Di Victor Zammit Il materialismo ha sedotto persone in tutto il mondo a far sì che il loro unico scopo nella vita fosse quello di accumulare ricchezze sproporzionate, costruendo case più grandi,acquistando auto di lusso, accumulando fondi pensione sostanziosi, sempre in giro ad indulgere in attività puramente egoistiche. Centinaia di miliardi di dollari vengono spesi ogni giorno per promuovere il materialismo - mentre i media ignorano totalmente le informazioni più importanti sul motivo per cui siamo sulla Terra. Ci è stato ricordato dagli Spiriti-Guida che, rispetto all'eternità, il nostro soggiorno qui non è altro che una frazione di un batter d'occhio. Coloro che si preoccupano di indagare sanno che esistiamo non per accumulare potere e beni materiali, ma per crescere nel carattere e nella capacità di amare.
COSA
DICONO GLI SPIRITI AI MEDIUM: --------------------------
"Un
credo religioso", disse il maestro, "non è un'affermazione della
realtà, ma un indizio, una traccia di qualcosa che resta un
mistero inafferrabile per il pensiero umano. In breve, un credo
religioso è solo un dito che indica la luna. Alcune persone
religiose non vanno mai oltre lo studio del dito. Altre sono
impegnate a succhiarlo. Altre ancora usano quel dito per cavarsi
gli occhi. Queste sono le persone bigotte, rese cieche dalla
religione. E sono rari davvero i religiosi sufficientemente
distaccati dal dito in modo da vedere ciò che esso indica... (Prof. Meluzzi su Twitter)
DOVE SI TROVA L'aldilà? SE RISPONDETE SI A TUTTE LE AFFERMAZIONI, SIETE SULLA BUONA STRADA! Nulla accade veramente per caso,siamo tutti qui con la missione personale e collettiva di evolvere spiritualmente La vita che conduciamo tocca molti altri,in un modo o nell'altro Le nostre vite non sono vissute per il beneficio dei nostri cari e neppure per il bene della nostra evoluzione spirituale personale, ma a beneficio di tutti gli esseri umani nel loro sviluppo Anche i compiti più umili e ingrati o apparentemente banali sono importanti ed esistono per un preciso scopo, ognuno è una parte del Grande Disegno
REINCARNAZIONE "CRISTIANA"
Che forma assumiamo nelle dimensioni dell'Aldilà? Cosa aveva imparato Renzo Tramaglino dalle sue note disavventure? Questo è un messaggio che Silver Birch ha dedicato ai genitori in lutto: Regole generali dell’Amore RITORNO A CASA
Avevo raggiunto un punto in cui ancora una volta fortemente percepivo la presenza Messaggio a Victor Hugo
PERCHE' I cristiani doVREBBERO rifiutare i CONTATTI MEDIANICI? |
“Quando sarò morta, penso che la mia mamma avrà nostalgia, ma io non ho paura di morire. Non sono nata per questa vita!”
Come oncologo con 29 anni di esperienza
professionale, posso affermare di
essere cresciuto e cambiato a causa dei drammi vissuti dai miei
pazienti. Non conosciamo la nostra
reale dimensione fino a quando, in mezzo alle avversità, non scopriamo
di essere capaci di andare
molto più in là. Ricordo con emozione l’Ospedale Oncologico di
Pernambuco, dove ho mosso i primi passi come professionista. Ho iniziato
a frequentare l’infermeria infantile e mi sono innamorato
dell’onco-pediatria. Ho assistito al dramma dei miei pazienti, piccole
vittime innocenti del cancro. Con la nascita della mia prima figlia, ho
cominciato a sentirmi a disagio vedendo la sofferenza dei bambini.
Fino
al giorno in cui un angelo è passato accanto a me!
Vedo quell’angelo nelle sembianze di una bambina di 11 anni, spossata da
due lunghi anni di
trattamenti diversi, manipolazioni, iniezioni e tutti i problemi che
comportano i programmi
chimici e la radioterapia.
Ma non ho mai visto cedere quel piccolo
angelo. L’ho vista piangere
molte volte; ho visto anche la paura nei suoi occhi, ma è umano! Un
giorno sono arrivato in
ospedale presto e ho trovato il mio angioletto solo nella stanza.
Ho chiesto dove fosse la sua mamma. Ancora oggi non riesco a raccontare
la risposta che mi diede senza emozionarmi profondamente.
“A volte la mia mamma esce dalla stanza per piangere di nascosto in
corridoio.
Quando sarò morta, penso che la mia mamma avrà nostalgia, ma io non ho
paura di morire.
Non sono nata per questa vita!”
“Cosa rappresenta la morte per te, tesoro?”, le chiesi.
“Quando siamo piccoli, a volte andiamo a dormire nel letto dei nostri
genitori e il giorno dopo ci
svegliamo nel nostro letto, vero? "
(Mi sono ricordato delle mie figlie, che all’epoca
avevano 6 e 2
anni, e con loro succedeva proprio questo).
“È così. Un giorno dormirò e mio Padre verrà a prendermi.
Mi risveglierò in casa Sua, nella mia vera vita!”
Rimasi sbalordito, non sapendo cosa dire. Ero scioccato dalla maturità
con cui la sofferenza aveva
accelerato la spiritualità di quella bambina.
“E la mia mamma avrà nostalgia”, aggiunse.
Emozionato, trattenendo a stento le lacrime, chiesi:
“E cos’è la
nostalgia per te, tesoro?”
“La nostalgia è l’amore che
rimane!”
Oggi, a 53 anni, sfido chiunque a dare una definizione migliore, più
diretta e più semplice della
parola “nostalgia”: è l’amore che rimane! Il mio angioletto se ne
è andato già molti anni fa, ma mi ha lasciato una grande lezione che mi
ha aiutato a migliorare la mia vita, a cercare di essere più umano e più
affettuoso con i miei pazienti, a ripensare ai miei valori. Quando
scende la notte, se il cielo è limpido e vedo una stella la chiamo il
“mio angelo”, che brilla e risplende in cielo.
Immagino che nella sua nuova ed eterna casa sia una stella folgorante.
Grazie, angioletto, per la vita che ho avuto, per le lezioni che mi hai
insegnato, per l’aiuto che
mi hai dato. Che bello che esista la nostalgia! L’amore che è rimasto è
eterno.
****************************
(Dr. Rogério Brandão, Oncologo)
[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]
Fonte:
http://www.lalucedimaria.it/cosa-e-la-mort...ncro-terminale/
Grazie a Silvio che l'ha postata sul Forum, troppo bella per non registrarla sulla sezione "Punti Da Ponderare". (WM)
*************************
PERCHè NON
DOBBIAMO
TEMERE LA MORTE
(23-04-13)
Di James Donahue
La morte è un argomento di cui le persone evitano di parlare o
addirittura non vogliono nemmeno pensarci, tranne quando scompare un
amico o un parente e sono obbligate a partecipare al suo funerale.
Questo è un terribile errore: tutti dobbiamo alla fine morire e bisogna
essere preparati per ciò che inevitabilmente ci accadrà.
Mi ricordo di quando mia madre stava morendo e lo sapeva. Non c'era
paura nei suoi occhi, solo una profonda tristezza. Ho sentito un senso di
impotenza quando ho visto il suo ultimo respiro, perché mi sono reso
conto che non sapevo come consolarla. Stava vivendo qualcosa che non
aveva mai affrontato, non ne sapeva nulla e non potevo dirle niente di
rassicurante.
Mia moglie, che ha lavorato per anni in un ambiente ospedaliero ed aveva già
sperimentato la perdita dei genitori e di due fratelli, aveva più
familiarità di me con la morte.
Lei prese le mani della mia mamma e le disse che stava andando tutto
bene, che era libera di lasciarsi andare, di abbandonare il suo corpo e
che la morte sarebbe stata agevole. Poi la istruì su come cercare la
scintilla di Luce e di tenere gli occhi su di essa. Mamma sembrava
essere più rilassata dopo, penso che avesse solo bisogno di sapere che
qualcuno l'avrebbe curata e compresa.
Quel che stava vivendo era qualcosa di privato, una parte misteriosa
della vita che tutti gli esseri umani devono affrontare a modo loro,
perché pochi sono tornare a darci consigli su come lasciare questo
mondo.
Anche coloro che fanno ritorno da una esperienza di pre-morte, raramente
danno qualche consiglio, perché anche loro sono impreparati a ciò che
accade e non lo capiscono.
Il nostro modo di prepararci alla morte, se ne abbiamo tempo, è del
tutto sbagliato. Si tratta di un programma micidiale creato dai sistemi
religiosi mondiali che alimenta la paura e di conseguenza ci prepara per
una specie di disastro eterno.
E' ironico che così tante persone sono totalmente impreparate alla morte
quando si tratta di loro stessi, anche se viviamo la vita ben sapendo
che parte dell'esperienza stessa include la morte, é come se noi pensassimo
di essere immuni a quella cosa che succede a tutti gli altri intorno a
noi.
Infatti, al di fuori del contesto religioso, abbiamo scelto di non
parlare molto del morire: è quasi un argomento proibito in ogni
conversazione, persino pensarlo quando siamo soli con noi stessi.
L'unica cosa che pensiamo di sapere sulla morte è che si passa da questa
vita in un'altra esistenza. La Chiesa insegna che siamo giudicati per
tutte le cose che abbiamo fatto, così passiamo tutta la vita ad essere
indottrinati sulla paura dell'Aldilà, su una sentenza di un Dio
onnipotente che ci può torturare per l'eternità se siamo indegni del suo
santo Paradiso.
La nostra punizione è un'eternità di sofferenza in un luogo chiamato
inferno.
Non è una buona prospettiva, dopo una vita di pochi piaceri, molte prove
e molte sofferenze, prima che ci arriviamo.
Così la Chiesa è un fallimento totale quando si tratta di preparare
l'uomo alla morte. L'insegnamento della Chiesa mette la gente in uno
stato di paura della morte. Ho sentito una storia terribile dalla mia ex
padrona di casa durante i miei anni universitari.
Grace era una buona
vecchia anima che ha operato come pensionante con pugno di ferro,fuori
dal campus universitario. Era
una persona di mondo che ha avuto poca utilità per la chiesa. Ma hanno
detto che quando è morta è andata via scalciando e urlando. Non aveva
paura dell'uomo, ma temeva l'ignoto e penso che lei era sicura che si
stava dirigendo dritta all'inferno. Non meritava quella esperienza.
Le persone che sono state rianimate, con conseguenti esperienze di
pre-morte sul tavolo operatorio ed in altri eventi drammatici, hanno una versione
molto diversa di ciò che ci accade quando moriamo.
C'è un breve momento
di ansia quando si raggiunge lo stato di morte, ma poi una volta che il
nostro spirito ha lasciato il corpo, entriamo in uno stato di pace e
tranquillità che la maggior parte delle persone dicono essere
estremamente piacevole.
Un uomo con cui abbiamo parlato e che ha avuto non solo una vera
esperienza di pre-morte, ma è volutamente passato attraverso uno stato
di morte mentale seguendo un corso presso l'Istituto Monroe, dice che la
morte è una esperienza molto piacevole.
Dopo si entra in un buio totale che è meravigliosamente sereno,
anche se è possibile per alcune persone rimanere in questo stato, senza
mai lasciarlo, a meno che non lo che desiderino.
Ma c'è una Luce in alto, che appare come una minuscola stella
luminosissima e se noi la guardiamo ci troviamo a volare verso di essa
fino ad entrarvi dentro. Là troviamo persone che conosciamo, che sono
passati prima di noi, che ci aspettano quasi come un comitato di
benvenuto. Questo è un livello superiore di esistenza, un mondo come il
nostro, pieno di bellezza, ma mancano il dolore e l'angoscia che
soffriamo qui. Non vi è alcun giudizio di un Dio
onnipotente.
Ognuno di noi ha la
possibilità di andare in questa vita nuova e bella quando lasciamo
i corpi terreni: il trucco sta nel cercare la Luce una volta che si
entra nel buio. Ci viene detto che, in un primo momento, la Luce è come
una piccolissima punta di spillo quindi è necessario cercarla.
Una volta trovata, non bisogna mai staccare gli occhi da essa e solo in
questo modo si entra rapidamente in ciò che appare come un tunnel buio
fino a quando si emerge fuori, nella Luce.
Questa è la vera esperienza della morte che ci attende. Non c'è nulla da
temere.
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MEDITATE! (Pasqua 2012)
Non SI MUORE DA SOLI
(18-03-12)
DI
: Elizabeth Kubler-Ross
Ci sono tre ragioni per cui nessuno
può morire da solo.
Oltre alla mancanza di dolore ed all'esperienza della totalità fisica in
un corpo simulato ma perfetto (che possiamo chiamare corpo eterico),
saremo anche consapevoli che è impossibile morire da soli.
Questo vale anche per chi muore di sete in un deserto, a centinaia di
kilometri dall'essere umano più vicino, o per un astronauta che perde la
rotta e resta intrappolato nella sua capsula fino a che non muore per
mancanza di ossigeno.
I pazienti che lentamente si preparano alla morte, come spesso accade ai
bambini che hanno il cancro, cominciano ad essere consapevoli del fatto
che hanno la capacità di lasciare i loro corpi fisici, hanno ciò che noi
chiamiamo una out-of-body experience
(OBE). Tutti noi abbiamo queste esperienze extracorporee durante alcuni
stati del sonno, anche se pochi di noi ne sono consapevoli. I bambini
morenti, che sono molto più sintonizzati di noi con l'Aldilà, diventano
molto più spirituali di quelli sani della stessa età e sono ben presto
consapevoli di questi brevi viaggi fuori dai loro corpi, che li aiutano
nella fase di transizione, facendo loro acquisire familiarità col luogo
dove sono in procinto di andare.
Durante questi viaggi, i pazienti vengono a conoscenza della presenza di
Esseri che li sostengono,li guidano e li aiutano. Questa è la prima
ragione per cui non si può morire da soli. I bambini spesso si
riferiscono a loro come "i compagni di gioco" e le religioni li hanno
chiamato Angeli Custodi.
La maggior parte dei Ricercatori, invece, li chiamano "Guide". Non è
importante l' etichetta che diamo loro, é importante sapere che dal
momento della nascita, a partire dal nostro primo respiro e fino al
momento in cui cessa la nostra esistenza fisica, siamo con queste Guide
al nostro fianco che ci aiutano nel passaggio dalla vita terrena alla
vita dopo la morte.
Il secondo motivo per cui non possiamo morire da soli è che
saremo attesi da coloro che ci hanno preceduto nella morte e che abbiamo
amato in terra.
Potrebbe essere un bambino che abbiamo perso, forse decenni prima, o una
nonna,
un padre, una madre, o un'altra persona che è stata significativa nella
nostra vita.
Il terzo motivo per cui non possiamo morire da soli è che quando
abbiamo abbandonato i nostri corpi fisici,ci troveremo in una vita dove
non c'è tempo nè spazio dove, cioè, possiamo essere ovunque scegliamo di
essere alla velocità del pensiero. Un giovane che muore in Viet Nam e
pensa a sua madre a Chicago sarà a Chicago con la velocità del pensiero.
Se si muore sulle Montagne Rocciose sotto una valanga ed i vostri
familiari vivono a Virginia Beach, vi troverete a Virginia Beach sempre
alla velocità del pensiero.
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La Dr.ssa Elisabeth Kübler-Ross, psichiatra ed
autrice del rivoluzionario libro,
On Death and Dying, ha evidenziato le ormai famose "5 fasi
del lutto.(Clic)"
Precisazioni Sulle Cinque fasi del lutto
|
Sempre schietta, il suo lavoro sfida la professione medica affinchè
modifichi la sua visione dei pazienti terminali apportando grandi
cambiamenti e concetti avanzati e molti importanti come il testamento di
vita, l'assistenza sanitaria domiciliare e diffondendo la cultura del
dare aiuto ai pazienti, perchè possano morire circondati di dignità e di
rispetto. Il suo sito è:
www.elisabethkublerross.com
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Diventare il testimone
Di Mike Tymn
(16-01-12)
Un
pomeriggio, tre decenni fa, quando ero al college, partii per un viaggio
sulle strade del Connecticut. Questo viaggio è ovviamente avvenuto prima
che esistessero il GPS ed anche i telefoni cellulari, perciò avevo con
me solo una mappa, ma non era molto esatta. Le strade non erano ben indicate
ed io non avevo familiarità con la zona da attraversare. Il risultato fu
che mi sono perso senza speranza e man mano che il giorno passava, mi sentivo
sempre più frustrato.
Infine, seduto in macchina come uno scemo, ho iniziato ad infuriarmi ,imprecando contro
quella pessima mappa, la scarsa segnaletica ed il
labirinto impenetrabile di strade. Ma, mentre ero furioso, ero anche
consapevole di un'altra parte di me stesso, stranamente distaccata e non
giudicante, che mi diceva molto freddamente :
"Sta davvero perdendo il controllo, non
è così? " (O qualcosa del genere.)
Questo può essere stato il primo momento in cui presi coscienza del
'Testimone' -
la parte di noi che osserva, prende nota e impara, ma non
reagisce o condanna. Quando mi calmai,
iniziai a pensare a quella strana
sensazione di dualismo - di guardare me stesso dal di fuori. Più tardi
ho imparato che gli Psicologi la chiamano
dissociazione, ma porre
un'etichetta a qualcosa non spiega nulla e io sono rimasto a chiedermi
cosa fosse: un meccanismo di difesa, come la Psicologia sostiene, o
qualcosa di più?
In questi giorni penso che il Testimone sia la parte più vicina (almeno
nello stato di veglia), al nostro
sé superiore. È uno stato senza
ego - è per questo che non vi è giudizio o reazione, ma solo una calma valutazione del nostro agire. Abbiamo accesso al 'Testimone', quando le
nostre difese dell'Io si abbassano, sia perché siamo entrati in uno
stato alterato di coscienza attraverso la meditazione o le
fantasticherie, sia -al contrario- perché abbiamo tanto lavorato su
qualcosa, che i nostri metodi abituali di self-control cedono. Ho notato
un'altra cosa su questo misterioso testimone:
invecchiando trovo che la
mia risposta agli eventi è sempre più spesso in linea con quella del
testimone.
In altre parole, mi arrabbio meno spesso e faccio un passo
indietro per osservare la situazione con molto più distacco rispetto a
quando ero più giovane. Non sto dicendo che non reagisco più in modo
eccessivo - so che lo faccio- e ci sono questioni specifiche che
prevedibilmente mi faranno premere certi bottoni - ma credo di non
reagire più in modo eccessivo abbastanza frequentemente come facevo
prima. Alcuni studi hanno dimostrato che la maggior parte delle persone diventa
più felice quando invecchia, e che settantenni ed ottuagenari sono i
gruppi di età più felici.
Questo è in contrasto con il culto di tutte
ciò che é giovanile, come vorrebbe la nostra cultura consumistica,
tuttavia fa un pò stupire.
Con l'età arriva (in molti casi, anche se non sempre) un cedimento
dell'Io e lo spazio che si lascia alle spalle parrebbe venire occupato
dal Testimone. Il testimone è stoico, accetta acriticamente, é sereno.
Una persona che si identifica con l'Ego è destinata ad una vita
tempestosa e dura, quella
"febbre capricciosa della vita", come
Shakespeare l'ha definita; una persona che si auto-identifica col
Testimone, invece, troverà che la vita scorre più facilmente.
Inoltre, ho il sospetto che in molti casi il "sé" che continua dopo la
morte è essenzialmente
il Testimone, con l'Ego ridotto al minimo o spento del tutto. Le persone
che si identificano con l'Ego in modo molto forte, che hanno soffocato
la voce del Testimone scopriranno -dopo la morte- che tutto il loro Ego
persiste per un pò, e forse alcuni di loro sono quello che gli
Spiritualisti chiamano Spiriti legati alla terra, bloccati (per un certo
tempo) in un basso livello di sviluppo. Ma per chi mira a conquiste
spirituali, anche modeste, cioè quelli che non hanno del tutto
trascurato il Testimone - in altre parole, per la maggior parte delle
persone normali - la transizione verso uno stato di vita dopo la morte
probabilmente consiste nello scartare la maggior parte o tutto il
pensiero egocentrico e divenire un tutt'uno col Testimone. Forse questo
non avviene istantaneamente, motivo per cui non è segnalata con coerenza
dai Ritornati dalle esperienze di pre-morte (NDE), poichè sembra accadere come
conseguenza della revisione della vita, con l'incontro con un Essere di
Luce (che può essere una percezione esteriorizzata del Testimone ), e
forse dopo un prolungato stato di Sonno Riparatore.
Se questa ipotesi è
in qualche modo corretta,raggiungere un elevato grado di
auto-identificazione col Testimone è il modo migliore per portarci
vicino al "Paradiso Terrestre", e dovrebbe facilitare la transizione
verso la vita successiva. Forse è per questo che i saggi ed i maestri
spirituali di tutte le tradizioni hanno sottolineato la necessità di
ridurre al minimo l'Ego e allargare la sfera d'influenza del Testimone.
E 'interessante interpretare alcuni insegnamenti Cristiani in questa
luce.
"Il Regno di Dio è dentro di voi" - perché il testimone è dentro
di voi. L'unione con il testimone è "una perla di grande valore."
Riconciliazione significa unione con il testimone. Il grano (nutriente)
del testimone sarà separato dalla pula (la crusca indigeribile) dell'Io.
Forse è la voce dei Testimoni che abbiamo sentito in altri detti
attribuiti a Gesù (e al suo
mentore, Giovanni). Questo brano, per esempio, sembra derivare
direttamente dal Testimone:
Venite a me, voi tutti che siete
affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete il mio
giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e
troverete ristoro per le
vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico è leggero. [Matteo
11,29-30]
NDE ALL'ORIGINE
DELLE RELIGIONI?
(12-01-12)
Tempo
fa, stavo leggendo un articolo su
Skeptiko, in
cui Alex Tsakiris parla con il Dottor Alexander Eben, un Neurochirurgo
protagonista d' un'esperienza di pre-morte (NDE), e cominciai a
chiedermi che cosa può avere sperimentato la prima persona al mondo che
ha avuto una NDE . Potrebbe essere così che l'umanità ha imparato che
esiste una vita ultraterrena? Potrebbe essere questa la prima causa da
cui ogni religione é cominciata?
Ogni persona che ha provato una NDE vive un'esperienza unica, sebbene
siano presenti molti punti in comune. I 'Ritornati' spesso riferiscono
di essere coscienti di trovarsi fuori dal loro corpo e sono in grado di
ricordare medici o infermieri dire cose specifiche, o semplicemente di
aver galleggiato in aria e di vedere cose che non sarebbero stati in
grado di vedere dalla posizione occupata dal loro corpo fisico. Essi
hanno inoltre spesso dichiarato di avere incontrato i propri cari
trapassati ed, eventualmente, anche alcune figure religiose, come
Gesù o altri esseri divini come gli Angeli.
L' attraversamento d'un tunnel che porta verso la luce è un altro
elemento comune, oltre al fatto di avere una revisione della propria
vita. Ma nonostante tutto, ogni esperienza di Pre-morte è unica e
le differenze culturali potrebbero anche essere un fattore che le può
spiegare, ma tali differenze non dovrebbero sorprenderci troppo, infatti
nella vita quotidiana, tutti noi abbiamo esperienze uniche ogni giorno.
La nostra coscienza può essere limitata al nostro sé fisico, ma
possediamo pur sempre il libero arbitrio per prendere le nostre
decisioni ed abbiamo anche le nostre opinioni e le nostre preferenze.
Le vite quotidiane di ognuno di noi possono avere certe similitudini
comportamentali, come lavarsi i denti, andare a lavorare, pranzare,
guardare la TV, ecc., ma nonostante tutto, ci sono pur sempre delle
differenze, perchè, per esempio, non tutti utilizzano lo stesso
dentifricio, nè fanno lo stesso lavoro o guidano lo stesso tipo di auto
e non necessariamente mangiamo tutti gli stessi cibi o amiamo gli stessi
spettacoli televisivi. Se invece vivessimo in una società tribale
del terzo mondo, probabilmente le differenze non sarebbero usare un
dentifricio o guardare la TV, ma ancora ci si alzerebbe la mattina
e vorremmo qualcosa da mangiare. Quindi, se le nostre vite quotidiane
sono uniche, anche se con alcune somiglianze, perché non dovrebbe essere
sorprendente pensare che l'Aldilà è unico per tutti,anche se con alcune
somiglianze? Potrebbero allora le NDE essere all'origine di tante
antiche religioni, forse anche preistoriche? Anche se molti dei racconti
delle NDE provengono da persone rianimate su un tavolo operatorio, ci
sono casi in cui alcune sono state erroneamente considerate morte,
quando in realtà non lo erano e, dai tempi passati, ci giungono notizie
di persone sepolte vive per sbaglio, quindi può essere possibile
che anch'esse abbiano avuto una NDE.
Se così fosse, allora la storia che possono avere raccontato sulla loro
esperienza potrebbe aver generato un'antica religione ... soprattutto se
le storie venivano riferite da qualcuno che tutti gli altri avevano
creduto che fosse davvero morto.
Naturalmente, è anche possibile che alcune credenze religiose si siano
formate attraverso allucinazioni indotte da droghe o da pure
fantasticherie, ma se ci fosse qualcosa di più, se alcune credenze
fossero iniziate partendo da un'esperienza reale? Cosa succederebbe se
le credenze religiose che rispecchiano eventi comuni che si verificano
durante una NDE non fossero il frutto della fantasia, ma racconti reali
di una vera esperienza metafisica?
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(Webmaster
DAL BLOG EPIC JEFF)
Dio e l'Aldilà
(08-12-11)
Si dice a volte che il problema se ci sia o non ci sia vita dopo
la
morte è
separato dalla questione se esista o meno un Dio. E questo è vero. E'
certamente possibile immaginare la vita dopo la morte anche in assenza
di
qualsiasi Creatore supremo o Mente cosmica che diriga lo show. E' anche
possibile immaginare un Dio che non si degna di concedere l'immortalità
alle sue creazioni.
In effetti, ricordo un caso confermato di un ateo che tuttavia credeva
nella vita dopo la morte. Editore di una rivista, si convinse dell'esistenza
d'una
vita
ultraterrena studiando il caso del dirigibile R-101, di cui ho scritto
altrove.
LaPdA ve ne ha offerto la traduzione
[QUI]
Sorprese non poco i suoi lettori dichiarando che quel caso aveva
dimostrato la realtà
dell'immortalità umana, almeno per lui, pur continuando a dire che non
credeva in Dio.
Non c'è nulla di intellettualmente incoerente in questa
posizione, pur tuttavia, personalmente credo che l'idea di una vita
ultraterrena è strettamente legata all'idea di Dio. Ecco perché.
Diciamo che c'è vita dopo la morte, ma non un Dio inteso come un potere
ultimo nell'universo, responsabile della progettazione e supervisione di
un
piano cosmico gigantesco. In questo caso, non sembra possa esserci
alcuna
ragione di aspettarsi giustizia, moralità, o anche semplice decenza e
correttezza nello schema cosmico delle cose, perché non esisterebbe un
sistema cosmico, ma solo il caos per la mancanza di un non regolamentato,
senza supervisione, in ultima analisi, sarebbe un'esistenza priva di
significato.
Ora, se questo è vero, allora nel migliore dei casi l'Aldilà diventa
problematico.
Chi vorrebbe vivere per sempre, o anche per un breve
periodo
dopo la morte fisica, se tale vita consistesse in un vortice di
confusione
da incubo? Potremmo trarre un qualche conforto dall'idea della vita dopo
la
morte se credessimo che verremo intrappolati in una follia senza fine,
un
film dell'orrore da cui non potremmo mai uscire?
Alcuni dicono che l'assenza di un Dio non implica necessariamente il
caos e
l'orrore, perché potrebbero esistere un'auto-regolazione o dei principi
auto-organizzativi, qualcosa come il karma, per esempio. Eppure, è
difficile affidare il proprio destino al funzionamento di un meccanismo
cosmico cieco,impersonale, amorale, che potrebbe rivelarsi spietato come
la
sopravvivenza darwiniana del più forte, o arbitrario come le metamorfosi
di
un delirio febbrile.
Penso che il comfort offerto dall'idea di un Aldilà dipende, almeno
implicitamente, dal presupposto che ci sia una logica, una giustizia ed
un
significativo piano globale messo in atto da un Intelletto
infinitamente
superiore al nostro, un Intelletto che sa cosa è meglio per noi anche
quando non ci pare sia così, che lavora nel nostro interesse e ci protegge
dalle
vicissitudini dell'esistenza. Senza questo presupposto, l'Aldilà
comincia a
sembrare più come una stanza degli orrori, almeno potenzialmente, che come
un Paradiso.
Inoltre, penso che riceviamo implicitamente la forza interiore
necessaria a
contemplare la vita eterna, le sue sfide inconcepibili e le opportunità
che
essa presenta, dall'idea che ognuno di noi è un'estensione di Dio, e
quindi,
condivide, anche se solo in misura molto limitata, il suo potere.
Spogliati di questa fiducia, saremmo in realtà solo inutili relitti
spirituali sballottati in un turbolento mare cosmico.
Grazie alla tradizione giudaico-cristiana, l'idea di un Dio saggio,
giusto,caritatevole è così profondamente radicata nella mentalità
occidentale che la maggior parte di noi probabilmente l'accetta in
qualche
forma, anche se coscientemente lo rifiuta. Non sto parlando degli atei ,
naturalmente, ma di persone che hanno interesse nella ricerca
spirituale.
Probabilmente tendiamo ad assumere che il mondo è impostato in modo tale
da
dare un senso a tutto e, in ultima analisi,che sia giusto per ciascuno
di
noi, e che l'Aldilà, semmai dopo una successione di incarnazioni fisiche,
è
parte di questo piano divino.
La vostra idea potrebbe essere diversa, ma per me, un Aldilà non
pianificato e senza la supervisione di qualsiasi potere superiore è un
Aldilà che preferisco evitare. E poiché le prove che possediamo
suggeriscono che vi sono uno scopo morale ed un piano superiore di
sopravvivenza post-mortem come evidenziano, per esempio, la revisione della vita
nelle
esperienze di quasi morte, penso che sia ragionevole
ipotizzare
una mente ed una volontà alla base di tutto. E se non c'è? Allacciate le cinture di sicurezza,ragazzi ... perché il
viaggio sarà duro!
(Dal
Blog di Michael Prescott -Under permission- Traduzione: Wm)
L'APPUNTAMENTO CON LA MORTE E' INELUTTABILE?
(19-11-11)
In un suo breve
articolo, Mike Tymn, il nostro amico Giornalista Hawaiano, cerca di
rispondere a questo antico interrogativo citando una storia che noi
conosciamo bene, perchè raccontata, anche se in modo un pò diverso, dal
grande Roberto Vecchioni. "Mutatis
mutandis",
però, il significato è identico.
"Nel 1988, un mio amico di nome
Brian morì in casa mia. A quel tempo abitava con me dopo aver rotto con
la sua ragazza. Molti anni dopo ho vissuto l'esperienza nota come 'proxy
sitting'
(seduta
medianica per procura, ne abbiamo parlato
QUI
- NdR-)
Una donna che non avevo mai incontrato
prima, (era una conoscente delle mie sorelle) si era recata da un
medium, ed era tornata con un messaggio per me da Brian. Nonostante il
fatto che la donna non conoscesse nè me, nè Brian, le informazioni che
mi ha dato su di lui erano indubbiamente accurate, compresa
l'affermazione: "Brian ha detto che era
giunto il suo momento".
Spesso mi soffermo su questa frase.
Dopo tutto, Brian era morto dopo essere caduto a terra, ubriaco, in un
bar. Il cranio era fratturato (anche se noi non lo sapevamo) e mentre
giaceva sul pavimento in camera mia è morto a seguito d'una emorragia
cerebrale, quindi, se era davvero giunto 'il suo momento', si era
inconsciamente fatto del male bevendo, o era stato guidato da
qualcuno o qualcosa in modo così efficace da uccidersi?
Sentiamo spesso di persone che hanno avuto una NDE, alle quali vien
detto che non è giunto il loro momento, ma nel caso di Brian, come
funziona?
Questa deliziosa storia di
Somerset Maugham 'Appuntamento a Samara',
mi è tornata in mente stamattina e mi ha spinto a scrivere questo
articolo. Traetene voi le conseguenze....
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<Un mercante di Baghdad
mandò il suo servo al mercato per fare alcune compere.
Poco dopo, l'uomo ritornò bianco in viso e, con voce tremante, balbettò:
"Al mercato sono stato spintonato da un uomo tra la folla, e quando mi
sono girato ho visto che era la Morte che mi ha guardato minacciosa.
Ti prego di prestarmi il tuo cavallo, perché voglio andare a Samara,
dove lei non sarà in grado di trovarmi ".
Il mercante si disse d'accordo e gli prestò il suo cavallo.
Il servo se ne andò via velocemente, spingendo l'animale al galoppo.
Più tardi quello stesso giorno, il mercante si recò al mercato e vide
anche lui la Morte tra la folla. Le si avvicinò e le chiese: "Perché hai
fatto un gesto minaccioso al mio servo quando lo hai visto questa
mattina?"
"Non era un gesto minaccioso",
rispose
la Morte.
"E' stato solo un moto di
sorpresa. Ero stupita di vederlo a Baghdad, perché ho un appuntamento
con lui stasera a Samara. ">
(Dal blog di M. Tymn)
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