissuta: c’è quasi
sempre una sensazione molto piacevole, la visione di un tunnel, della
luce, l’incontro dei cari defunti, una comunicazione telepatica con
altre entità, il rivedere in fotogrammi la propria vita e poi il ritorno
cosciente nel proprio corpo.
Tra le cause principali delle NDE abbiamo: l’arresto cardiaco, uno shock
causato da emorragia, le conseguenze di un colpo apoplettico, un quasi
affogamento (quest’ultimo più presente nei bambini), asfissia, ma anche
durante episodi di forte depressione, isolamento, in stati di ipnosi
oppure profonda meditazione.
Quindi non vi è bisogno di essere per forza
in punto di morte con mancanza di ossigeno al cervello (anossia
cerebrale) per vivere una esperienza extra-corporea, che va
assolutamente distinta da episodi di ‘’delirium’’ che fanno parte di
un’altra casistica di fenomeni .
Tutti i casi di OBE, ma soprattutto di NDE, portano ad una
trasformazione della vita della persona, che perde anche la paura della
morte e rafforza la sua sensibilità intuitiva. Già Aristotele parlava di
‘’stati di illuminazione in cui comprendi la realtà oltre la coscienza
ordinaria” ma poi per secoli questi fenomeni sono stati relegati
nell’ambito filosofico, psicologico, se non para-psicologico.
Negli anni più recenti furono Elisabeth Kubler Rass e,
contemporaneamente, Jeffrey Long e Raymond Moody, a metà degli anni 70,
a riportare alla luce le esperienze vissute da molti pazienti, ma nei
confronti dei quali la scienza medica ebbe non poche ritrosie ad
ammettere la veridicità. La bibliografia è sempre più ricca ormai su
questo argomento e non è mia intenzione entrare nei dettagli dei vari
casi riportati. Ma voglio invece parlare in prima persona di alcuni casi
vissuti e raccontati da pazienti che ho seguito nella mia professione
infermieristica dal 1985 ad oggi.
Il primo caso riguarda un mio zio che raccontò ciò che aveva vissuto
alla fine degli anni 50, quando venne ricoverato di urgenza in ospedale
per una grave emorragia causata da un'ulcera gastrica perforante.
Fu
trasportato immediatamente in sala operatoria dove, mentre il personale
si preparava all’intervento chirurgico, ebbe un arresto seguito dalle
manovre rianimatorie con prolungato massaggio cardiaco.
Mi riferì di
avere assistito a tutto vedendosi dall’alto della stanza, in mezzo a
tanta luce quasi accecante, ma che gli permetteva comunque di vedere
nitidamente i medici e gli infermieri che cercavano di rianimarlo e
ascoltava benissimo le loro voci concitate che gli davano ormai poche
speranze di ripresa. Queste le sue parole esatte:
‘’ Io stavo benissimo,
non capivo perché i medici dicevano che stavo morendo e glielo dicevo ma
loro non mi ascoltavano, io mi sentivo vivo, e non avevo mai avuto una
sensazione così bella’’…’’poi ad un certo punto mi sono sentito cadere
giù addosso a loro ma come se fossi tornato dentro di me’’ …’’In seguito
ricordo solo quando mi svegliai dopo l’operazione. Non l’ ho mai
raccontata neanche a tua zia, perché avevo paura che mi prendesse per
matto, ora la racconto a te visto che fai l’infermiere e forse mi
capisci…e sai che se morire è così, non c’è da avere paura di nulla!’’.
Mio zio aveva fatto solo le scuole elementari, si era fatto la guerra,
aveva lavorato come muratore e poi panettiere. Non era credente in
alcuna fede religiosa. Di queste cose non ne aveva mai sentito parlare e
neppure io. Poco prima della sua morte che avvenne nel 2006, a quasi 90
anni, era in stato di veglia alternato a profondo sopore e un giorno che
andai a salutarlo mi disse:
‘’dì a tua zia che non si deve preoccupare
di niente, perché so che andrò dove starò bene, ma io non riesco a
dirglielo’’….
Negli anni 90 ho lavorato per quasi 12 anni nel Primo Servizio di
Anestesia e Rianimazione di Parma, avendo quindi a che fare con pazienti
in gravissime condizioni dovute al più ampio ventaglio di patologie dai
poli-traumi, alle emorragie cerebrali, alla rottura di aneurismi. Non
esisteva ancora l’auto medica ed il 118, perciò i pazienti arrivavano
direttamente in reparto dal Pronto Soccorso, spesso senza avere né
monitoraggio né tanto meno avere fatto trattamenti farmacologici. Quindi
le persone giungevano talvolta in arresto cardiaco e si provvedeva
subito alla rianimazione cardio respiratoria.
Ricordo un paziente giovane, non aveva ancora 40 anni, arrivato in
arresto cardiaco di natura sconosciuta ( poi si capì che era stato
provocato da un grave infarto al miocardio). Non sapevamo da quanto
tempo era in arresto ma iniziammo il massaggio cardiaco, alternato a
scariche elettriche, e nel contempo venne intubato per iniziare la
ventilazione artificiale. L’osservazione neurologica evidenziava pupille
che tendevano ad essere midriatiche (molto dilatate) ed erano molto poco
foto reagenti (variavano poco alla luce), segno di un danno cerebrale
probabilmente già in atto. Lo massaggiammo per almeno un’ora, nonostante
alcuni anestesisti erano del parere che fosse ormai irrecuperabile, dato
che il ritmo non riprendeva; ma alla fine riprese un minimo ritmo
cardiaco, naturalmente con diverse anomalie nel tracciato e con una
pressione arteriosa estremamente bassa.
Ricoverato in Terapia Intensiva,
si notò che le pupille erano ancora medio midriatiche ma con maggiore
reazione alla luce, e vennero dunque continuate le terapie del caso,
anche cardiologiche, e con l’utilizzo di dopamina e noradrenalina per il
mantenimento di adeguati valori pressori. Venne monitorato più
approfonditamente dopo l’introduzione di catetere di Swan Ganz in
succlavia, ma il paziente era comunque in coma, in assenza di farmaci
sedativi.
Dopo un paio di giorni manifestò segni di risveglio ma, permanendo in
gravissimi condizioni dal punto di vista emo-dinamico, non era possibile
estubarlo, e quindi venne sedato e curarizzato per mantenere un adeguato
adattamento al respiratore. Venne poi praticata una tracheotomia. Il suo
ricovero in terapia intensiva si rese necessario per circa tre
settimane, ma con un graduale miglioramento delle sue condizioni
generali che resero possibile una progressiva riduzione della sedazione
e conseguente graduale svezzamento dalla respirazione artificiale. Venne
poi spostato nel reparto di Post Intensiva in ventilazione con CPAP,
quindi in respiro spontaneo, mentre le sue condizioni neurologiche erano
caratterizzate da stati di vigilanza, alternati a stati soporosi
probabilmente provocati dalla blanda sedazione ancora in corso. Le
notizie che i medici davano ai familiari vertevano costantemente sul
fatto che molto probabilmente il suo cervello aveva sofferto troppo,
tanto da escludere una ripresa della normale vita quotidiana.
Venne poi il momento di de-cannularlo, dato che i parametri respiratori
erano ottimi e si alimentava( imboccato dai familiari ) senza problemi
di ab-ingestis. Il paziente era vigile ma non parlava nonostante
annuisse e/o sorridesse alle nostre battute oppure si rattristava,
manifestando quindi una discreta comunicazione non verbale.
Fu
trasferito in Cardiologia e lo perdemmo naturalmente di vista. Dopo
circa due anni venne a trovarci con sua moglie.
Noi non lo riconoscemmo subito, ma fu lui a ricordarsi di noi , di
quello che era accaduto e ce lo raccontò. Si ricordava di avere sentito
un forte dolore al petto e senso di soffocamento, e poi, dopo un vuoto,
del ricovero nella sala urgenze del nostro reparto mentre praticavamo le
manovre di emergenza.
Riferì che lui era in alto sopra di noi e vedeva
il nostro affannarsi nel massaggio cardiaco e nell’intubazione: vedeva
tutto di colore bianco, luminoso, ma scorgeva nitidamente il personale e
quello che faceva. Riconobbe me ed il mio collega presenti, ricordava
benissimo il medico che ci diceva di desistere ormai dalle manovre.
Ricordava con precisione che il carrello dell’emergenza era a destra del
letto e che a sinistra c’era la porta. Ci riferì che provava uno stato
di benessere così forte che voleva comunicarcelo ma si accorse che noi
non lo sentivamo. Poi, dopo un tempo che non sapeva quantificare, sentì
la voce di suo padre (deceduto anni prima) che lo sollecitò di tornare
giù dal soffitto perché sua moglie e i suoi due figli avevano ancora
bisogno di lui ed in quel momento avvertì di cadere come in un tubo, ma
senza provarne paura. Serbava ricordi frammentari anche del periodo in
Terapia Intensiva, riferendo di vedersi, sempre dall’alto, pieno di fili
e di tubi. Poi non ricordava più nulla, neanche del periodo di ricovero
nelle post-intensiva, nonostante erano i momenti nei quali, secondo noi,
doveva essere più sveglio.
Nel ringraziarci pose anche lui l’attenzione
sul fatto di non avere più paura di morire, e fortunatamente aveva
condiviso con la sua famiglia questa esperienza senza timore del
giudizio ed aveva acquistato una fede nel ‘’dopo morte’’ che mai aveva
avvertito prima.
Un altro episodio riguarda una giovane donna giunta in reparto per una
grave emorragia cerebrale con inondamento tetra-ventricolare e quindi
forte rialzo della pressione endocranica. La signora aveva ricevuto un
soccorso quasi immediato quando si sentì male trovandosi in vicinanza
della struttura ospedaliera. Intubata e subito rianimata, si presentava
comunque in midriasi fissa bilaterale e nessuna reazione allo stimolo
nocicettivo. Attorno al suo letto gli anestesisti fecero un con consulto
con il neurochirurgo di guardia, che decise comunque di intervenire,
nonostante i pareri generali fossero orientati verso l’inutilità, visto
il quadro gravissimo che la Tac cerebrale evidenziava. Il personale
sanitario in turno prese in considerazione anche l’eventualità che la
paziente potesse essere una candidata all’espianto degli organi per la
donazione e di ciò parlò nelle vicinanze della paziente.
L’ intervento
neurochirurgico consistette nell’evacuazione di gran parte dell’ematoma
( che era stato provocato dalla rottura di un aneurisma ) con
l’introduzione di un drenaggio liquorale, anche a scopo di lettura
intermittente della pressione intra-cranica, che si presentava
costantemente superiore ai 25/30 mm Hg ( valori normali sono fra 5 e 15
mm Hg ), che ci obbligava a mantenere il drenaggio in deliquorazione
quasi continua per salvaguardare le cellule cerebrali da un ulteriore
danno che già avevano subìto. La paziente rimase ricoverata per lungo
tempo fra terapia intensiva, poi nella post-intensiva neurochirurgica e,
naturalmente, ne perdemmo il contatto. Ma anche lei si presentò a
trovarci durante il periodo di Natale di qualche anno dopo,
raccontandoci di un vivido ricordo vissuto nel nostro reparto nel primo
giorno di ricovero quando ‘’volteggiava’’ sopra il personale in turno,
vedeva il suo corpo pieno di tubi e fili, e ascoltava le nostre parole
sul tentare o meno l’intervento, e del fatto che sarebbe potuta
diventare una candidata alla donazione degli organi. Lei cercava di
comunicarci che era assolutamente favorevole alla donazione dei suoi
organi, che non c’era bisogno di chiederlo a suo marito, ma non si era
mai sentita così bene e non capiva come mai si parlava di questo.
Vedeva
chiaramente il suo corpo esamine sul letto ma non credeva di essere lei,
anche se nello stesso tempo si riconosceva. Era avvolta da una luce
bianca così bella, tiepida ed accogliente che non provava nessun senso
di paura o di angoscia. Poi non ricordava più nulla sino agli ultimi
giorni di ricovero nel reparto di Neurochirurgia.
Anche lei ci salutò facendoci gli auguri per le feste natalizie,
dicendoci che la cosa più bella, oltre ad essere viva ed essere tornata
ad una vita quasi normale, era che non aveva più paura di morire…
Esistono, in letteratura, anche esperienze negative, ma che producono
comunque nella persona un cambiamento positivo del suo comportamento.
Caso emblematico quello della 23 enne olandese Saartije Geurts, che
visse una NDE non in concomitanza di una patologia o di sintomi di fine
vita ma durante una fase di forte depressione che la portò
all’allettamento, forte pesantezza alla testa e senso di paralisi di
tutto il corpo. Tutti i suoi sensi erano sovraccarichi: vedeva molti
colori brillanti, assaporava molti gusti, sentiva odori di tutti i tipi
e udiva molti suoni, vedeva fiori, montagne, edifici, ma il tutto era
contornato da una oscura minaccia che la spaventava moltissimo. Poi ha
sentito di tornare indietro ad anni prima vedendo sua madre sul letto di
un ospedale dove stava morendo di cancro. La Guerts racconta di avere
avvertito un intenso dolore e poi di essere entrata dentro un tunnel che
si faceva sempre più stretto fino a trovarsi di fronte ad un cancello,
al di là del quale vi era sua madre.
Il cancello si è aperto e :
’...allora
mi sono trovata di fronte ad una scelta, raggiungere mia madre
significava morire, ma ho deciso di tornare indietro ed allora il
cancello si è chiuso. Tutta la vita mi scorreva fotograficamente davanti
agli occhi vedendo apparire le immagini di tutti i membri della mia
famiglia nel corso degli anni. Ma c’erano anche moltissime mani, un
sacco di urla che mi dicevano di avere fatto qualcosa di
sbagliato...continuavo a scusarmi, poi è apparsa l’ombra di un uomo e
mi sono svegliata urlando, trovando un poliziotto ed un paramedico nella
mia camera. E’ stata una esperienza terrificante, ma mi ha aiutato ad
accettare la morte di mia madre e a riflettere sul mio rapporto con lei.
Da bambina la insultavo spesso e durante un mio viaggio di dieci mesi in
Australia non l’avevo mai chiamata, e non l’ho più vista neanche nel
periodo della sua malattia. Ero gelosissima delle mie sorelle, con le
quali parlavo a fatica. L’esperienza che ho vissuto è stata come passare
nell’inferno, come se avessi subìto una specie di interrogatorio, ma
questo mi ha insegnato come comportarmi d’ora in avanti…’’
Secondo uno studio apparso su The Lancet (rivista inglese medico
scientifica ) nel 2001, la metà dei pazienti che hanno vissuto una NDE
hanno raccontato di essere consapevoli che erano morti ma riferirono
solo emozioni positive; il 30% ha raccontato l’esperienza del tunnel,
osservato un paesaggio celestiale o luminoso, oppure immense praterie,
ed incontrato persone decedute: il 13% ha passato in rassegna la propria
vita e l’8% ha percepito la presenza di un ‘’confine’’.
Nonostante la scienza ufficiale, basata ancora essenzialmente su un
paradigma materialistico largamente accettato, gli studi più recenti
stanno evidenziando che non vi sono solo fattori psicologici,
farmacologici o fisiologici capaci di causare esperienze di questo tipo
durante un arresto cardiaco.
Se una pura spiegazione fisiologica fosse
valida, come l’anossia cerebrale, la maggior parte dei pazienti che
hanno avuto una morte clinica o che vi è andata molto vicina, avrebbero
dovuto riferire una NDE dal momento che i pazienti ‘’arruolati’’ in
questo studio avevano perso coscienza per arresto cardiaco o per anossia
cerebrale. Invece solo il 30% ha avuto una NDE.
Sembra corretto concludere che non ci è permesso di ridurre la coscienza
alla sola attività di processi cerebrali: la lacuna in materia di
spiegazioni di quel che passa fra il cervello e la coscienza non è mai
stata superata perché un determinato stato neuronale non è la stessa
cosa di un certo stato di coscienza.
La coscienza non è né visibile, né tangibile, né falsificabile: in poche
parole, non possiamo ‘’oggettivare’’ l’essenza soggettiva della nostra
coscienza. Si è anche notato che l’OBE è diversa dalla NDE, perché nell’OBE
le persone riportano percezioni veridiche e verificabili che vengono
viste dal di fuori del loro corpo senza vita (a volte a lato, a volte in
alto ).
Chi vive una NDE invece ha la viva impressione di essersi liberato dal
corpo come se fosse un vecchio cappotto, ed è sorpreso di avere ancora
una identità con la possibilità di provare emozioni ed una coscienza
particolarmente lucida.
Secondo il Prof Pim van Lommel , cardiologo e scienziato olandese, anche
nel caso di persone con malattie come la demenza e l’Alzheimer, dove la
personalità viene di fatto molto alterata o cancellata, possono
verificarsi questo tipo di fenomeni. Ecco le sue parole: ‘’la coscienza
è non locale, il che significa che è ovunque e sempre, tanto dentro che
fuori di noi, ed il cervello funge soltanto da inter-faccia ricevendo,
quando siamo in stato di veglia, parti di questa coscienza potenziata in
parte dai nostri ricordi.
Ma facciamo un esempio: le immagini e la
musica che vediamo e udiamo accendendo la televisione o la radio vengono
trasmesse dall’apparecchio. Se noi danneggiassimo questo apparecchio ,o
solo alcune sue componenti, avremmo una distorsione di immagini o di
suono, o magari lo perderemmo del tutto, il ché non vorrebbe dire che
quel programma trasmesso sia un prodotto del nostro apparecchio, tanto è
vero che se lo cambiassimo con un altro, potremmo ancora rivedere o
riascoltare lo stesso programma o spettacolo. Questo è paragonabile alla
nostra funzione cerebrale: il danno o l’interruzione avvenute in certe
aree specifiche possono produrre cambiamenti dello stato di coscienza
come nella demenza e l’Alzheimer, oppure la perdita ( coma ), ma ciò non
prova che la coscienza sia un solo prodotto della funzione cerebrale.
Nei pazienti affetti da demenza quello che è danneggiato è lo strumento(
l’inter-faccia ), ossia il cervello, con il risultato che la coscienza
di veglia è disturbata se non assente, tuttavia la loro coscienza
‘’potenziata’’, non locale, è sempre presente in quanto non sta né nel
cervello né nel corpo. E’ interessante notare, a tal proposito, la
‘’lucidità’’ in fase terminale di molti pazienti poco prima della morte,
anche nei casi di Alzheimer che per anni non hanno più riconosciuto i
loro cari, i loro figli, ed hanno improvvisamente momenti di lucidità
nel quale possono riconoscere il proprio partner, i figli, li chiamano
per nome e li ringraziano prima di morire.
La lucidità terminale può
manifestarsi anche in pazienti in coma da giorni. Sono esperienze che
ancora non trovano spiegazione nelle tecniche mediche correnti, perché
il cervello dei pazienti di questo tipo deve essere gravemente
danneggiato; la lucidità terminale può essere invece ben compresa alla
luce della ‘’non località’’ della coscienza’’
Uno studio di Robert Martone, ricercatore neurologo di Cambridge,
attesta che vi è un legame neurofisiologico a specifiche attività
cerebrali, a seconda della tipologia di esperienza vissuta, associata
all’emisfero sinistro del cervello se comprende un senso alterato del
tempo e l’impressione di volare, mentre è coinvolto di più l’emisfero
destro per chi riporta di avere visto entità, di avere comunicato con
esse o di avere udito musiche più o meno celestiali.
Il suo studio, apparso sul ‘’Scientific American’’ del settembre 2019,
riguarda 625 soggetti con storie di NDE e 15000 soggetti testati con
l’uso di farmaci allucinogeni o droghe. Per paragonare l’NDE alle
esperienze legate all’assunzione di sostanze psicotrope è stato usato l’Erowid
Experience Vaults, un sito che raccoglie descrizioni in prima persona
che hanno fatto ‘’viaggi’’ con l’uso di droghe e sostanze varie.
Dal confronto, la parola che in assoluto si trova sia nella descrizione
delle NDE che in esperienze con LSD ma soprattutto con la Ketamina è
‘’realtà’’.
Un’altra sostanza interessante è la DMT (dimetiltriptammina). Questa è
un allucinogeno che si trova in alcune piante del Sud America, ma anche
in qualche varietà di mimosa, acacia e graminacee della specie polaris,
ed usato nei riti sciamanici, che provoca esperienze molti simili alla
NDE. Questa sostanza si è scoperto essere sintetizzata autonomamente
anche dal nostro cervello, il ché ha portato ad ipotizzare che sia la
DMT endogena a provocare i viaggi nel pre-morte.
Tuttavia non è dato sapere se i livelli di DMT nel cervello cambino
significativamente in prossimità della morte, perciò il ruolo che può
avere questa sostanza è ancora controverso. Le ricerche necessarie per
dimostrare questa ipotesi, come i cambiamenti neuro-chimici in
condizioni critiche, porrebbero sfide sia tecniche che etiche. Gli
autori dell’articolo concludono però che questo collegamento possa
tradursi in applicazioni pratiche.
Visto che la NDE produce quasi sempre la perdita del timore della morte,
suggeriscono di usare la Ketamina a fini terapeutici nei pazienti a fine
vita per indurre una NDE, come ‘’anteprima’’ di quello che forse li
aspetta, al fine di alleviare l’ansia di fronte alla morte.
Bisogna però soppesare bene questo beneficio contro i rischi dei
potenziali effetti collaterali della Ketamina, che sono stati di panico
o forte ansia. Anche in Italia non mancano gli studi in materia. Secondo
il Prof Enrico Sacco,(neurologo, terapista del dolore e professore di
anestesia e rianimazione dell’Università di Padova, e che negli ultimi
anni sta intensificando le ricerche sul coma, lo stato vegetativo
persistente e la morte cerebrale), la nostra coscienza ordinaria non è
altro che un tipo particolare di coscienza, mentre tutto ciò che la
riguarda comprende forme potenziali di coscienza interamente differenti.
Così come la mente si modifica nel fluire della vita, con l’esperienza,
lo studio, l’allenamento, così, parallelamente, si trasforma il
cervello, modificando le sue connessioni, i suoi circuiti e
l’integrazione di aree cerebrali diverse.
Il Prof Sacco propone persino di cambiare il termine ‘’Stati alterati di
coscienza’’ con ‘’Espressioni non ordinarie della mente’’, per eliminare
i pregiudizi che sono alla base delle nostre convinzioni scientifiche
date per scontate sino ad oggi. Ed afferma in una sua recente conferenza
: ‘’è ormai assodato che anche in assenza di attività elettrica
cerebrale continua la nostra coscienza’’…’’anche i bambini molto piccoli
di 3/4anni raccontano nella loro semplicità lo stesso tipo di esperienze
raccontate dagli adulti ‘’ …’’le principali interpretazioni scientifiche
che vanno dalla ischemia retinica concentrica, all’acidosi metabolica,
alla disfunzione del lobo temporale e scariche simil epilettiche,
delirium da farmaci, aspettative dell’aldilà dovute alle proprie
credenze religiose, etc, non sono più sufficienti a fare luce sulle
esperienze di OBE e di NDE’’.
Concludendo, il tema della morte e dei morenti o di chi, creduto morto,
sia tornato in vita raccontando di luce, tunnel, colloqui con entità
morte precedentemente, accompagna da sempre la storia dell’umanità, dai
racconti di Omero e Platone sino ai nostri giorni. Ora anche secondo
l’Organizzazione mondiale della Sanità, l’ipnosi, la meditazione, le NDE
e/o le OBE , collegate o meno alla spiritualità o alla religione di una
persona, sono considerati elementi fondamentali se producono benessere
ad una persona.
Secondo la maggior parte di uomini e donne che hanno avuto un NDE la
morte non è altro che l’inizio di ‘’un diverso modo di vivere’’ con una
coscienza aumentata e più ampia, coscienza che è dovunque
contemporaneamente perché non è più legata ad un corpo. E’ giunto il
momento di una maggiore conoscenza e consapevolezza di questi studi,
della possibilità che la coscienza continui dopo la morte, in modo tale
che la medicina si orienti verso una diversa visione di come occorre
trattare i pazienti in coma e terminali e anche di quanto siano
importanti i desideri espressi da una persona in stato di salute qualora
venisse a trovarsi in certe condizioni, così da esaudirli, rendendo meno
duro il ‘’’distacco corporeo’’ sia per la persona deceduta che per i
proprio cari rimasti. E’ ormai ora di cambiare la nostra concezione
della morte e del morire non soltanto a parole, ma con un diverso
approccio, anche didattico, nei corsi di laurea di tutta l’area
medico-infermieristica. Ma la migliore conclusione di questa ricerca
credo sia una affermazione della Dott.ssa Elisabeth Kubler Ross: ‘’ Per
tanti secoli si è cercato di convincere la gente a credere a cose
ultraterrene, ma per me non è più una questione di credere, ma di sapere
che la morte è soltanto il passaggio ad una cosa più bella’’.
Fonte:
https://www.facebook.com/danilo.modonesi
NDE E SOGGETTI NON VEDENTI
(09-04-21)
di
Evelyn Valarino
ESTRATTO
"NDE
NEL NON VEDENTE. Paradossalmente, è lo studio dell'esperienza vicino
alla morte (NDE) nei soggetti non vedenti e la prova che possono
"vedere" durante la NDE che ha portato il tocco finale di autenticità a
questo affascinante fenomeno.
Kenneth Ring e Sharon Cooper hanno intrapreso uno studio che ha
affrontato le seguenti domande: (1) se l'individuo non vedente ha una
NDE e, in tal caso, se sono uguali o diversi da quelli delle persone
vedenti; (2) se i non vedenti sostengono di vedere durante le NDE e le
esperienze extracorporee (OBE); e (3) se vengono fatte affermazioni del
genere, se possano essere confermate con riferimento a prove
indipendenti. I risultati dello studio hanno rivelato che i non vedenti,
inclusi i non vedenti dalla nascita, riportano NDE classiche del tipo
comune alle persone vedenti; che la grande preponderanza dei non vedenti
afferma di vedere durante le NDE e gli OBE; e che occasionalmente
affermazioni di conoscenza visiva che non avrebbero potuto essere
ottenute con mezzi normali possono essere confermate in modo
indipendente. Spiegazioni diverse di questi risultati sono presentate e
valutate prima di arrivare a un'interpretazione basata sul concetto di
coscienza trascendentale. Più che una semplice "vista", si tratta di una
profonda consapevolezza e una profonda capacità di sapere, che Ring e
Cooper chiamano "vista mentale". Implica la strana esperienza di essere
in grado di percepire da tutte le angolazioni contemporaneamente, da
ogni profondità focale contemporaneamente, e un senso di "conoscenza"
del soggetto, non solo visiva, ma profonda e inspiegabile."
Atti del "Quarto Congresso Internazionale delle Esperienze di Frontiera.
L'universo magico delle NDE: storie, analisi e memoria della vita oltre
la vita". San Marino, 14-16 aprile 2000: 105-113
La questione se le persone non vedenti possano realmente vedere durante
le esperienze fuori dal corpo e le esperienze di premorte ha incuriosito
molti ricercatori nel campo degli studi sulla premorte sin dal 1980.
Alcuni eminenti ricercatori come la Kubbler-Ross, Moody e Perry, hanno
testimoniato di essersi imbattuti in casi del genere nel corso delle
loro ricerche, ma nessuno di essi ha condotto una ricerca esauriente
sull'argomento. La comunità dei ricercatori sulle NDE era profondamente
interessata a questi resoconti, perché essi costituivano un argomento
molto forte a favore dell'autenticità dei fenomeni di premorte.
Date le importanti implicazioni di questo specifico aspetto delle
esperienze di premorte, Kenneth Ring, professore emerito dell'Università
del Connecticut, ha deciso di condurre uno studio accurato sulle NDE nei
non vedenti. Sharon Cooper, dottoranda in consulenza psicologica
all'Università di New York, ha collaborato alla ricerca, i cui risultati
furono pubblicati nella rivista Mindsight (sguardo della mente) e nel
capitolo 3 delle "Lezioni dalla luce", un libro sulle NDE a cui ho avuto
il piacere di collaborare con Kenneth Ring.
DOMANDE
A CUI LO STUDIO DOVEVA RISPONDERE?
Lo
scopo dello studio era quello di rispondere alle tre seguenti domande:
1- I non vedenti hanno esperienze di premorte?
2- Se è così, queste NDE sono diverse o simile a quelle sperimentate dai
vedenti?
3- Se i non vedenti raccontano NDE o OBE, affermano di aver avuto
esperienze visive nel corso di queste esperienze?
METODO
Per reclutare persone non vedenti che credevano di aver sperimentato una
NDE o una OBE, Ring e Cooper si misero in contatto con undici
organizzazioni di non vedenti nazionali, regionali e statali,
sollecitandoli ad aiutarli nell'individuare tra i loro membri alcuni
potenziali soggetti rispondenti a tali caratteristiche.
Contemporaneamente, un annuncio simile fu pubblicato in "Segni vitali",
il notiziario dell'Associazione Internazionale per gli studi sulla
premorte.
SOGGETTI CHE HANNO PARTECIPATO ALLA RICERCA
Ring
e Cooper hanno condotto una selezione tra 46 persone, 31 dei quali sono
stati individuati come soggetti qualificati per essere inclusi nello
studio. Demograficamente parlando, il campione era composto da 20 donne
e 11 uomini, la cui età andava dai 22 ai 70 anni.
STATO
ESPERIENZIALE
16
degli intervistati erano sopravvissuti ad una NDE, mentre 5 ulteriori
soggetti erano passati attraverso una NDE e una o più OBE in altre
occasioni, non associate con il loro incidente di premorte. Così, il
numero totale dei soggetti che avevano sperimentato una NDE in questo
campione era di 21 persone. I rimanenti 10 soggetti avevano sperimentato
soltanto una o più OBE.
13 soggetti avevano avuto la loro esperienza durante una malattia o un
intervento chirurgico, 6 come risultato di un incidente, 2 erano stati
assaliti, 1 era stato violentato e quasi ucciso, 1 era quasi morto in un
combattimento ed un altro era sopravvissuto ad un tentativo di suicidio.
Il totale era composto da 24 esperienze, perché tre soggetti avevano
sperimentato due NDE separate e pertanto erano stati contattati due
volte.
La maggior parte delle OBE riferite si erano verificate durante stati di
rilassamento corporale, anche se alcune erano state occasionate da
traumi, come cadute o stupri.
STATO
VISIVO DEI 31 INTERVISTATI
14
soggetti erano ciechi dalla nascita
11 erano non vedenti avventizi, ossia avevano perso la vista
successivamente ai 5 anni di età
6 erano persone con la vista seriamente danneggiata.
RISULTATI DELLO STUDIO
Per
esaminare la natura delle NDE nei non vedenti, Ring e Cooper hanno
ovviamente ristretto il loro campo di ricerca ai 21 soggetti del loro
campione, che erano 12 donne e 9 uomini.
Le scoperte sono state inequivocabili: le persone cieche dalla nascita,
quelle avventizie e quelle con la vista seriamente danneggiata avevano
sperimentato NDE "classiche", per nulla diverse da quelle sperimentate
dalle persone vedenti. I loro racconti tendevano ad essere
indistinguibili da quelli delle persone vedenti rispetto agli elementi
che servono a definire il classico percorso NDE, come il senso di grande
pace e benessere che accompagna l'esperienza, il senso di separazione
dal corpo fisico, l'esperienza di viaggiare attraverso un tunnel o uno
spazio oscuro, l'incontro con la luce, la revisione di tutta la vita e
così via.
Sembra che si fossero verificate chiare rappresentazioni visive, sia di
cose appartenenti a questo mondo, sia di cose appartenenti ad altri
mondi, e, sembra, in modo molto comune.
Dei 21 soggetti che hanno sperimentato le NDE, 15 affermavano di aver
avuto una qualche specie di visione, 3 non erano sicuri se avevano visto
qualcosa oppure no, e i 3 rimanenti non sembravano aver visto niente.
Tutti tranne uno di coloro che avevano negato o che non erano sicuri di
aver potuto vedere venivano dal gruppo di coloro che erano ciechi dalla
nascita, il che significa che soltanto la metà dei soggetti in quella
categoria avevano affermato inequivocabilmente di aver avuto distinte
impressioni visive durante la loro esperienza.
Nonostante ciò, non era chiaro in ogni caso se i soggetti ciechi dalla
nascita, che avevano affermato di non aver visto non avessero veramente
la capacità di vedere, oppure semplicemente avessero errato nel rendersi
conto di cosa significasse vedere. Ad esempio, un uomo classificato tra
i non visualizzatori, aveva affermato: "Non so cosa intendete per
'vedere' ". In totale, comunque, la maggioranza dei non vedenti che
avevano sperimentato una NDE avevano raccontato di aver avuto visioni
durante l'incontro con la premorte, mentre solo una minoranza era
insicura in proposito o, in alcuni casi, non avevano un chiaro senso di
cosa significasse la vista. La prova di una capacità visiva è ancora più
forte nei soggetti che hanno sperimentato una OBE: 9 su 10 hanno
affermato di aver visto qualcosa.
COSA
VEDONO REALMENTE QUESTE PERSONE?
In
generale i non vedenti riportano le stesse impressioni visive delle
persone vedenti nel descrivere le NDE e le OBE. Ad esempio, 10 delle 21
persone che hanno sperimentato le NDE hanno raccontato di aver avuto
visioni del proprio corpo fisico e 7 tra i 10 che hanno sperimentato le
OBE hanno raccontato lo stesso. Occasionalmente vi sono state altre
percezioni di questo mondo, come vedere una équipe di medici al lavoro
sul proprio corpo, oppure vedere varie immagini della stanza o
dell'ambiente in cui si trova il proprio corpo. Abbondano anche immagini
dell'altro mondo, e sembrano assumere la forma caratteristica delle NDE
trascendenti nelle persone vedenti. Sopratutto, il numero di persone che
hanno indicato di aver avuto un qualche tipo di visione, sia durante una
NDE sia durante una OBE, è stato di 25, ossia l'80% dell'intero
campione. Anche tra i ciechi dalla nascita, 9 su 14, ossia il 64%, hanno
ugualmente riportato visione di qualche tipo.
Gli intervistati hanno riportato che la visione nel regno dell'altro
mondo è chiara, al punto che molti di loro hanno definito il vedere come
"perfettamente naturale", o "il modo in cui dovrebbe essere vedere". Un
non vedete ha affermato: "Ovviamente, io non avevo la vista, perché i
miei occhi sono stati completamente distrutti nell'incidente, ma la mia
visione era molto chiara e distinta... in quell'esperienza avevo una
visione perfetta."
Talvolta l'inizio della percezione visiva del mondo fisico è
disorientante e disturbante per il non vedente. Questo è ciò che
racconta una donna cieca dalla nascita:
"Ho avuto molte difficoltà a rapportarmi ad essa (ossia alla vista). Ho
avuto una enorme difficoltà a rapportarmi ad essa, perché non l'avevo
mai sperimentata. Ed era qualcosa di veramente estraneo a me... Vediamo,
come posso tradurlo a parole? Era come ascoltare parole e non essere in
grado di comprenderle, sapendo però che erano parole. E senza aver mai
udito niente prima. Era qualcosa di nuovo, qualcosa a cui non ero in
grado di associare preventivamente alcun significato".
Comunque, dopo questo brusco e confuso periodo di aggiustamento, la
percezione del soggetto nell'NDE sembra divenire rapidamente organizzata
e coerente; allora, è come se l'individuo avesse potuto vedere per tutta
la vita. Questo è ciò che un intervistato, anch'esso cieco dalla
nascita, ha spiegato:
"Era così naturale, era quasi come se fossi sempre stato capace di
vedere così... era così incredibilmente naturale che non riuscirò mai a
capire perché non potrò mai farlo una volta tornato nel mio corpo..."
"Stavo volteggiando sopra una barella in una delle stanze di emergenza
dell'ospedale. Ho guardato giù dalla barella sapevo che il corpo avvolto
nelle lenzuola era il mio, e non me ne importava niente. La stanza era
molto più interessante del mio corpo. La prospettiva poi, era
chiarissima. Potevo vedere ogni cosa. E intendo dire proprio tutto!
Potevo vedere sopra la luce, sul soffitto e la parte di sotto della
barella. Potevo vedere le tegole sul soffitto e le piastrelle del
pavimento, contemporaneamente. Una visione sferica a trecentosessanta
gradi, e non soltanto sferica. Dettagliata! Potevo vedere ogni singolo
capello e il follicolo da cui ogni capello cresceva sulla testa
dell'infermiera in piedi accanto alla barella. Al tempo stesso, sapevo
esattamente il numero dei capelli che stavo guardando. Ho spostato
l'attenzione: l'infermiera indossava calze bianche di nylon
scintillanti. Ogni singolo scintillio e brillio si manifestava in un
dettaglio incandescente, e ancora una volta, sapevo esattamente quante
scintille erano".
In questo racconto. non soltanto notiamo la caratteristica sorprendente
della consapevolezza onnidirezionale, ma anche un tipo di conoscenza che
amplia il nostro concetto ordinario di "visione" al di là del punto di
rottura. Chiaramente, questa non è semplice visione, ma quasi una sorta
di onniscienza che trascende completamente ciò che la mera visione può
permetterci di ottenere.
MA SI
TRATTA VERAMENTE DELLA VISTA?
La
prima domanda che ci viene in mente è questa: "Com'è possibile che i
ciechi possano vedere durante le NDE?" Forse questa è la domanda
sbagliata: piuttosto dovremmo chiederci: "Se può essere legittimamente
affermato che i ciechi, in un certo senso, possono vedere, in quale
senso, precisamente, possono farlo?" Ponendo la domanda sotto questa
forma, rimane aperta la questione sulla natura della apparente vista dei
ciechi.
Se, effettivamente, i ciechi possono "vedere" durante la NDE, com'è
possibile per essi, almeno in queste condizioni estreme, trascendere,
apparentemente, le restrizioni sensoriali che li hanno imprigionati in
un mondo senza luce? Il vedere, insomma, dipende veramente dagli occhi?
Oppure, alternativamente, esiste un'altra forma di consapevolezza che
viene in gioco quando, sia che l'individuo sia cieco oppure no, viene
posto in uno stato di coscienza in cui il sistema sensoriale non è più
funzionante? Di quale tipo di visione stiamo veramente parlando?
C'è un altro problema a cui ci dobbiamo indirizzare: i ricercatori non
hanno mai sperimentato personalmente le NDE. Queste esperienze sono
codificate in un certo modo mentre si verificano, e vengono
successivamente riscostruite in forma linguistica. Per di più, al
momento in cui i ricercatori intervistano l'individuo, l'esperienza
originaria è stata già elaborata attraverso vari e distinti filtri ed è
stata necessariamente sottoposta ad una serie di trasformazioni
inconsce, finché arriva al ricercatore sotto forma di racconto coerente
e definito. Perciò, potrebbe essere utile comprendere in che modo questo
racconto viene formato e come l'esperienza può essere decodificata in
prima istanza. Questo potrebbe aiutarci a rispondere alla domanda se ciò
che accade ai non vedenti che sperimentano le NDE sia realmente una
forma di visione. In altre parole, è qualcosa di analogo alla vista in
senso fisico?
Ring e Cooper, ascoltando attentamente le testimonianze, arrivarono alla
conclusione che esiste un altro tipo di visione senza vista. E'
difficile sapere esattamente come comprendere la distinzione, ma sembra
che ciò che alla fine ci suggeriscono alcuni di questi intervistati è
che si tratti più di una generale "apprensione" della situazione che di
una chiara e dettagliata immagine di essa. E' quasi come se in qualche
modo "sapessero" cosa sta accadendo senza veramente percepirlo in un
modo che si conformi al nostro concetto di vista.
Un certo numero di intervistati erano esitanti nell'asserire che ciò che
essi erano in grado di descrivere fosse incontestabilmente visivo, sia
perché alcuni di loro erano ciechi dalla nascita e non sapevano cosa
fosse una visione, sia perché essi sapevano che non potevano essere in
grado di vedere con i propri occhi fisiologici. Ascoltiamo uno di essi:
"Non ero 'visivo'. E' veramente difficile da descrivere, perché non era
qualcosa di visivo. Era quasi come una cosa tangibile, a parte il fatto
che non avrei in alcun modo potuto toccare qualcosa da lassù. Ma non era
veramente qualcosa di visivo, perché non avevo più alcuna visione... era
una sorta di memoria tattile o qualcosa del genere. Non è proprio uguale
ad una visione."
Un altro intervistato, cieco dalla nascita, lo spiega così:
"Ero completamente cosciente della presenza di tutte le cose che erano
fisicamente menzionate la dentro (nel luogo descritto in precedenza).
Tuttavia, non posso dire se vedessi tutto attraverso gli occhi. Mi
spiego: deve tener conto del fatto che, essendo nato cieco, non so
assolutamente se quelle immagini erano visuali oppure no...era qualcosa
di simile ad un senso tattile, come se, letteralmente, potessi sentire
gli oggetti attraverso le dita della mia mente."
Rimane comunque una domanda cruciale: Perché, allora, nonostante tutto
questi racconti sembrano spesso implicare il fatto che i ciechi vedono
in modo simile alla vista fisiologica? Si è detto che queste esperienze
sono state originariamente decodificate ed espresse in forma
linguistica. E questa forma è un linguaggio di visione, poiché il nostro
linguaggio quotidiano è radicato nelle esperienze delle persone vedenti,
ed è perciò influenzato a favore dell'immaginativo visuale. Poiché i non
vedenti sono membri della stessa comunità linguistica delle persone
vedenti, esprimono le esperienze di NDE in un linguaggio visivo, senza
tener conto della sua appropriatezza o meno a ciò che è realmente
accaduto loro, semplicemente perché non esiste un modo diverso di
spiegarlo con questo linguaggio.
VISIONE
SENZA OCCHI E CONSAPEVOLEZZA TRASCENDENTALE
Anche
se è difficile comprendere quale sia esattamente il tipo di visione a
cui hanno accesso i non vedenti che hanno sperimentato una NDE, è
comunque un fatto che essi hanno accesso ad una consapevolezza
super-sensoriale espansa, che non può essere spiegata secondo i normali
canoni. Ascoltando molti non vedenti, Ring e Cooper sono giunti alla
conclusione che "consapevolezza" sia un termine più appropriato di
"visione" per indicare questo tipo di esperienza. Ciò che in un primo
momento essi avevano interpretato come semplice visione si è rivelata
essere uno stato molto particolare di consapevolezza, chiamato "sguardo
della mente". In questo tipo di consapevolezza non è l'occhio che vede,
ma piuttosto la mente stessa che vede, nel senso che "comprende" o
"accoglie" qualcosa, piuttosto che vederla semplicemente. In altre
parole, non è l'occhio che vede, ma l' "Io". Secondo la descrizione
degli intervistati: "Non avendo occhi, ho visto con l'intera coscienza".
Non è semplicemente vedere, ma è molto più che vedere.
Ciò che a prima vista sembrava molto simile alla vista fisica, in
realtà, una volta esaminato attentamente, si è rivelato qualcosa di
diverso. E' un tipo diverso di consapevolezza, che funziona
indipendentemente dal cervello, ma che deve essere necessariamente
filtrato da esso e dal linguaggio.
Quando il sistema sensoriale viene meno, lo sguardo della mente diviene
potenzialmente accessibile anche a noi, e ci permette di accedere
direttamente ad uno stato di conoscenza trascendentale proibito al
nostro normale stato di coscienza. Non è semplicemente una visione come
tendiamo spesso ad intendere, ma piuttosto una specie di onniscienza che
trascende completamente ciò che possiamo raggiungere con la mera
visione. Nella visione della mente, ovviamente, gli occhi non vedono
niente. Come potrebbero? Invece, è l' "Io" inferiore che vede e
improvvisamente guarda il mondo come appare alla visione senza occhi.
CONCLUSIONI
In
conclusione, Ring e Cooper elencano quattro teorie a proposito di
particolari proprietà di coscienza che si adattano bene alle loro
scoperte:
1) La coscienza stessa è primaria ed è la base di tutto l'essere: le
parole di Goswami sono indicative di questa posizione e la riassumono in
modo esaustivo: "tutti gli eventi sono fenomeni nella coscienza. Al di
là di ciò che vediamo come realtà immanente esiste una realtà
trascendente; alla fine, tutta la realtà è inclusa nella coscienza. La
divisione della realtà tra trascendente ed immanente è un epifenomeno
dell'esperienza" (p.1)
2) La coscienza è 'non-locale": questa asserzione implica che la mente
non è situata in un individuo e legata al tempo (ad e. dalla nascita e
dalla morte), non è fissata nello spazio né nel tempo. In questa
ricostruzione, non è appropriato, se non in termini di convenienza
espositiva, parlare di una mente. Infatti, esiste solo la Mente. Questa
intuizione, anche se derivante da una posizione non isolata, potrebbe
essere interpretata come segue:
3) La coscienza è unica: ossia, esiste soltanto una coscienza, che
chiamiamo Mente, e la nozione di mente individuale, in fondo, non è
altro che una finzione utile che Dossey chiama "L'illusione di un sé
separato e la sensazione di un ego che possiede una mente separata" (p.
98).
4) La coscienza potrebbe, ed invero deve talvolta funzionare
indipendentemente dal cervello: questo è un assunto chiave, specialmente
per comprendere come i non vedenti possono divenire consapevoli di
qualcosa che ricorda la percezione visuale. Dossey (1989) afferma: "se
la mente è non locale, in un certo senso deve essere indipendente dal
cervello e dal corpo strettamente locali...e se la mente è non locale,
non confinata nei cervelli e nei corpi e tuttavia non del tutto
indipendente dall'organismo fisico, è aperta la possibilità di
sopravvivenza alla morte del corpo (p. 7).
Naturalmente, anche se la Mente non è confinata nel cervello e non è
prodotto da esso, essa può lavorare attraverso il cervello per fornirci
la nostra rappresentazione del mondo fenomenico. Secondo Goswami (1995)
la nostra percezione ordinaria dello spazio e del tempo è un processo di
meccanica dei quanti, per mezzo del quale la coscienza auto-referenziata
"collassa" in ciò che viene chiamato "onde della probabilità": in modo
tale per cui è evidente che "nel processo di collasso, una coscienza
indivisa vede se stessa come apparentemente divisa in dualità come vita
e ambiente, soggetto e oggetto' " (p. 5).
Quindi, ciò che viene tratteggiato è un processo che comincia dalla
Mente, completamente indipendente dal cervello, che diventa
auto-riferita (ossia si identifica con la coscienza stessa) e infine
converte questa coscienza del noumeno in una modalità dualistica che
genera il familiare mondo fenomenico.
Ciò che Ring e Cooper hanno chiamato sguardo della mente è perlomeno
l'inizio dell'inversione di quel processo attraverso il quale, anche se
rimangono tracce del dualismo quotidiano, l'individuo è messo in grado,
anche se temporaneamente, di sperimentare il mondo da una prospettiva
indipendente dal funzionamento del cervello e dall'operare dei sensi.
EVALYN VALARINO, nata a Berna (Svizzera), è il direttore della
Biblioteca Giuridica della Università di Ginevra. Partecipa attivamente
alla ricerca sulle esperienze di pre-morte da molti anni ed è autrice
del libro "Dall'altro lato della Vita: esplorazione del fenomeno delle
esperienze di pre-morte" (Insight Books-Perseus, 1997) pubblicato in
varie lingue, fra cui il cinese, nel quale sostiene la valenza
interdisciplinare delle NDE. Ha collaborato con il Prof. K. Ring per il
suo ultimo libro "Lezioni dalla Luce: ciò che possiamo imparare dalle
esperienze di pre-morte" (Insight Books-Perseus, 1998). Attualmente
svolge attività di ricerca in collaborazione con colleghi americani e
tiene conferenze in Svizzera e Francia.
Fonte:
"Luci
nel buio" di Evelyn Valarino
IL
MISTERO DELLE NDE
(04-03-21)
DI James Donahue
La morte è forse il più grande mistero che la razza umana deve
affrontare. Fa parte della vita perché è qualcosa che
tutte le creature viventi devono sperimentare. Eppure è
qualcosa di cui sappiamo molto poco. Nessuno è mai morto e poi è
tornato per riferire cosa succede loro dopo aver lasciato il
corpo.
Oppure non è così?
C'è la storia cristiana di Gesù Cristo, che rimase morto per tre
giorni e poi risuscitò. Da tutti i racconti biblici, tuttavia,
si evince che Gesù non ha rivelato alcun segreto su come fosse
l'esperienza della morte o essere morti. Se è successo non
possiamo trovare alcun aiuto scientifico da quella fonte.
È però successo qualcosa dai giorni in cui Gesù ha camminato sul
pianeta.
Le scoperte mediche moderne hanno permesso alle persone di
morire nelle sale operatorie e poi essere riportate in vita dopo
diversi minuti. Quando si verifica, il paziente che si
riprende spesso riferisce di aver sperimentato ciò che i medici
hanno definito "esperienze di pre-morte".
Da dove siamo seduti, ci chiediamo se queste non debbano essere
chiamate esperienze di “morte breve”, poiché sembra che il
paziente sperimenta effettivamente la morte prima di essere
rianimato. I medici dicono che il cuore si ferma, il
flusso sanguigno attraverso il corpo si ferma e il paziente
potrebbe persino essere dichiarato cerebralmente morto.
È durante questo periodo che le persone che attraversano questo
evento riferiscono esperienze interessanti che sembrano andare
oltre le visioni allucinatorie o i sogni.
Un articolo del 1993 del Dr. Ken Ring sul Journal of Near Death
Experiences, riportava persone che, mentre erano fuori dal loro
corpo, assistevano a eventi reali che si svolgevano nella stanza
o talvolta lontano da dove si trovava il loro corpo. Alcuni
pazienti riportarono accuratamente le conversazioni avvenute tra
medici e infermieri in sala operatoria.
Ci sono stati anche casi, scrisse Ring, in cui il paziente
appare in spirito ad un amico o ad una persona cara mentre si
stava verificando l'esperienza di premorte. Uno strano
avvenimento è che le persone nate cieche hanno la vista mentre
attraversano un evento fuori dal corpo, vicino alla morte, come
hanno dimostrato gli studi.
Interviste con centinaia di pazienti che sono stati rianimati
dopo aver attraversato l'esperienza di pre-morte mappano un
modello generale di eventi che si verificano nel momento in cui
stanno "morendo".
Da questo possiamo forse cogliere un quadro di ciò che tutti
affrontiamo se usciamo dal corpo e proviamo l'inaspettato trauma
della morte istantanea per un incidente.
I pazienti dicono che c'è una catena di eventi:
1.)
Un suono sgradevole, seguito dalla sensazione di essere morti.
2.) Questo è seguito da calma e serenità.
Sembra che una volta che il dolore della morte sia passato,
l'esperienza sia estremamente piacevole.
3.) C'è la sensazione di fluttuare sopra il corpo e vedere
l'area circostante.
4.) Se non viene ritirato rapidamente, lo spirito galleggia in
un tunnel buio con una luce forte e brillante alla fine. Quelli
che raggiungono la luce si ritrovano in un bellissimo giardino.
5.) All'arrivo nel giardino, l'individuo incontra un essere di
luce, alcuni dicono un angelo, o forse lo spirito di un amico o
parente morto da tempo.
6.) Sempre nel giardino incontrano i parenti defunti.
7.) Alcuni dicono che ricevono una revisione della loro vita
passata
8.) Improvvisamente la persona raggiunge una sorta di confine o
limite e capisce che non può rimanere in questo posto. Non è
ancoraa il loro momento.
9.) Questo è seguito da una sensazione di essere tirato indietro
nel corpo.
C'è spesso un senso di riluttanza a dover tornare indietro,
specialmente quando tornano a provare un grande dolore in quel
corpo.
Questo scrittore ha parlato con due uomini interessanti che
hanno vissuto esperienze di pre-morte nella loro giovinezza, ed
entrambi hanno riportato esperienze molto simili alla lista di
cui sopra.
Il fratello di mia moglie, Wayne, è annegato in giovinezza
mentre nuotava con suo fratello in un ruscello nella proprietà
di famiglia.
Wayne ricordava di essersi tuffato sotto una zattera che avevano
costruito e di essersi impigliato in un chiodo col costume da
bagno.
Ha lottato per un pò, poi ha iniziato a respirare acqua, dopo di
che ha detto di aver sentito musica mentre galleggiava
attraverso il tunnel buio e nel giardino. Ha detto che era
un posto così bello e tranquillo che voleva restare lì e di aver
provato una sensazione di rabbia quando si è svegliato e ha
scoperto che suo fratello lo resuscitava.
Quell'esperienza ha avuto un profondo impatto sulla vita di
Wayne. Ha sviluppato gravi problemi di cuore a metà della
vita, ma ha vissuto ogni giorno al massimo perché ha detto che
non aveva più paura della morte. In effetti, quando parlava
della sua esperienza era facile capire che non vedeva l'ora di
tornare in quel giardino e qualunque cosa lo stesse aspettando
nell'oltre.
Quando lavoravo come giornalista nel Michigan, ho incontrato
Dennis Hale, l'unico sopravvissuto all'affondamento del
mercantile Daniel J. Morrell nel novembre 1966.
Hale stava dormendo in biancheria intima quando il grande
vettore di minerali si è spezzato durante una tempesta del Lago
Huron.
Afferrò una giacca da marinaio e un salvagente, e questo era
tutto ciò che indossava quando la barca affondò sotto i suoi
piedi.
È sopravvissuto a quella tempesta invernale per quasi 40 ore
prima che un elicottero della Guardia Costiera lo trovasse.
Durante quel calvario, Hale ha detto di aver lasciato il suo
corpo, fluttuando attraverso il tunnel buio e nel giardino.
Lì incontrò la madre defunta che lo guidò su una collina dove si
erano radunati i suoi amici morti della Morrell.
Hale ha detto che erano tutti felici di vederlo, ma gli dissero
che non era il suo momento e che doveva tornare indietro.
Hale ha detto che gli piaceva stare lì e aveva sofferto così
tanto nella zattera aperta, che era chiaramente riluttante a
tornare, ma all'improvviso si ritrovò di nuovo sulla zattera.
Un'ora dopo quell'esperienza Hale fu salvato.
I medici sono rimasti sbalorditi dal fatto che Hale sia
sopravvissuto pur avendo subito il congelamento di un piede una
cui parte venne rimossa. Ha poi scritto un libro sulla sua
esperienza. Il giardino che queste persone vedono è l'ingresso
del paradiso?
È la nostra destinazione finale dopo questa vita o c'è qualcosa
oltre?
Studi condotti da ricercatori del Monroe Institute di Faber,
Virginia, che hanno trovato modi per aiutare le persone a
lasciare il corpo su richiesta utilizzando speciali frequenze
sonore chiamate "Hemi-synch", o suono sincronizzato progettato
per forzare entrambi gli emisferi del cervello a funzionare
collettivamente, hanno approfondito l'esperienza della morte.
I risultati dei ricercatori del Monroe suggeriscono che gli
esseri umani creano collettivamente luoghi spirituali in cui
andare dopo la morte partecipando a sistemi di credenze.
Ad esempio, i cristiani credono nel paradiso e nell'inferno.
Poiché molti di loro credono in questi luoghi e hanno nozioni
preconcette su come sono, in realtà ci sono luoghi in cui i loro
spiriti possono dimorare una volta che hanno lasciato i loro
corpi.
Sfortunatamente, molte persone credono che saranno condannate
all'Inferno e in realtà si trovano a soffrire in un posto
simile,ma non è necessario. C'è anche un paradiso, anche se non
deve essere nemmeno quello la destinazione finale.
Al di là del giardino c'è la grande luce che sembra essere il
nucleo di tutte le cose, o il Creatore. Siamo tutti parte di
questa luce, e il nostro posto corretto sembra di tornarvi, una
volta il nostro tempo su questo pianeta è finito.
Ma questo, ancora una volta, fa parte del grande mistero.
Nessuno di noi lo saprà davvero finché non ci arriveremo.
Fonte:
https://www.perdurabo10.net/near-death.html
IL DR. GREYSON E LE NDE: NESSUN DUBBIO! (28-02-21)
I nostri Lettori conosceranno senza dubbio il Dr. Greyson più volte da noi citato per le sue ricerche sulle NDE. In questi giorni esce un suo nuovo libro in cui raccoglie le esperienze più significative raccolte in centinaia di interviste a pazienti strappati alla morte, come la seguente:
Un
lunedì mattina, all'età di 56 anni, il camionista Al Sullivan, mentre
era al lavoro ebbe un grave infarto. La prima cosa che ha
ricordato, è di aver visto il proprio corpo su un tavolo operatorio. Era
interessato, in modo distaccato, a vedere che il suo petto era stato
squarciato, esponendo il cuore. I suoi occhi erano chiusi con nastro
adesivo, cosa che spesso si fa quando un paziente è incosciente e
incapace di battere le palpebre, ma fu più perplesso di vedere un uomo
in camice da chirurgo che si pavoneggiava per la stanza con i gomiti in
fuori, dimenando e sbattendo le braccia come un pollo.
Al è sopravvissuto al suo intervento chirurgico di bypass coronarico
quadruplo. Pochi giorni dopo, il suo chirurgo ha visitato il reparto. Al
gli ha chiesto dello sbattere le braccia e, invece di negarlo, il medico
si mostrò molto irritato.
"Chi te l'ha
detto?"
sbottò. E
poi :
"Devo aver fatto qualcosa di giusto, visto che sei ancora qui, vero?"
Detto
questo, se ne andò.
Questo curioso aneddoto è stato raccontato da Al a Bruce Greyson, ora
professore emerito di Psichiatria e Scienze
Neuro-comportamentali presso l'Università della Virginia negli Stati
Uniti.
Il dottor Greyson ha poi contattato il Cardiochirurgo
che ha confermato
di aver agitato i gomiti in sala operatoria,
infatti dopo essersi
sterilizzato le mani usava quella gestualità per indicare persone e
strumenti, onde evitare di toccare qualsiasi cosa.
Il dottor Greyson ha preso sul serio la storia di Al, in parte perché ha
raccolto rapporti di esperienze di pre-morte per 50 anni e in parte
perché, da Psichiatra tirocinante, era stato confrontato da un paziente
con una storia stranamente simile.
Ecco la recensione
del libro "After" in vendita su
Amazon:
Il principale esperto mondiale di esperienze di pre-morte
rivela il suo viaggio verso il ripensamento della natura della morte,
della vita e della continuità della coscienza.
Casi di esperienze straordinarie sulla soglia della morte sono stati
segnalati fin dall'antichità e sono descritti oggi dal 10% delle persone
il cui cuore si ferma. Il mondo medico ha generalmente ignorato queste
"esperienze di pre-morte", liquidandole come "trucchi del cervello" o un
pio desiderio. Ma dopo che i suoi pazienti iniziarono a descrivere
eventi che non poteva semplicemente nascondere sotto il tappeto,
il dottor Bruce Greyson iniziò a indagare.
Come medico senza un sistema di credenze religiose, ha affrontato le
esperienze di pre-morte da una prospettiva scientifica.
In After, condivide le lezioni di trasformazione che ha imparato in
quattro decenni di ricerca. La nostra cultura tende a considerare la
morte come la fine della nostra coscienza, la fine della nostra
esistenza, una prospettiva temuta che per molte persone evoca paura e
ansia, ma il dottor Greyson mostra come le rivelazioni scientifiche sul
processo di morte possano supportare una teoria alternativa. Morire
potrebbe essere la soglia tra una forma di coscienza e un'altra, non
una fine ma una transizione. Questa nuova prospettiva sulla natura
della morte può trasformare la paura di morire che pervade la nostra
cultura in una sana visione di essa come una pietra miliare in più nel
corso della nostra vita. Dopo averci sfidato ad aprire la nostra mente a
queste esperienze e a ciò che possono insegnarci, ci consiglia di
espandere la nostra comprensione della coscienza e di cosa significa
essere umani.
L'autorevole testata del Daily Mail conclude così la recensione del libro e a noi pare una grossa apertura verso la Ricerca Psichica e un aspro rimprovero alla Scienza ufficiale che, nonostante l'innumerevole quantità di prove della sopravvivenza della coscienza, si ostina nel suo negazionismo (NdR) :
Da
una fonte meno autorevole, queste storie potrebbero sembrare sdolcinate
o traballanti.
Raccontate qui con calma precisione e con un tocco di conversazione,
sono sia avvincenti che convincenti.
Con così tante prove disponibili per ulteriori indagini, la domanda più
irritante ora non è se la vita continui in qualche forma dopo la morte,
ma perché la scienza tradizionale è così resistente all'idea.
Fonte: https://www.dailymail.co.uk/
IL TEMPO STA FINENDO
(17/02/21)
La
teoria generale è che l'universo sia iniziato con un Big Bang e che
tutte le stelle, i pianeti e le galassie volino via l'una dall'altra
come un grande pallone riempito d'aria. Ma ci sono problemi con
questa teoria che un team di scienziati in Spagna pensa di aver
risolto. |
PERCEZIONI VERITIERE DURANTE LE NDE
(25-09-20)
Vi
presentiamo un nuovo Collaboratore della PdA, il Dr. Piero Cavi
Parisetti, italiano ma che da anni risiede in GB ove esercita come
Medico ed Insegnante di Medicina Dei Disastri. Chi meglio di lui
potrebbe, quindi, parlarci delle NDE, visto che assiste persone
coinvolte in gravi incidenti o traumi di ogni tipo, ovvero pazienti
che più frequentemente vivono una NDE? --------------------------------------------------
Questo è il
penultimo articolo di una miniserie relativamente
La mancanza di
prove sperimentali invalida i dati di aneddoti e indagini?
CONCLUSIONI |
MEDICI INTERESSATI AL PARANORMALE? (21-01-20) In
un video presentato nel rapporto della scorsa settimana, il dott. Todd
Michael risponde alla domanda: La
sua risposta è "Sì,
dovremmo parlarne perché molti dottori e molte infermiere mi
dicono: 'Sì, ce ne interessiamo anche noi, a un livello o all'altro, e
non c'è niente di sbagliato in questo, sebbene ci critichino in modi
sottili. Non escono allo scoperto, non ci sanzionano e non ci censurano,
ma almeno non ci impediscano di parlarne. " In
molte occasioni siamo stati contattati da scienziati che ci hanno detto
che non possono dire nulla dei loro contatti con l'Aldilà fino a quando
non si ritirano. Ma i medici e gli infermieri che lavorano
quotidianamente vicino alla nascita e alla morte possono essere più
aperti a causa dell'esperienza personale diretta. Anche se spesso
sentiamo parlare di medici altamente scettici, in un sondaggio condotto
su 1.044 medici negli Stati Uniti, il 59% ha dichiarato di credere in
una sorta di vita dopo la morte. Un recente libro del Dr. Scott Kolbaba
include esperienze "miracolose" di 27 medici (scelti tra 200 esperienze
che ha raccolto).
E’ il
Pensiero che Genera la Materia!
(09-01-20)
Se non ci
va, cambia! Come? |
NEWS DAL DR. PARNIA
(30/11/19)
L'unico dato interessante che è emerso dalla conferenza del 19
Novembre scorso
riguarda i suoni generati nelle cuffie Bluetooth descritti come "suoni
cronometrati" trasmessi attraverso di esse e percepiti da almeno un
paziente in stato controllato di morte cerebrale.
Ciò significa che i suoni sono stati amministrati in modo intermittente
e per un numero temporizzato ma limitato di periodi, o che c'era un
flusso continuo con i diversi tipi di suoni temporizzati e
l'ora in cui sono cambiati?
Questo è molto importante; se i suoni non fossero continui, il fatto che
uno o più dei 4 "NDErs" udissero voci dalla stanza sarebbe
potenzialmente meno rilevante, dati i risultati a seconda che
esistessero dati EEG e PSO2 (Ossigenazione) corrispondenti che mostrassero sufficienti
livelli di ossigeno per supportare la coscienza. Sospetto che non
impareremo di più in questa fase e dovremo aspettare fino alla
pubblicazione dei dati, il che potrebbe essere tra molti anni!
Il Dr. Parnia ha fatto riferimento a numerosi nuovi studi che
inizieranno nei prossimi mesi e anni.
Quello che ci interessa di più è lo studio che esamina la coscienza
durante un arresto ipotermico profondo, chiamato COOL II.
In questa fase
si sta solo eseguendo uno studio pilota per aiutare la progettazione di
uno studio di riferimento più ampio.
Sembra improbabile che sentiremo
qualcosa per un certo numero di anni, ma ciò ha il potenziale per
produrre dati in modo più efficiente di AWARE II a causa delle
condizioni controllate. Anche lo studio prospettico sulle NDE dei
bambini fornirà spunti interessanti sulle differenze che sono state
discusse in precedenza. Ciò richiederà molto tempo poiché, per fortuna,
i bambini hanno molte meno probabilità di essere vicini alla morte, o in
realtà morti, rispetto agli adulti.
Parnia ha anche presentato alcuni dati che erano stati raccolti
risalendo a interviste storiche di numerose NDE. Ciò è stato già fatto
in diverse pubblicazioni su IANDS, ma sospetto che il suo team
applicherà un maggiore rigore sistematico e accademico.
Non è del tutto sicuro da dove provenissero queste NDE, ma includevano tutta una serie
di parametri oltre ai semplici elementi di base precedentemente
descritti.
Alla fine, Il Dr. Parnia si è un po 'agitato nel descrivere l'impazienza
di persone come noi! Ha insistito sul
fatto che questa ricerca richiede molto tempo, che non c'è sempre
abbastanza personale per partecipare agli eventi, ecc. Questo non spiega
perché non si sia riferito agli abstract del fine settimana, ma dobbiamo
dargli il vantaggio del dubitare e accettare che ci siano protocolli che
deve seguire. Ha detto che ora c'erano più dati, ma non così tanto.
Dubito che venga su questo sito, ma se lo fa, spero vivamente che il
nostro entusiasmo / impazienza non ostacoli in alcun modo il suo lavoro
o danneggi ciò che sta cercando di fare. Se lo fa in qualche modo,
allora deve dircelo. Altrimenti sarebbe il caso, dato che è disposto ad
andare in TV e a parlare di NDE, di riconoscere che è naturale per le
persone come noi che hanno un vivo interesse per il suo lavoro essere
desiderosi di imparare ed esprimiamo la nostra
frustrazione per non avere tutte le risposte ora.
Come sempre gli
auguriamo il meglio nella sua ricerca per far luce sulla natura della
coscienza prima e dopo la morte.
Anche se potrebbe non esserci stato nulla di "nuovo" dal punto di vista
sui recenti risultati di AWARE II, durante gli incontri sono successe un
paio di cose interessanti.
In primo luogo c'era la testimonianza della donna che aveva ricevuto la
RCP per un'ora e che i dottori erano pronti a rinunciare, tranne uno,
che ha preso il controllo e continuato. È successo 10 anni fa e ora sta
bene e vive una vita produttiva grazie a quel dottore e alle sue moderne
tecniche.
In secondo luogo, la NDE descritta dal medico del pronto soccorso Dr.
Tom Aufderheide nella sessione serale.
Questo è stato strabiliante e mi
ha ricordato perché per la prima volta mi sono appassionato
all'argomento delle NDE.
In realtà non ABBIAMO BISOGNO dei risultati di AWARE II, abbiamo centinaia, se non migliaia, di testimonianze umane
affidabili, molte delle quali provenienti dagli stessi operatori
sanitari, che confermano al cento per cento la validità dell'OBE.
Ma
soprattutto attestano la natura spirituale degli umani e il nostro
destino finale.
Qui siamo diventati così ossessionati dalla ricerca della "pistola
fumante" e ho realizzato ieri sera che potrei aver perso la
concentrazione sulla vera meraviglia di questi racconti incredibili ...
sono strabilianti. Non ho bisogno di AWARE II.
So per esperienza
personale che esiste un'altra realtà oltre questa vita. L'ho
sperimentato da solo e attraverso i resoconti degli altri. So di avere
un'anima dentro di me ... il mio cervello a volte dimentica!
Ad ogni modo, continueremo a seguire gli sviluppi, ma il dott. Parnia ha
detto che dobbiamo seguire il sito web della New York University per
eventuali aggiornamenti.
FONTE: https://awareofaware.co/ - ADATTAMENTO WM
AWARE II: CI SIAMO? (14-10-19)
Come in molti hanno
notato, in questo
articolo
il Dr. Parnia sostiene vigorosamente
che la coscienza, o anima, è
un'entità individuale in grado di sopravvivere alla morte.
Questo
articolo è stato chiaramente approvato dal Dr. Parnia, in quanto è
correlato a
'Cosa succede quando moriamo' , incontro che dovrebbe avvenire
alla New York University a Novembre.
Ciò implica che Parnia è
assolutamente convinto che la coscienza sopravviva alla morte.
Le implicazioni di ciò sono molto chiare dal mio punto di vista. Come
scienziato prendere una posizione del genere è invitare alla derisione,
a meno che non ci siano prove forti a sostegno di questa posizione. Da
qui la mia convinzione che ora sia in possesso di uno o più "colpi"
(cioè OBE verificate
scientificamente) dallo studio AWARE II.
Utilizzerà questo evento a New
York come teaser per i risultati dello studio?
Consapevolezza durante
un arresto circolatorio IN ipotermiA profondA
(05-08-19)
Seppellito negli studi Aware II c'è qualcosa di grande interesse per
quelli di noi che
hanno
seguito questo studio.
<<Nei nostri studi sull'arresto cardiaco e sui suoi effetti sulla
coscienza, i nostri dati ci hanno portato a ipotizzare che la
rianimazione di qualità superiore sia associata a un livello più elevato
di consapevolezza cosciente durante l'arresto cardiaco e la
rianimazione, che a sua volta è associato a una migliore sopravvivenza,
poichè il cervello subisce lesioni minime e una minore incidenza di
disturbi della coscienza.
Un nuovo modo di studiare la coscienza in un ambiente che imita
biologicamente la morte clinica oltre all'arresto cardiaco è quello di
monitorare i pazienti sottoposti a arresto circolatorio ipotermico
profondo (DHCA), una tecnica medica in cui la temperatura
corporea del paziente viene portata a circa 20° C, arrestando la
circolazione sanguigna e le principali funzioni degli organi. Questo
approccio viene spesso utilizzato dai chirurghi che devono operare sui
principali vasi sanguigni. Poiché il DHCA imita biologicamente la morte
clinica, ma è molto ben controllato, offre un'eccellente opportunità per
studiare la coscienza e la consapevolezza in una popolazione, che a
differenza dell'arresto cardiaco, ha un tasso di sopravvivenza molto
elevato. Stiamo sviluppando nuovi metodi per determinare cosa succede
alla coscienza prima, durante e dopo questo arresto. Stiamo usando varie
tecnologie tra cui l'EEG portatile, ossimetria cerebrale e strumenti
visivi e audio per testare l'apprendimento implicito ed esplicito,
nonché i ricordi e la memoria.
Questo studio integra il nostro lavoro in AWARE II e prevediamo che
scopriremo nuovi eccitanti aspetti della mente umana.
Questo è fondamentalmente molto simile allo studio COOL che è stato
avviato a Montreal, ma è terminato quando il chirurgo che ha eseguito i
processi si è trasferito. È molto eccitante poiché nel corso degli anni
sono stati segnalati numerosi rapporti che hanno dimostrato che si
creano effettivamente esperienze simili a quelle della NDE con OBE.>>
Il punto chiave, che il Dr. Parnia sottolinea, è che le condizioni sono
prevedibili e controllate. Mentre ci saranno molti più arresti cardiaci
(AC) rispetto a queste procedure, ci sono anche molte meno possibilità
di sopravvivenza o di richiamo con una A.C., quindi questa strada ha la
possibilità di produrre risultati in modo più coerente. Molto entusiasta
di vedere ciò che sta accadendo e il fatto che sia già in corso, e
potrebbe portare a risultati prima piuttosto che dopo. I casi riportati
sarebbero davvero molto interessanti.
Fonte: AwareofAware
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