NDE
E SCIENZA MEDICA
(16-02-17)
Per coloro che non
l'avessero letto sul nostro Forum, ripubblico qui un interessante
articolo
segnalatoci
dall'amico Kaomanao.
C'è un interessante commento su
youtube della dottoressa Francesca Volando (medico internista) che
risponde a chi ritiene che una nde sia frutto di un cervello morente in
base all'opinione che dopo un'infarto cardiaco il cervello continui a
funzionare sebbene per pochissimo tempo.
(nello spoiler ho inserito il video di youtube sul racconto di una
'ritornata' da una Nde,e in cui tra i commenti compare quello della
dottoressa
Francesca Volando di 1 settimana fa)
Parliamo di dati
scientifici, sono medico internista quindi qualcosa di medicina penso di
saperla. Il cervello è un organo molto delicato, ha necessità di un
flusso costante e continuo di nutrienti ed ossigeno per le sue necessità
metaboliche. Consuma da solo il 20% delle risorse quotidiane metaboliche
sotto forma di glucosio e ossigeno utili per ossidare lo zucchero ed
ottenere rapidamente ATP (adenosintrifosfato) dai mitocondri, che funge
da substrato per numerose reazioni biochimiche interne ed esterne ai
neuroni. Ciò in virtù della generazioni di potenziali di membrana che
altro non sono che delle microcorrenti elettriche che viaggiano lungo
gli assoni e i dendriti. Il cervello è molto isolato dal mondo esterno
per questioni di fragilità organica intrinseca, essendo facilmente preda
di infezioni e degenerazioni qualora non vengano rispettati sempre e
comunque le sue necessità. Per comunicare con l'esterno infatti utilizza
gli organi di senso, delle sue terminazioni periferiche specializzate
nel percepire le differenti forme di energia presenti nell'ambiente in
cui si trova col resto del suo corpo. Ogni mancanza di rispetto delle
sue esigenze porta alla progressiva interruzione della sua attività, che
come si sa è permanente, sebbene dislocata in aree diverse a seconda
della funzione in atto al momento. Possiamo però dire che non vi sia
un'area mai disattiva tranne in circostanze patologiche che bloccano
l'afflusso di sangue (ictus ed emorragie), determinano eccessi dei
potenziali d'azione (epilessie) o riducano la quantità di ossigeno nel
torrente ematico (ipossie varie o interventi chirurgici). Quando una
persona va in arresto cardiocircolatorio, tutto ciò avviene
immediatamente venendo a mancare la funzione di pompa da parte del
miocardio. In tale circostanza il poco ossigeno presente nel cervello
che non subisce ricambio dal torrente circolatorio bloccato, non può far
fronte alle necessità metaboliche dei neuroni ed alla fine si bloccano
in breve tempo i segnali elettrici prima vigenti in quanto viene a
mancare la quota di ATP mitocondriale prima regolarmente fornita. Tutto
ciò naturalmente viene rilevato tramite dei sofisticati macchinari
presenti di solito nelle unità di rianimazione e cardiologia, proprio
per rilevare i voltaggi encefalici (parlo di valori di circa 90
microelettronvolt MeV quindi potenziali molto bassi), e stabilire se sia
presente o meno un'attività elettroencefalografica utile alla vita.
Ricordo a tutti che il cervello regola le attività vitali dell'organismo
specie del respiro con un centro ipotalamico ad hoc per quest'attività
che, nel corso di un infarto cessa quasi contemporaneamente a quella
cardiaca necessitando di una rianimazione cardiopolmonare o RCP.
Una persona quindi che subisce uno o più arresti dell'attività
miocardica non può avere un cervello funzionante nemmeno nelle sue
funzioni basilari e, nel caso di un mancato ripristino delle stesse la
morte può intervenire in tempi molto rapidi di secondi (vedi ad esempio
i decessi dei compianti Pino Daniele e Mango) o comunque entro un'ora
dalla sospensione del battito cardiaco. Perciò non si sogna, non si
possono avere ricordi di quegli istanti o minuti con una totale perdita
di coscienza fisica perché mancano le energie per memorizzarli. Quindi
se qualcuno vi dice che durante un infarto ha visto e sentito cose (e
l'infarto è documentato dal tracciato ECG che rimane piatto per diversi
secondi o minuti prima del definitivo ripristino del battito sinusale),
non sta inventando nulla e al proposito ci sono numerosi studi di casi
davvero straordinari al riguardo che vi invito a leggere prima di
commentare. Non si tratta di qualcosa di religioso anzi, molte religioni
faticano ad accettare queste cose perché stravolgono lo status quo delle
loro teologie, ma di esperienze che ancora oggi non riusciamo a definire
nel loro complesso. Potete crederci o no ma non offendete chi le ha
vissute.
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Sempre sul Forum
questa interessante segnalazione di Silvio:
Venti minuti
senza vita e torna esattamente come prima. Incontra un essere nell'altra
dimensione circondato da esseri di luce che Zack riconosce come
"angeli". L'Essere, che lui associa alla figura di Gesù, gli dice che
tutto andrà bene e infatti così è andata. Un sogno? Una NDE?
Bisognerebbe saperne un pochino di più per avere la certezza che si sia
trattato di una esperienza di premorte (scala di Greyson in primis), ma
certo è che venti minuti senza vita difficilmente possono aver messo in
condizione un cervello in stato di morte nella condizione di sognare.
Inoltre, e la domanda nasce spontanea, perchè chiunque abbia questa
esperienza non riporta mai danni gravi e persistenti? Nonostante i
pareri dei medici dicano il contrario? Perchè quanto gli viene predetto
si avvera? A voi l'ardua sentenza...
qui l'articolo:
https://www.facebook.com/
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ADC... FELINE!
(20-11-16)
Come
abbiamo già detto in altri articoli, anche gli animali hanno
un'anima immortale, magari è un'animuccia piccolina, ma è certo che la
posseggono e perciò, dopo la morte, vanno nella Luce, in un Paradiso
tutto loro dove continuano a crescere, ad evolversi, fin -forse- ad
affrontare l'esperienza in un corpo umano.
Di certo è che i nostri piccoli amici mostrano per noi un attaccamento
ed un amore che va ben al di là del mero opportunismo e, dove c'è Amore,
c'è anche un chè di trascendente che ci fa intuire che non sia un
comportamento puramente istintivo. A volte i nostri pelosetti sono
persino capaci di contattarci dall'Aldilà, come è accaduto a
Patrizia con Volpina e Sissina, oppure
di
farci sapere che sono ancora vivi e vegeti ed addirittura "miracolati" e
guariti da mali incurabili.
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Ciao
Claudio,
so che ami gli animali, avendo letto la tua testimonianza sul micio
Wolverine...
(
CLIC)
ecco perché ho pensato di scriverti.
Vorrei raccontarti alcuni fatti singolari che mi sono capitati negli
ultimi anni e che secondo me sono legati ad una gatta, Volpina, morta
nel dicembre del 2011, a cui sono particolarmente legata.
Il giorno prima che si aggravasse, l'orologio della cucina si è
fermato...recentemente ho perso l'altra gatta che mi era rimasta,
Sissina e la cosa impressionante è che lo stesso fenomeno è avvenuto
quando lei si è aggravata... Vedendo l'orologio fermo, ho capito che il
tempo della sua vita era terminato.
So bene che a tutto c'è una spiegazione fisica, che le pile si sono
scaricate, ma quello che colpisce è la coincidenza...quel giorno anche
mio marito (che è un Fisico) si è sentito gelare...
(Anche Cocò fece fermare un orologio a
muro sull'ora esatta della sua dipartita. Quando, mesi dopo, provai a
cambiare la batteria, l'orologio si riavviò da solo e continuò a
funzionare per oltre un anno, a riprova che la pila non era scarica.
-NdR)
Ma veniamo a Volpina: alcuni giorni dopo la sua morte io e mio marito
abbiamo sentito distintamente in camera da letto il rumore di quando
saltava giù dalla sedia...non penso si sia trattato di una mia fantasia,
perché eravamo in due a sentire...mio marito si è alzato subito per
vedere se fosse l'altra micia, Sissina, ma lei russava tranquilla nella
sua cuccia...Nei giorni seguenti abbiamo trovato accesa la bilancia dove la pesavamo
tutte le settimane Il fatto è avvenuto due volte e poi non si è più
verificato.
La sera di S. Silvestro del 2011 eravamo tristissimi per la perdita di
Volpina...avevamo invitato a cena due amici che la conoscevano e le
volevano molto bene. Mentre eravamo seduti a tavola, la ricordavamo...Né
loro né noi eravamo in vena di festeggiare la fine dell'anno...
Verso le 22.30 la sveglia del forno, che non usiamo da anni, si è messa
a suonare da sola e i due amici sono rimasti molto colpiti...infatti la
micia era solita, anche in loro presenza, suonare una campana appesa al
muro per attirare l'attenzione...
Abbiamo brindato allegramente alla
nostra Volpina!
Un altro fatto singolare successo alcuni mesi dopo la sua morte: tornati
a casa dal lavoro, io e mio marito abbiamo trovato una finestra
aperta...la finestra dove è attaccata la campana di Volpina...ci è
sembrato molto strano, anche perché quella mattina faceva un freddo
micidiale e se fosse stata aperta, ce ne saremmo accorti sicuramente.
Ho scritto una mail ad una mia amica che conosceva Volpina,
per raccontarle il fatto curioso. Poiché non mi rispondeva, il giorno
dopo l'ho chiamata sul cellulare per avvisarla che le avevo spedito la
mail in cui le parlavo di Volpina.
Al telefono "B." mi ha detto che non aveva ancora letto la posta
elettronica, che stava viaggiando in macchina con il marito e mi doveva
lasciare... mi avrebbe richiamato lei con calma.
Il giorno dopo mi ha riferito, non senza una certa riluttanza, che
durante quella breve telefonata lei e il marito hanno sentito miagolare.
Temendo che ci fosse un micio chiuso nel cofano, mi ha salutato e hanno
pensato di fermare la macchina. Nel frattempo hanno sentito di nuovo
miagolare!...
La cosa incredibile è che i miagolii li ha sentiti anche
il marito!
Tieni conto che suo marito non sapeva che le stessi parlando
di Volpina e soprattutto non amava i gatti, li disprezzava.
Hanno fermato la macchina per far uscire il presunto gatto...hanno
aperto il cofano, hanno battuto dappertutto ma il gatto non c'era!
A casa hanno raccontato al figlio quanto era successo...di lei mi
fido, è una persona seria e degna di credito.
Secondo "B."la cosa più prodigiosa è che suo marito, pochi giorni
dopo questo episodio, ha trovato una gattina e se ne è innamorato
follemente....per lei è incredibile che il marito, a quasi sessant'anni,
ha capito cosa significa voler bene ad un gatto!
Da Volpina ho avuto diversi "segnali", che mi hanno aiutato a sopportare
il dolore ...Ne cito solo alcuni.
Pochi giorni dopo la sua morte è bruciata la spina del frigo che usavamo
solo per lei, per conservare una medicina americana per l' insufficienza
renale... Come se avesse voluto dirci che stava bene e non ne aveva più
bisogno!...
In questi anni la sveglia del forno è suonata altre due volte da sola,
l'orologio del forno si è messo in funzione da solo più volte e in
camera da letto si sono accese numerose volte le luci da notte che
dovrebbero accendersi al passaggio di una persona...
Ciò è avvenuto soprattutto quando parlavo di Volpina o ero triste,
oppure quando le chiedevo un segnale.
E sono successi tanti altri fatti singolari...ci vorrebbe molto tempo
per raccontarteli tutti...
Per quanto riguarda Sissina, l'altra gatta morta recentemente, alcuni
giorni dopo la sua morte ho pregato per avere un segno della sua
presenza e una notte si è accesa la televisione...inoltre ho avuto altri
piccoli "segnali"...
In questi 5 anni il mio computer ha fatto delle stranezze...forse perché
Volpina amava molto il computer?
Diverse volte si è bloccato e sullo schermo sono comparsi disegni
geometrici a colori...li ho fotografati e una volta, osservando una
foto, ho visto che il riflesso del flash aveva la sagoma di un gatto!
Cosa ne pensi? Dimmi pure con sincerità qual è la tua opinione... forse
sono io che interpreto i fatti in maniera troppo personale e vedo quello
che non c'è... Ed ora, ecco anche la storia di Sissina.
TORNA A CASA, SISSINA
Adottai Sissina nel 2000.
Era uno dei gatti randagi della piccola colonia felina a cui portavo da
mangiare. Avrà avuto 7 mesi; la presi per curarla...era messa molto male
e se non lo avessi fatto sarebbe morta. Mi colpiva il suo carattere
affettuoso e dolce: a differenza degli altri mici del gruppo, prima di
mangiare si strusciava ripetutamente ai miei piedi per ringraziarmi e
faceva le fusa.
La curai a lungo e si riprese. Ma rimase afona, non riusciva a miagolare
come gli altri gatti ma emetteva un soffio, un miagolio sottovoce;
inoltre quando respirava si sentivano dei sibili.
Da qui deriva il suo nome: un nome onomatopeico, senza alcun riferimento
alla principessa...
Dopo un anno e mezzo io e mio marito la portammo ad una scampagnata
insieme a Pestello, l'altro micio di casa...allora eravamo soliti
portarli fuori con noi perché non si erano mai allontanati ...quella
volta, invece, prevalse in lei l'istinto della gatta randagia.
Chissà, forse decise di riprendersi la libertà...insomma scomparve e non
la vedemmo più.
Iniziammo a cercarla...La cercavamo invano tutti i giorni... Riempii di
manifestini il paese e i dintorni nella speranza di ritrovarla, anche
perché aveva una malattia, il granuloma miliare e tutti i giorni doveva
prendere una medicina.Anche Pestello aveva la stessa malattia ed era
sotto cura. Secondo il veterinario i due mici avrebbero dovuto
continuare così per il resto della vita...
Riuscii a ritrovare Sissina solo dopo 5 mesi e una settimana...fu un
periodo terribile per me perché non sapevo se fosse viva o morta.
I mesi passavano ed io continuavo a cercarla...mi venivano le crisi di
cuore...infatti poi nel 2003 sono stata operata...
Tutti i giorni pregavo per Sissina...avrebbe dovuto prendere
quotidianamente il farmaco e temevo che sarebbe morta perché con quella
malattia i gatti non mangiano. Pensavo che averla smarrita fosse per me
la cosa peggiore...peggio che saperla morta!
Una notte feci un sogno singolare: sognai un'entità piccola...non
ricordo bene il suo aspetto...se era un Felix, un gatto stilizzato o
un'umana piccola... Mi disse queste parole:
"Sono la Santa protettrice di Sissina.
Lei è viva e sta bene...non le può succedere nulla di male perché la
proteggo io."
Mi disse anche il nome. Ma non
sono sicura di ricordare bene...mi pare Remigina...Io da allora la
chiamo così.
Mio marito commentò che quel sogno era solo l'espressione di un mio
desiderio...desideravo che stesse bene...aggiunse che dopo mesi di
randagismo certamente era morta oppure stava molto male senza le sue
medicine...
Successivamente ho adottato Volpina; ma la mia ricerca di Sissina
continuava... A Dicembre, avvicinandosi il Natale aumentava la
nostalgia... Io e mio marito eravamo molto malinconici...Pensavamo che
ritrovare Sissina sarebbe stato il regalo di Natale più bello che il
Cielo potesse farci... Da tempo avevo fatto una promessa: se l'avessi
ritrovata avrei smesso di fumare e avrei dato tutti i mesi in
beneficenza i soldi che spendevo in fumo...
Il 17 dicembre mattina tornai a casa dopo il lavoro , mi preparai un
caffè e mi misi a fumare una sigaretta...mi cadde dal davanzale il
portacenere...andai a recuperarlo e lo trovai in frantumi...
Dentro di me si accese una speranza: e se fosse stata l'ultima sigaretta
della mia vita?
Nel pomeriggio mio marito andò a vedere una gatta nera che un signore
gli aveva segnalato... Ma con poca speranza: era l'ennesima
telefonata...per mesi ci avevano chiamato per via degli annunci...e
sempre si era trattato di falsi allarmi.
Invece, poco dopo, tornò con Sissina e
scoppiò a piangere...
Ma non eravamo del tutto sicuri
che fosse proprio lei: il suo pelo era nero e più lungo, non sbiadito
per la malattia come quando l'avevamo persa... Mio marito
inizialmente non l'aveva affatto riconosciuta...pensava che fosse un
altro gatto. Poi ha provato a prenderla in braccio e lei si è lasciata
prendere docilmente...invece il signore che l'aveva accolta nel suo
giardino raccontava che a lui aveva dato un morso...
Sissina aveva perso il collarino rosso e l'unico segno di riconoscimento
che le era rimasto era il suo essere afona, il suo miagolare sottovoce.
Con poca convinzione mio marito l'ha messa in macchina, giusto per non
lasciare nulla di intentato... in effetti lei era molto cambiata!
Durante il viaggio ha notato con piacere che stava buona e tranquilla
sul sedile posteriore come se fosse abituata a viaggiare e quella fosse
proprio la sua macchina. Appena giunti in paese, si è messa a miagolare
sottovoce come faceva quando era contenta...aveva riconosciuto il posto
in cui abitava! A quel punto mio marito ha avuto quasi la conferma che
fosse Sissina...
Lei invece lo aveva riconosciuto fin dal primo istante!
Nei giorni successivi il veterinario l'ha visitata e ha sentenziato che
non poteva essere la nostra gatta, ma una sosia...
era impossibile secondo lui guarire da quella malattia!
Invece è possibile: dopo qualche mese è guarito anche l'altro gatto,
Pestello, che quando l'ha rivista l'ha accolta subito con gioia...lui
sì che l'ha riconosciuta a primo colpo! Concludo la storia...dopo un
mese circa Sissina si è messa a grattare uno sportello dell'armadio
della camera da letto...prima di sparire era solita fare così quando
chiedeva che le aprissimo per entrare dentro.
A quel punto non abbiamo più avuto dubbi sulla sua identità!
Dunque nel 2001 ci siamo trovati con tre gatti: Pestello, Sissina e
Volpina.
Patrizia
GRAZIE, PATRIZIA E
COMPLIMENTI PER L'AVVINCENTE DESCRIZIONE DEGLI STRAORDINARI ACCADIMENTI
CHE HAI VISSUTO. SON CERTO CHE LE TUE STORIE DARANNO GRANDE CONFORTO A
CHI HA PERSO UN SUO TESORINO,OLTRE A FUGARE I DUBBI SULLA CONTINUAZIONE
DELLA VITA DOPO LA MORTE FISICA IN CHI CE NE AVESSE ANCORA.
VOLEVO FARTI SAPERE CHE, DA PIU' D'UN MESE, ANCHE IN CASA PdA
C'E' UN NUOVO
GATTINO, SI CHIAMA GIGGINO ( con 2 "g" perchè è nato a Cosenza dove
si usa dire così ! ) ED AMA GUARDARE LA TV, SPECIE IL TG,OLTRE A
BERE DAI RUBINETTI SENZA PAURA DI BAGNARSI!
CLAUDIO -WM-
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Sofferenza: Il solo modo di acquisire la sensazione
di esistere
(13-10-16)
Spesso CHIEdiamo ai nostri amici di inviarci articoli, notizie o loro
articoli sulle tematiche care alla pDa e noi siamo sempre felici di
pubblicarli. andrea, un giovanissimo lettore, si è
addirittura
diplomato l'estate scorsa con una tesina sul dolore, ispirata proprio
daLLA "PAGINA" !
nel ringraziarlo per la stima accordataci, che gli è valsa un bel
96/100, gli auguriamo un brillante avvenire lavorativo nel campo della
psicologia, essendosi appena iscritto a questa facolta' presso
l'università di pisa.
Buongiorno
sono sempre Andrea quel ragazzo che diversi mesi addietro ti
scrisse una mail con la propria tesina sulla sofferenza,
avevo promesso che ti avrei fatto sapere l'esito dell'esame.
Felicemente ti dico che ne sono uscito con 96 e che ho
ricevuto i complimenti dai professori, per la qualità e
l'originalità del mio lavoro che, non dimentico mai
essere in parte anche merito tuo.
Appena finita la scuola mi
sono iscritto alla facoltà di psicologia a Pisa, passando
prima però un test a numero chiuso, eravamo circa seicento
e ne avrebbero presi cento.Per quanto riguarda la
pubblicazione della tesina sulla pagina per me va bene non
ci sono problemi anzi mi fa onore
Saluti e grazie.
Andrea |
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Prefazione
Succede spesso, leggendo libri, guardando la televisione o semplicemente
conversando, sentire persone che fantasticano di una vita esente da
qualsiasi tipo di difficoltà afflizione o disagio, mentre contemplano le
loro vite che paiono piene di intoppi, messi quasi di proposito da un
dio crudele che non dà possibilità di riscatto. Ci hanno sempre
insegnato che ciò che dà piacere è bene e ciò che da dolore è male, in
un’equazione molto basilare della lotta per la vita che la riduce a un
mero conflitto, un’arena nella quale ognuno egoisticamente sogna
l’utopia di una vita senza sofferenza.
Definizione e significato
In realtà, per quanto possa apparire strano, soffrire è un elemento
essenziale nella vita, non tanto perché dobbiamo conviverci, soffrire,
infatti, deriva dal latino “sufferentia” che significa appunto portare
pazienza, sopportare, ma perché essa è un potente mezzo per la
progressione della civiltà che se, compresa e indirizzata nella giusta
maniera, riesce a dare corpo e spessore a una società stanca donandole
nuovi impulsi vitali, rendendo peculiare un determinato periodo storico.
La sofferenza è dunque un ingranaggio nascosto che, senza grandi
esternazioni, agisce nella psiche dell’uomo a livello profondamente
istintivo ma che, elaborato in maniera più profonda ha la capacità di
sublimare le azioni degli uomini, dalla più semplice alla più nobile,
passando dalla letteratura e l’arte. Per comprendere questo ragionamento
bisogna partire da due presupposti fondamentali: primo l’uomo è
costantemente sottoposto alla basilare tensione della ricerca del
piacere in qualunque modo e in qualunque situazione, la sofferenza nasce
dall’impossibilità momentanea o perpetua di soddisfare tale desiderio.
Il secondo punto invece è la presa di coscienza che un mondo eternamente
felice è, sì un posto estremamente piacevole, ma anche un luogo
culturalmente povero, eticamente indifferente verso chiunque e dunque
vuoto.
Ora immaginiamo che queste due premesse corrispondano a realtà.
Mondo ideale e ribaltamento della visione
Il mondo da domani diventa per assurdo perfetto e noi, prendendo
coscienza delle contrapposizioni tra dolore-piacere riusciamo ad essere
comunque totalmente appagati, che mondo ci troveremmo davanti?
Probabilmente un luogo simile alla leggendaria età dell’oro greca oppure
al paradiso cristiano, dove esistono solo felicità e nessun dolore.
Inizialmente ci troveremo abbagliati da tanta bellezza ma ci
ambienteremmo velocemente, tuttavia con il passare del tempo persino il
più coriaceo degli uomini si annichilirebbe, poiché rifletterebbe se
stesso non in ciò che pensa o fa ma soltanto nell’oggetto del suo
godimento perdendo persino la sua identità. Questa situazione estrema
serve a chiarire quanto soffrire sia indispensabile e spinga l’uomo non
solo a sopravvivere ma anche ad accettare la propria vita con identità e
pienezza poiché dà il senso della misura alle cose; accettare questo
dato di fatto di per se non allevia nessun dolore ma permette di
guardare le cose con un occhio diverso, più acuto ma al tempo stesso più
distaccato. Insegnamento questo, che molte religioni fanno da millenni,
vivere la sofferenza con occhi diversi per renderla più sopportabile ed
usarla per diventare persone migliori, ma per questo non è necessaria
una grande trascendenza.
Vale la pena, per non essere dispersivi, inquadrare questa visione della
sofferenza in un periodo storico, che sicuramente è stato un momento di
profonda trasformazione politica, sociale, civile e psicologica per
l’uomo cioè il periodo a cavallo tra la fine dell’ottocento e i primi
anni del novecento.
In questo periodo si assistette a repentine trasformazioni ideologiche
che crearono grande confusione nell’uomo. Verso la metà-fine 800 vigeva
un’incondizionata e ingenua fiducia nel progresso e nella scienza,
credute capaci di soddisfare ogni desiderio dell’uomo semplicemente
attraverso un’evoluzione scientifica la quale, in effetti, migliorò la
vita sotto il profilo materiale, ma lo costrinse a guardare la realtà
del mondo che sotto l’influsso meccanicista del positivismo e del
sistema economico capitalista schiacciava la maggioranza indigente delle
persone, composta prevalentemente da operai, costringendoli ad una vita
miserevole. Nemmeno i ricchi però si salvavano, infatti, spesso facevano
professioni nelle quali il guadagno operato in maniera metodica e
scientifica era l’unica cosa importante, ciò finì per alienare gli
spiriti più sensibili delle classi agiate e in particolar modo scrittori
e artisti, protagonisti nell’ombra di questo periodo i quali vedevano
con sofferenza il fallimento di una filosofia basata sulla scienza e di
un sistema sociale rivelatosi disumano che li isolava e rendeva inutili.
Bisogna pertanto concentrarsi in particolar modo su quest’ultima classe
la quale si trovava in una condizione di estrema emarginazione,
considerati alla stregua dei barboni. La sofferenza provocata dalla loro
emarginazione acuì maggiormente i loro sensi, permise loro di vedere ciò
che, in effetti, si nascondeva dietro nuove mode ideologiche, create
soltanto per soddisfare superficialmente il primario bisogno di
sicurezza dell’uomo moderno; ciò che si definisce decadentismo non è
altro che un’ampissima apertura in un irrazionale abisso interiore, nel
quale l’uomo non aveva mai osato avventurarsi.
Ovviamente questa fu un’esperienza molto soggettiva, ogni grande spirito
dell’epoca esplorò in maniera inedita la propria interiorità e ciò che
complessivamente ne uscì diede un quadro generale di quello che il
decadentismo fu.
In Italia ad esempio spiccano personaggi come d’Annunzio e Pascoli,
grandi interpreti del 900 i quali tuttavia avevano visioni completamente
diverse del mondo derivanti dal modo di concepire e reagire al loro
dolore interiore.
Pascoli ad esempio fu una persona estremamente sensibile alla confusione
e alla sofferenza esistenziale nata dalla crisi dei valori positivisti,
di conseguenza, unitamente ad un carattere mite e introverso, anche a
causa delle gravi difficoltà familiari che ebbe, forgiò una poesia in
grado di proiettare l’anima del poeta oltre il suo dolore, in una
esperienza estremamente soggettiva nella quale il poeta, si abbandona ad
una visone del mondo da “fanciullino” dove l’essenza della realtà è pura
e intatta come se fosse vista per la prima volta e senza essere violata
dagli adulti disillusi e insensibili. Analizzando più nello specifico il
suo caso si nota come egli soffrisse perché desiderava una vita che non
poteva avere e una famiglia oramai a pezzi; incapace di superare
razionalmente la morte dei suoi cari rimase attaccato alle sue sorelle
in vita, quasi come a voler mantenere intatto il suo nucleo familiare
originario perché incapace di crearsene uno nuovo, considerando questa
scelta come tradimento verso i suoi consanguinei. Pascoli nelle sue
dolorose e opposte tensioni fuggì dalla realtà e introdusse nella sua
psiche una valvola di sfogo che convogliava il suo dolore nella
sublimata vita campagnola da fanciullo rendendolo, almeno per un
illusorio momento, felice e libero. Tuttavia queste fughe avevano spesso
un sapore amaro per via dell’inevitabile cozzare con la realtà e ciò lo
spinse a elevare ancora di più il fanciullino nella poesia, con metafore
e simboli, in modo da cercare un piacere sempre più lontano.
Personaggio quasi opposto ma insospettabilmente simile a Pascoli fu
d’Annunzio, egli interiorizzò l’estetismo inglese, in specialmente
quello di Wilde, portandolo in Italia, rendendolo suo e adattandolo al
suo modo di vivere.
Dobbiamo superare il concetto secondo il quale d’Annunzio era solamente
un superficiale megalomane, assetato di notorietà; Persona né introversa
né timida, sicuramente aveva subito come tutti l’influsso asfissiante di
una crisi di valori europea. In reazione a ciò egli esternò la sua
sofferenza in una sorprendente controffensiva ideologica inneggiando
alla creazione di un uomo in grado di dominare le folle, compiere azioni
eroiche ed essere mentalmente indistruttibile, il cosiddetto “superuomo”
cui s’ispireranno i totalitarismi europei degli anni a venire. Difatti
la società del 900 era in piena crisi di valori, l’Italia in particolare
non aveva guide forti, delle quali necessitava, era corrotta e
impregnata di meschinità mascherata da estetismo raffinato. Con la sua
personale rappresentazione del superuomo d’Annunzio non voleva dunque
affermare la propria superiorità rispetto agli altri ma tentava
solamente di essere d’esempio per le altre persone, di modo che si
svegliassero dal torpore delle loro menti per reagire e costruire una
società migliore.
Pascoli e d’Annunzio sono quindi due esempi di come il proprio dolore
possa essere canalizzato in diversi modi facendo al tempo stesso
progredire il mondo con nuove idee: l’uno come una volpe la utilizzò per
fuggire dalla realtà ricercando una lontana serenità, l’altro come un
leone usò la propria tensione interiore come molla per affrontare la
realtà nemica in una lotta per la sopravvivenza.
Filosofia: Nietzsche
In questo scontro tra personalità e società, vi fu una persona che ebbe
l’occhio talmente acuto da comprendere che la crisi occidentale era
dovuta all’inadeguatezza di una verità assoluta e di valori universali
immutabili, tipici dell’uomo teoretico platonico e del credo cristiano.
Questo filosofo fu Nietzsche il quale auspicava la nascita dell’ “oltreuomo”,
figura in grado di superare la crisi dei valori o “morte di dio” come la
chiamava, il quale perfettamente consapevole di sé, ribalta tutti i
vecchi sistemi , esce dalla condizione di nichilismo passivo
trasformandolo in un nichilismo attivo o, per meglio dire, esce dal
torpore secolare accumulato utilizzandolo come propulsore per lanciare
una nuova evoluzione spirituale facendo affidamento solo su se stesso,
sperimentando una forma di vita più alta dotata di una volontà autonoma,
spingendosi verso il nuovo eliminando il vecchio, non però senza una
certa sofferenza, L’oltreuomo è infatti una forza distruttrice che può
emergere solo da una rivoluzione precedente.
Storia: Causa dei totalitarismi europei
Da tutto questo discorso può sembrare che la sofferenza sia quasi una
condizione da cercare poiché essa ha la capacità di generare profonde
trasformazioni nel tessuto sociale o nel singolo individuo se compresa,
controllata e indirizzata nella giusta via; in realtà la difficoltà
dell’essere umano a gestire tensioni molto forti derivanti dalla
sofferenza porta spesso l’uomo a soccombere di fronte alle proprie
difficoltà, o perché queste sono insormontabili o perché nel cercare di
soddisfare i propri impulsi e desideri si commettono errori dettati
dalla fretta derivanti da un’analisi incompleta o sbagliata delle nostre
potenzialità e dell’ambiente esterno, oppure pura fatalità la quale
prescinde da ogni nostra congettura più bizzarra.
Molti dei totalitarismi sono nati ed hanno potuto proliferare nel
periodo successivo alla fine della prima guerra mondiale. I paesi
sconfitti come la Germania o “mutilati” come l’Italia versavano in
condizioni economiche disastrose, in un clima di decadenza culturale e
politicamente instabile, fazioni ed ideologie in lotta tra di loro,
tentavano di causare rivoluzioni in stile bolscevico, basti pensare alla
“Lega di Spartaco” (Spartakusbund) in Germania.
Due fondatori del movimento, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg,
Adesso è facile, forse scontato, immaginare come dovevano sentirsi i
cittadini Italiani e Tedeschi stanchi, affamati, delusi e furiosi, in
una parola: sofferenti e sul punto di esplodere.
Coloro che sfruttarono la rabbia della gente furono rispettivamente
Mussolini e Hitler, due esponenti di estrema destra della politica
Italiana e Tedesca che con un’abile canalizzazione del dolore e della
rabbia dei cittadini ottennero potere politico usando, entrambi, ogni
mezzo coercitivo a loro disposizione per ottenere il consenso, ad
esempio violenze, minacce o boicottaggi elettorali.
Hitler deviò queste tensioni sugli ebrei, in modo da creare un nemico
comune, una nazione che avesse un obiettivo unico da combattere e dunque
coesa, inoltre alimentò, come Mussolini l’ideale nazionalistico di una
patria salda, forte e centralizzata dove le decisioni erano prese da un
capo carismatico che guidava il suo popolo verso un bene comune.
In questa situazione fu facile per i cittadini cadere nella trappola del
nazismo e del fascismo in quanto essi furono ingannati in primis dai
loro stessi leader, senza nessun riguardo reale verso i bisognosi o la
loro patria e successivamente ingannarono se stessi, poiché con il senso
critico annebbiato dalla loro sofferenza cercarono la soluzione che in
quel momento pareva più adatta a soddisfare velocemente e efficacemente
i desideri e le rivendicazioni deluse di ognuno, senza riuscire ad
immaginare le conseguenze delle loro azioni.
Questi errori di valutazione però non annebbiarono tutti, difatti chi
ebbe un occhio acuto si oppose ai totalitarismi trasformando il proprio
disappunto in lotta politica, in lasciti scritti o ideologici che ci
permettono, oggi, di analizzare e capire meglio un determinato periodo
storico. La sofferenza è quindi molto soggettiva, non solo nel campo
della politica, della letteratura o della filosofia, ma in ogni ambito
della nostra vita, compiamo delle scelte anche in base alla duplice
tensione dolore-piacere che viviamo in quel momento, la decisione agirà
a livello finemente psicologico influenzando il comportamento e la
volontà che sarà a sua volta influenzata dalla massa generando
cambiamenti, il modo in cui queste tensioni si esternano o si sublimano
determinano, sovente, i valori dell’individuo.
Dunque, a ragione, si può parlare della sofferenza come uno degli
ingranaggi fondamentali che muovono il mondo, senza il quale esso non
progredirebbe, ma sarebbe inerme ed immobile.
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