Youvoid parla di Aware
NUOVA INTERVISTA!
Aware
parla di sopravvivenza dopo la-morte!
(05-05-16)
Pubblicato
il 22 aprile 2016 da
http://systemfailureb.altervista.org/author/systemfailureb/
Da questa intervista pubblicata dall'importante Webzine, emergono i contenuti altamente spirituali del primo album del gruppo bolognese degli Youvoid, che vi avevamo già indicati nell'articolo precedente. Un album che non può mancare nella collezione musicale dei nostri Lettori!
In Aware ascolto una
certa dose di malinconia.
Che potete dirci a
riguardo?
Si, è vero, c’è molta malinconia ed è una malinconia di tipo esistenziale, strettamente connessa al titolo del disco, Aware, che in inglese significa “consapevole” ma anche “cosciente”. I due concetti sono strettamente legati, perché la “consapevolezza” a cui ci riferiamo è “una presa di coscienza” del lato oscuro che abita la natura umana. Diventare consapevoli dei “fantasmi” che abitano nella psiche, significa anche “sentire” come essi si manifestano nella vita reale, nei rapporti con gli altri. La malinconia nasce da questa presa di coscienza, ma anche dal desiderio di tornare ad una condizione esistenziale meno complessa, che molti vivono durante l’infanzia, quando ancora l’innocenza e la fiducia nella vita sono incondizionate. Oltre alla malinconia, c’è anche un forte senso di commozione, nel prendere atto di queste dinamiche interiori.
GLI
YOUVOID, UN GRUPPO SPIRITUALISTA
(16/04/16)
http://lnk.to/Aware
Il video e le musiche sono stati tutti auto prodotti dai quattro componenti della Band che si aggancia al filone Trip hop, Elettronica leggera,con linee vocali ammalianti e piacevoli richiami pop. Cliccando su questi links potrete leggere i favorevoli giudizi di ben quattro autorevoli siti musicali: http://www.rockit.it/recensione/33684/aware-aware http://www.freakoutmagazine.it/ Già...ma chi è la
misteriosa cantante dalla voce eterea? |
Anche un senso di vuoto…
Il senzo di “vuoto” richiama il nome stesso della nostra band.”Youvoid” è un gioco di parole, ma viene dal verbo inglese “to void” che significa “annullare”. In realtà, il senso che abbiamo dato a questo concetto non è negativo: esso si riferisce alla necessità di annullare il proprio “ego” temporaneamente, al fine di accedere a quel luogo dell’Anima dove la mente razionale cessa il suo brusio e l’ispirazione artistica “accade” .
Nell’album si parla di sopravvivenza dopo la morte…Un argomento non facile da trattare…
Sono felice di questa domanda, perché è davvero un punto cruciale nelle tematiche del disco. La morte è il tabù del nostro secolo ed è uno degli argomenti più difficili da affrontare in pubblico, perché si rischia sempre di essere fraintesi. Essa è una condizione ontologica dell’essere umano e in realtà ne facciamo esperienza, simbolicamente, tutti i giorni: si può provare una “morte psicologica” quando veniamo abbandonati dal partner o quando una situazione lavorativa/professionale finisce; il sonno stesso, è stato sempre definito come una “morte” temporanea, che null’altro è, se non lo spegnersi della coscienza razionale che abbiamo quando siamo svegli . Certo, la morte, quella vera e definitiva, quella del corpo fisico, è l’esperienza estrema per antonomasia ed è un mistero insondabile, da cui sono nati i primi culti e rituali religiosi. E’ quindi un problema che coinvoge l’uomo dagli albori della sua esistenza “cosciente” sul pianeta e genera paura, perché non può essere indagata fino in fondo.Ma molti popoli, sin dall’antichità, hanno cercato di “dare un senso” a questa esperienza imprescindibile: il Libro Tibetano dei Morti (“Bardo Thodol” in tibetano, che letteralmente si traduce “Suprema Liberazione tramite l’Ascolto” ) ne è un esempio. Ispirandomi a questo testo e allo studio sulle Near Death Experiences (Esperienze di Pre Morte) del dr.Raymond Moody (medico statunitense, che ha studiato centinaia di casi di pazienti dichiarati morti clinicamete ma che poi si sono “risvegliati”, raccontando di un viaggio incredibile fatto nell’Aldilà) , ho formulato una mia preghiera personale che “ho cantato” su un riff di chitarra, un giorno in cui morì una persona che conoscevo. Così, ad esempio, è nato “A Prayer for Flying Souls”(Una Preghiera per le Anime che volano), chè una sorta di “congedo” un “saluto”, più che una vera e propria preghiera: si invita l’Anima del defunto a non voltarsi indietro, ad abbandonare i propri attaccamenti terreni ma soprattutto a “perdonare se stessa” e quindi ad accettere l’aspetto “ombra” che ha caratterizzato il suo essere stato “umano”. Questa canzone, ”arrivò” quel giorno, proprio da quel silenzio e dal quel vuoto, che la notizia della morte di questa persona, inevitabilmente generò in me e in Fabio, che poi compose le batterie ed i suoni del pezzo. Scriverlo è stato il mio modo personale per compiere un “rito”, esperienza che in occidente si è perduta e che invece, in tutte le culture della terra è stata utilizzata proprio per lenire il dolore della
A
PRAYER FOR FLYING SOULS TESTO: LYDIA PISANI - MUSICA: FABIO ROSSI Leave this world and go leave this world It's hard, i know Leave your mind behind the suffering and go, go home while you forgive yourself and all your needs. Don't look back dive into the sound of life let your soul fly.. In depth, where i can see in the light, that fills the entire consciousness I’m falling now In the light.. Leave this world and go Leave this world... And you forgive yourself and all your needs. |
UNA PREGHIERA PER LE ANIME IN VOLO TESTO: LYDIA PISANI - MUSICA: FABIO ROSSI
Lascia questo mondo |
perdita e allo stesso tempo,confortare chi subisce un lutto. Con questo, voglio solo dire che a volte immaginare che questo “Aldilà” possa esistere, è un atto terapeutico di per sé, che può aiutare a vivere questa vita con più serenità.
Ci parlate delle sonorità dell’album?
Il
disco è stato definito dalla stampa trip
–hop/elettronico/post rock, con elementi che
richiamano il dream pop e questi elementi di fatto,
caratterizzano i suoni della band; ma in alcuni
brani abbiamo volutamente scelto di utilizzare
sonorità acustiche, come in Feeble (chitarra,voci,
violino) e the Tower (pianoforte, voce, violino). La
scelta di discostarci dai suoni elettronici, è nata
dall’esigenza di far sentire che c’è anche altro.
Fabio è un pianista e ama molto le colonne sonore
(tra i suoi compositori preferite c’è Morricone,
Danny Elfman e Nobuo Uematzu), ha composto
tantissimo materiale per piano e ci sembrava
riduttivo rinchiuderci solo in genere definito. Il
piano poi, si prestava perfettamente al
“parlato/cantato” di the Tower, che è una mia poesia
scritta nel 2011 (sia in iglese che in francese).
Abbiamo quindi chiesto a Massimiliano Gallo (Proteus
911, Eco Nuel) di inserire il suo violino in questi
due pezzi acustici e la sua preziosa collaborazione,
ha dato un risultato che abbiamo deciso di inserire
nell’album, insieme alla batteria di Fabio Resta (Meraklija
Ensemble, Sofya Ensemble), suonata in Ghost Flower e
The Stranger, anche in questo caso, per non
utilizzare solo la batteria elettronica.
Apparentemente queste scelte possono sembrare
incoerenti dal punto di vista stilistico, in realtà
il risultato complessivo è stato proprio quello di
rimarcare le atmosfere oniriche e sospese
che
caratterizzano la nostra musica e di dilatarle,
semplificandole, nei pezzi acustici.
Quanto è importante per un musicista, trovare il suono giusto?
Crediamo che trovare il suono “giusto” in fase di composizione sia essenziale; Fabio passa giornate intere a fare questa operazione e finché non trova ciò che, secondo lui, rappresenta l’emozione che vuole esprimere non si ferma. Lo stesso discorso vale per Pierfrancesco, il chitarrista, che ha un orecchio incredibile e un modo di suonare la chitarra molto espressivo e lo stesso possiamo dire di Alessandro. I loro “gusti” estetici, si sposano perfettamente con le ricerche di Fabio e gli arrangiamenti di solito, nascono al primo ascolto, senza troppe difficoltà. Anche io ho lavorato molto sulla voce negli ultimi anni e la mia ricerca iniziale si è focalizzata sul registro da usare in base al mio tipo di voce (sono un soprano leggero). Ho studiato per tre anni tecnica belcantistica con il Maestro Antonio Pappalardo, che mi ha aiutata tantissimo a rapportami con il mio strumento, la voce appunto e poi ho scoperto una nuova passione con l’insegnante Federica di Leonardo: il canto gregoriano (canto con il coro Flatus Cordis da lei fondato). Tutti questi elementi personali, unendosi ed equilibrandosi, hanno portato quindi a creare il “nostro” sound nel corso di questi anni, favorendo una sorta di “Alchimia”, un processo senza il quale una band che compone musica propria, non può esistere. E quando ciò accade, è una vera fortuna!
Spesso ci sono suoni cupi e tetri nella vostra musica
Il disco sonda le profondità dell’incoscio, quindi era inevitabile che emergessero dei suoni scuri, anche se ad esempio in Wise Girl abbiamo usato suoni meno cupi nella parte finale. Le emozioni che vogliamo trasmettere sono molto forti, provengono da quel mondo interiore che obbliga l’ascoltatore a fermarsi ed ascoltare.
Da dove trae ispirazione la vostra musica?
Dai sogni che facciamo e su cui spesso ci confrontiamo, dal cinema, dalla filosofia,dalla psicologia, dal mito, dalle fiabe, dalla meccanica quantistica, dalle nostre esperienze di vita personali e da tutta la musica che abbiamo ascoltato dall’adolescenza in poi.
Che ricercatezza sonora maniacale in Aware…
Di questo ne dovresti parlare con Fabio…il maniaco è lui! In realtà lo siamo anche noi tre, ma Fabio ci supera sempre.
Secondo me voi parlate per i sognatori..
Noi siamo dei sognatori, in tutti i sensi: io personalmente da più di dieci anni lavoro sui sogni che faccio, li scrivo e cerco di capire cosa abita questa dimensione. Chi fa musica, arte, letteretura, ma anche alcuni grandi scienziati, da sempre attinge a questo serbatoio inesauribile di ispirazione! Credo che senza i sogni, che siano ad occhi aperti o chiusi, l’umanità avrebbe fatto molta più fatica ad andare avanti .
Da dove è venuta l’idea di fondere trip-hop e post-rock?
In realtà, all’inizio non avevamo nessuna idea a riguardo. Quando ascoltai per la prima volta un pezzo di Fabio, Nowhere (da cui abbiamo poi tratto il titolo del primo E.P. nel 2013), ebbi la chiara sensazione che c’era un gran potenziale nel suo modo di comporre.Non c’era solo trip hop, ma anche un’anima più scura e rarefatta. Essendo coetanei e avendo molti ascolti simili (il post rock ci accomuna molto e abbiamo suonato tutti in altre band a partire dall’adolescenza), si è creata una vera e propria “fusione” tra le precedenti esperienze musicali e quelle attuali. Pierfrancesco ha un paio di anni in più di me e Fabio, mentre Alessandro, che è il più grande della band, ha contribuito con la sua esperienza a strutturare uno dei suoni che definiscono meglio i due generi, che è proprio il basso.
Quanto è importante la libertà?
La liberta’ è una condizione a cui tutta l’umanità anela da sempre, è un concetto universale, anche se per ogni individuo può significare cose diverse. Per quanto mi riguarda, la libertà è fondamentale, se intesa soprattutto come una condizione interiore, che si realizza quando la persona è davvero in linea con se stessa, con i suoi bisogni ed il suo essere più profondo.
Riuscite a immaginare la vostra musica senza l’elettronica?
Perche no? Sperimentare altre soluzioni è vitale per la crescita di una band. Feeble e the Tower ne sono un esempio.
Ci spiegate cosa rappresenta l’immagine di copertina dell’album?
La cover del nostro disco è un’opera dell’artista bolognese Luisa Denti. Il significato originale dell’opera dovresti chiederlo all’artista: noi abbiamo visto nell’immagine di questa ragazza nuda il cui volto non si vede per intero e che si “protegge” con le braccia, sovrastate da un cuore rosso (di stoffa ricamato), la sintesi perfetta dei nostri suoni e contenuti. L’attenzione qui è focalizzata sulla parte centrale del corpo, dove risiede il cuore e non sul volto, che ne è escluso. E’ un’immagine forte, che rappresenta l’intensità emotiva dei brani e allo stesso tempo il concetto che assume per noi, la parola Aware: una consapevolezza che viene dal cuore, più che dalla mente. E la consapevolezza porta con sé protezione.
Progetti per il futuro?
Si, ne abbiamo parecchi già in cantiere, come quello fare un altro video clip e continuare a lavorare al prossimo disco (abbiamo già scritto i primi quattro pezzi); poi stiamo ideando una collaborazione per i concerti con Giuliana Berèngan, regista teatrale e scrittrice di Ferrara, che appare come attrice nel video del nostro singolo, “Ghost Flower”. Giuliana è una scrittrice straordinaria, fondatrice di una campagna che si chiama “Save the Words” (Salviamo le Parole) ed è per noi un onore avere avuto la sua partecipazione, insieme a quella del suo compagno, Massimo Roncarà, nel video. L’idea di poter condividere con lei anche il palco e coinvolgerla con il suo progetto, ci entusiasma molto e lei si è detta disponibile a collaborare. Non vediamo l’ora!
Lydia Pisani per: http://systemfailureb.altervista.org/author/systemfailureb/