L'ANGOLO DEI LETTORI, ovvero Esp-Files

Su queste pagine saranno proposte le esperienze "ESP" dei nostri Amici inviate per e-mail, o pubblicate sul Forum della PdA. Ovviamente verranno resi pubblici foto, esperienze raccontate in altra sede ed indirizzi e-mail, solo previa autorizzazione scritta (apposta in calce) degli Autori. Onde evitare di essere "catturati" dagli spammers, i succitati indirizzi di posta elettronica saranno inseriti all'interno delle foto o, in mancanza,  trascritti senza l'uso della chioccioletta (@) che viene automaticamente ricercata dai programmi che usano gli hackers. Tutti gli altri casi, non provenienti da esperienze dirette dei nostri Lettori, continueranno ad apparire negli appositi spazi indicati dal menu principale.  Su questa "Pagina Zero" troverete solo le storie più recenti.  cliccate sull'argomento di vostro interesse
per raggiungere la pagina corrispondente: 

CONTATTI SPONTANEI   ADC
VIAGGI FUORI DAL CORPO   OBE
STORIE DI REINCARNAZIONE  REI
NON CLASSIFICABILI  ENC
COMUNICAZIONI STRUMENTALI  ITC
ESPERIENZE DI PRE-MORTE  NDE
CONTATTI MEDIANICI  CM
VISIONI SUL LETTO DI MORTE  DBV
FANTASMI GHO

ULTERIORE ADC FELINA  (23-03-22)

La nostra Lettrice Patrizia ci ha inviato questa bellissima e triste storia di gatti e gattari che ci dimostra come l'Amore per qualsiasi essere vivente produce miracolosi frutti.

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Ciao Claudio, ti invio ancora una breve storia, la storia di un gattino randagio, nella speranza che
possa essere di consolazione per chi ha perso un peloso...

Da alcuni giorni mi assaliva la nostalgia delle mie gattine che non sono più qui con me, Volpina e Sissina ... a volte mi veniva da pensare che il Ponte dell'Arcobaleno fosse solo una fantasia...
Come per volermi consolare e rassicurare, è affiorato in me un ricordo di tanti anni fa.

Nel 2000 abitavamo a Palau;  avevamo un gatto, Pestello e inoltre davamo del cibo ad alcuni gatti randagi che vivevano sotto casa.
Una mattina mio marito mi comunicò con tristezza che uno di questi mici era stato investito, probabilmente da un motorino, e non riusciva più a muoversi. Era ferito gravemente. Si trattava di un gatto molto giovane, avrà avuto cinque o sei mesi ed era di un colore giallo chiaro tendente al bianco. Era comparso qualche giorno prima nella piccola colonia felina, quindi non conosceva la strada e i suoi pericoli...chissà, forse era stato abbandonato. Mio marito lo mise dentro una scatola di cartone e lo portò in casa.
Decidemmo di farlo visitare da un bravo veterinario che riceveva al pomeriggio in un paese vicino, Santa Teresa di Gallura. Nell'attesa io rimasi con lui tutta la mattina.

Non osavo toccargli la testa e fargli una carezza da quanto era lesionato: avevo timore di fargli male. Non era in grado di mangiare, perché aveva anche una grossa lesione al mento e allora gli ho portai un piattino con del latte; lui lo ha leccato piano piano e vedevo che gli usciva dal mento...una scena straziante! Gli ho toccato delicatamente il dorso; faceva le fusa!... Poverino, era felice che qualcuno si occupasse di lui! Era felice di avere finalmente una casa! Stava fermo nella scatola: non riusciva a muovere le zampe. Ad un certo punto ha avuto una scarica di diarrea e si è messo a strillare...era come un pianto, il pianto di chi non può alzarsi per fare i bisogni e pulirsi...Allora ho provveduto io.
Nel pomeriggio lo abbiamo messo in macchina dentro la scatola di cartone; durante il tragitto da casa alla macchina ha iniziato a strillare...era un lamento disperato...secondo me piangeva perché pensava che lo riportassimo sulla strada...vedeva sfumare il sogno di avere una casa e qualcuno che si prendesse cura di lui.
Dal veterinario, mentre veniva visitato, ha ripreso a fare le fusa. Il veterinario era sorpreso e io gli ho spiegato che quel randagetto era felice perché veniva carezzato e ciò nella sua vita forse non era mai successo.
Appena fatta la radiografia, il veterinario ci ha detto che c'era una grave lesione della colonna vertebrale e quindi occorreva fare l'eutanasia. Pensavo che gli facesse una puntura per addormentarlo; invece, forse per farci risparmiare, il veterinario, con nostro grande stupore, lo ha bucato direttamente sul petto per iniettare una sostanza che blocca il cuore...lui strillava e noi lo supplicavamo di non continuare... poi il micio si è accasciato.

Mi è dispiaciuto molto di non avere fatto in tempo a chiedere al veterinario di procedere diversamente...avrei voluto che si addormentasse senza dolore. Anche questa cosa mi rendeva molto triste...
Siamo andati alla spiaggia. Una grande distesa di sabbia, Costa dei Gabbiani. Là lo abbiamo sepolto, con gli occhi pieni di lacrime.
 Lo abbiamo voluto onorare dedicandogli cinque minuti ...intanto mi consolavo pensando che per mezza giornata aveva avuto una casa, una padroncina....che era stato felice.

La mattina dopo avevo la morte nel cuore...mi è venuto un mal di testa fortissimo e non sono riuscita ad andare al lavoro. Sono rimasta a letto e Pestello ai piedi mi faceva compagnia. Nella tarda mattinata, poco prima che tornasse a casa mio marito, io mi sono ripresa e ho assitito a questa  scena: Pestello, che stava sopra il mio letto, sgranava gli occhi come se vedesse qualcosa di incredibile... osservava stupito in basso, verso il pavimento e girava la testa come se vedesse passare un gatto.
Pestello il giorno prima non aveva potuto vedere il micio, che stava nella scatola in un'altra stanza a parte.
A quei tempi non credevo che i mici avessero un'anima e quindi ho pensato di fare una battuta scherzosa:
" Che fai Pestello, vedi il micio randagio che è venuto a salutarci?"
Ripensandoci adesso, alla luce dei fatti che mi sono capitati dopo la morte delle mie gattine, Volpina e Sissina, non ho dubbi.
Quel micio randagio per mezza giornata ha avuto una casa, ha avuto qualcuno che gli ha fatto una carezza, qualcuno che ha pianto per la sua morte e che gli ha dato degna sepoltura. Perciò è venuto a ringraziarci.
Quel segnale dall'Aldilà che allora non ho saputo cogliere, oggi mi illumina e mi riscalda il cuore.
Grazie gattino randagio, gattino mio!
Patrizia
 

 VIAGGIO ASTRALE CONDIVISO (02-11-21)
Viaggio astrale e segni dopo la morte del figlio, testimonianze di uno straordinario incontro, quasi una NDE, confermato da una terza persona. Vi invitiamo a leggere altre storie come questa sul sito della nostra amica
Sara Luce.

Vorrei raccontarvi la mia straordinaria esperienza, il mio viaggio astrale; esattamente una settimana dopo che mio figlio Davide morì, io e mio marito stavamo dormendo nel letto, quando la sveglia cominciò a suonare, questa sveglia non era stata usata da due anni e aveva bisogno di essere programmata (ma nessuno lo fece), capimmo entrambi che si trattava di Davide.
Circa 4 settimane dopo la morte di Davide, andai nella sua stanza per ordinare alcune delle sue cose. Lui era morto di cancro (tumore al cervello) e durante la chemioterapia, i dottori gli avevano prescritto marijuana per dargli un po' di sollievo dal vomito e dargli un po' d'appetito. All'improvviso, mi trovai sopraffatta dall'odore della marijuana ma non c'era marijuana nella sua stanza poiché l'avevo data a qualcuno due giorni prima. Sentii la presenza di Davide in quel momento, mi sedetti sul suo letto e gli parlai. L'odore rimase per circa 10 minuti. Io mi feci una doccia e quando tornai, l'odore era completamente sparito.
Mia sorella fu svegliata da odori molto forti, anche questi episodi successero 4 settimane dopo la morte di Davide.
La prima volta fu svegliata nel mezzo della notte da un profumo fortissimo di fiori. Il profumo era così forte che la svegliò da un sonno profondo. Anche in questo caso durò 10 minuti circa. Quando si riaddormentò, fu risvegliata di nuovo, questa volta dall'odore di sottaceti. Davide amava i sottaceti più di chiunque persona io abbia mai conosciuto. Nella nostra famiglia ci scherzavamo su.
 Io e mia sorella pensammo che fosse molto creativo da parte di Davide presentarsi con questi odori.
Dopo circa 8 settimane dalla morte di Davide, io feci un viaggio astrale (ne ho fatti molti nella mia vita quindi non ero affatto sorpresa). Questa volta fu diverso perché andai dove era Davide. Mia figlia, che è viva, mi accolse, quindi ero un po' confusa sul perché lei fosse lì. Lei mi portò da Davide. Questo posto era incredibilmente verde e rigoglioso. David era in piedi su una superficie di mattoni con altri 4 ragazzi, in piedi attorno a lui. Stavano guardando qualcosa che Davide aveva in mano.
 Sembrava un foglio di carta. Poi lui alzò gli occhi e mi vide. La sua espressione era di stupore puro. La cosa più interessante di quest'esperienza fu che potevo sentire le sue emozioni come se fossero le mie.
Ci venimmo incontro … lui mi prese e mi fece girare, dicendo … "Ti amo, Ti amo, Ti amo" 

Trovai che mio figlio era molto magro ma sembrava molto sano e raggiante. Davide quando aveva il cancro passò da 88 kg a 56 kg al momento della sua morte. Era 185 cm, quindi era molto magro. Sulla testa non aveva più la cicatrice enorme dovuta ai 3 interventi chirurgici al cervello e non aveva più la grande chiazza di calvizie dovuta alle radiazioni, aveva tutti i capelli e Indossava la sua T-shirt preferita che gli mettemmo quando morì. Io mi sentivo estremamente felice, ero molto emozionata di comunicare con il mio bellissimo figlio che tanto mi manca. Ne avevamo parlato molto durante la sua malattia e lui aveva promesso a me e a mia sorella che ci sarebbe venuto a trovare se avesse potuto. So che avemmo una conversazione, della quale non ho alcun ricordo cosciente.
Poi mi ritrovai nel mio corpo, completamente sveglia. 

Sono molto felice di aver potuto vivere queste esperienze … penso che siano un dono meraviglioso.

Abbiamo chiesto a Sara se Stefania avesse condiviso l'esperienza con la figlia e ne abbiamo avuto conferma:
Domanda del WM:
Sarebbe interessante sapere se la figlia vivente abbia condiviso la stessa situazione.

Gli Angeli di Sara Luce ha risposto:
si, lo ha scritto in una e-mail separata dalla testimonianza, entrambe hanno vissuto quell'esperienza
Un bacio grande Claudio, come sempre.

Viaggio astrale e segni dopo la morte di mio figlio è il racconto fatto da Stefania a Sara Luce.
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MADRE  (05-06-21)
( Il patto dell’anima)

“ Quando un figlio non arriva, significa magari che c’è un bimbo da adottare”

“La vera madre non è chi semplicemente mette al mondo un figlio: è chi lo accudisce, chi lo protegge, chi gli sta vicino; pertanto non importa se riesce o meno a generare un figlio biologico, ma importa se ama e protegge le persone che le stanno vicino.
Se un giorno deciderai di adottare un bambino, ecco che avrai espletato il tuo ruolo di madre, se non biologico, emotivo.”

Quante donne si sentono inadeguate quando non riescono, nonostante molteplici tentativi, a generare un figlio! Spesso questa diventa per loro una vera e propria sofferenza che si rinnova di mese in mese con grande delusione e sofferenza, come se pensassero di non essere veramente donne, solo perché non riescono a diventare madri.
Si dice che quando l’anima decide di incarnarsi, il suo piano di vita sia sempre assolutamente perfetto ed ispirato all’amore ed alla consapevolezza, nel percorso di riconoscimento della propria divinità interiore e che quindi Dio non vada mai cercato all’esterno, ma dentro di noi, inconsapevoli parcelle divine.

Molto probabilmente il percorso terreno scelto da queste anime, non aveva semplicemente previsto per loro, il ruolo di diventare madri e queste donne , quando si ritrovano nel mondo terreno, ovviamente senza alcuna memoria delle scelte della propria anima, soffrono e si disperano per non riuscire a procreare; questo senza nemmeno immaginare cosa significhi, di fatto, essere madre e gestire tale ruolo nell’ambito di una famiglia, magari con più figli con notti insonni, figli e marito da accudire assumendosi il rischio di dimenticare il loro essere, prima donne che madri.

Molte coppie si separano, imputandosi reciproche responsabilità, come se il vero amore di coppia si dovesse esclusivamente ridurre alla costituzione di una famiglia con pargoli.
Molto probabilmente, nel progetto di amore previsto prima di entrare nel mondo duale, queste anime avevano ipotizzato percorsi magari incompatibili con la gestione e la crescita di un figlio, come quello di fare volontariato in Paesi del terzo mondo o professioni completamente dedicate al prossimo in modo esclusivo e quindi incompatibili con il ruolo della gestione di una famiglia.

La scelta di non avere figli spesso può anche risultare, più che una reminiscenza inconscia della scelta della propria anima, come una decisione cosciente e volontaria, che la donna prende per varie ragioni come la mancanza di un padre adeguato e responsabile, piuttosto che la visione di un futuro incerto che si prospetta per il figlio: ovviamente in tal caso tale scelta non crea senso di inadeguatezza e sofferenza, ma al contrario si rafforza nella sua validità, nella scoperta di quanto possa essere fonte di arricchimento interiore il dedicare la propria vita al prossimo, magari occupandosi di centinaia di “figli” che hanno bisogno.

In buona sostanza la “vera” madre è fondamentalmente una donna che si fa espressione di puro amore, protezione ed accudimento del prossimo, chiunque esso sia e non quella che biologicamente partorisce un figlio per poi, senza arrivare ad abbandonarlo, non amarlo profondamente come l’oggetto sacro del miracolo divino della procreazione del quale è stata protagonista.

CLAUDIO MANERI

RISVEGLIO (29-05-21)
Claudio Maneri,  nato a Milano nel 1948, è architetto, ha passato cinque anni in Egitto e ha viaggiato molto, sempre affascinato dalle culture orientali e dal mondo della parapsicologia. Si è anche occupato di ipnosi.  A seguito della tragica perdita della figlia, si è ulteriormente interessato alla ricerca sul paranormale e ha scritto diversi libri,oltre a partecipare come Relatore a diversi convegni. Dal 2002 si occupa principalmente di seguire la fondazione Butterfly onlus che ha creato dopo la scomparsa della figlia Sibylle, impegnata in modo prevalente nella realizzazione di scuole e pozzi
d’acqua in Africa. (
www.butterflyonlus.org )
Sarà relatore insieme al vostro WM, al Convegno di Salerno, il 17
Settembre P.V. e ci ha gentilmente inviato alcuni interessanti articoli sulla tematica del suicidio.
Oggi vi presentiamo i primi due dei sei  ricevuti. Grazie! (WM)

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Pur cosciente del fatto che sia molto difficile prendere coscienza degli obbiettivi del nostro piano di vita, stabilito dalla nostra anima prima di entrare nel mondo della materia, credo che gli eventi drammatici che mi hanno coinvolto in questa vita terrena, con la morte di una figlia suicida per amore, a soli ventidue anni, abbiano cambiato profondamente il corso della mia esistenza.
Mi hanno infatti consentito di raggiungere, nell’arco di quei mesi necessari a far tacere la urla di rabbia per qualcosa che la mia mente non poteva accettare, quella chiarezza interiore, necessaria ed indispensabile per comprendere di aver finalmente ritrovato quel cammino, che avevo dimenticato, perso nelle nebbie della quotidiana normalità. Ho finalmente compreso la sostanziale differenza tra il “vivere” ed il “sopravvivere” ed ho deciso di vivere; credo si sia trattato di un dono divino, di una rinascita che mi ha risparmiato il fastidio di dover morire per poi ricominciare da capo.
Ho piena coscienza infatti di essere morto ed il grande privilegio di essere rinato all’istante; una specie di brevissimo stato di coma.
In quel risveglio ho visto, forse per la prima volta, la rara bellezza di un’alba luminosa ed ascoltato il sussurro della mia anima, che mi faceva sentire ancora vivo, tremendamente vivo;
mi sono sentito come un bimbo appena nato, ma il mio pianto, questa volta era di pura gioia per la comprensione totale della bellezza della vita, nonostante quel dolore che, se aveva provocato una profonda lacerazione del mio cuore, aveva avuto in ogni caso il potere incredibile di risvegliare la mia anima assopita.
D’un tratto avevo compreso che era giunto il momento di asciugare le mie lacrime e di iniziare questa nuova esperienza con gli occhi incantati di un bimbo che scopre in ogni momento, qualcosa di nuovo. Ho iniziato ad amare anche le persone che credevo non avrebbero mai potuto capire cosa significasse perdere una figlia in quel modo, persone che, nei primi momenti, mi urtavano con i loro sguardi di compassione, con le loro assurde pretese di propinarmi ricette adatte a combattere le mie lacrime, invadendo la sacralità di questo mio spazio di dolore, esclusivo e personale.
Ora vedevo in modo diverso quelle persone; una luce a me fino al momento sconosciuta, aveva rischiarato i loro volti fino a farmi riconoscere occhi benevoli di miei fratelli che forse avevano versato lacrime di dolore ancor prima di me.
E’ stata una rivelazione: mi sono sentito amato e compreso da esseri umani che parlavano il mio stesso linguaggio, fatto di poche parole, di abbracci e di silenzi che dicevano tutto; ho avvertito nella loro semplice presenza una profonda condivisione del mio dolore.
Un dolore che va compreso con il cuore, perché la mente non sarà mai in grado di accettare che questo nostro figlio, questo nostro compagno di viaggio, avesse terminato il percorso che si era assegnato e fosse arrivato il momento del suo ritorno a casa.
Ora tutto mi tornava: riconoscendo me stesso negli altri esseri umani ho iniziato a farmi un’idea di quella che sarebbe stata la mia missione: desideravo fermamente pormi al servizio degli altri, fare qualcosa per gli altri, divenire semplice tramite dell’amore che ricevevo per donarlo a mia volta a chi ne avesse più bisogno.
La nostra esperienza di esseri spirituali a confronto della materia ha un senso esclusivamente nella nostra crescita interiore e nella nostra capacità di amare: sappiamo bene che l’amore che saremo riusciti a donare sarà infatti l’unica cosa che potremo portare con noi, al momento del nostro ultimo viaggio, quando potremo riabbracciare i nostri figli che sono già nella luce.

IL TABU’ DEL SUICIDIO
-Di cosa è mancato tuo figlio?-
Un groppo alla gola ed un atavico senso di vergogna che impediscono alle lacrime del cuore di raggiungere gli occhi, spesso non consentono una risposta in quanto di suicidio normalmente non si parla.
Il 6 Luglio dell’anno 2000, mentre cercavo nel computer di mia figlia qualche sua traccia nella mia disperata ricerca di trovarla dopo tre giorni che era sparita, ho ricevuto una telefonata che non avrei mai voluto ricevere: i carabinieri mi informavano di avere ritrovato il corpo esanime di mia figlia che si era impiccata per amore, in un piccolo albergo di Milano, dopo aver perso il giovane marito con il quale aveva un legame assoluto.
Ricordo che, nelle sue comunicazioni dall’aldilà, mi ha poi scritto che loro due erano come le “due facce di una stessa ,
unica medaglia trovata nella sabbia del deserto”.
Anche se ho avuto la certezza che la mia anima sapesse già, le mie mani tremavano nello scrivere l’indirizzo dell’obitorio dove avrei dovuto recarmi per il riconoscimento della salma. In una frazione di secondo mi sono sentito prosciugare dal dolore e morire, forse per lo strazio della mia anima che avrebbe voluto raggiungere la sua, che tornava a casa, ma ho deciso di continuare a vivere e di non scappare davanti ad una prova così difficile per un essere umano.
Sono passati da allora ormai vent’anni, ma quegli istanti interminabili, quello strappo del cuore che mi ha tolto il respiro risucchiandomi in mondi a me sconosciuti, non potranno mai essere dimenticati o descritti a parole.
Resterà dentro di me, una profonda ferita che mi accompagnerà fino al momento in cui potrò riabbracciare quell’anima stupenda che mi aveva scelto come padre e con la quale mi sono sempre sentito in naturale sintonia.
Ho avuto modo in questi lunghi anni, anche per i libri che ho scritto, incontrare molti genitori che avevano perso i propri figli e sperimentato quel sentimento di grande empatia che lega persone che, avendo vissuto il medesimo dramma, si potevano comprendere.
Mi sono reso conto di questo blocco, da parte di molti di loro, fino a pronunciare la parola suicidio: la morale cattolica ci ha sempre parlato di peccato mortale, di anime che andavano all’inferno, ed una volta, i suicidi non avevano nemmeno il diritto di sepoltura nei cimiteri. Ancora vent’anni fa, mi è stata ripetutamente negata la richiesta di una messa funebre per mia figlia a causa di quel tipo di morte; incredibile, ma purtroppo verità, come se la Chiesa si potesse arrogare il diritto di giudicare qualcosa di così difficile comprensione per gli esseri umani.
Tutte le comunicazioni ricevute in questi anni mi hanno al contrario confermato che non esiste giudizio o condanna per queste anime che non ce l’hanno fatta ad andare oltre al proprio dolore o disagio nel vivere una vita non più in sintonia con la loro. Da dimenticare pertanto, qualsiasi senso di colpa che troppo spesso tende a non far più vivere, ma a costringe a sopravvivere genitori che si sentono responsabili di una simile morte: ognuno è sempre il solo ed unico responsabile ed artefice del proprio cammino! Tornati alla nostra vera casa, saremo sempre noi , assistiti dalle nostre guide a giudicare le nostre azioni ed a comprendere quelle che non sono state in linea con il progetto della nostra anima e ci faranno vedere la parte del film che abbiamo deciso di non interpretare. Ci dicono che nell’aldilà i nostri figli, per loro scelta e per l’esperienza vissuta sulla propria pelle, si occupano di ricevere le anime che hanno deciso di compiere il loro gesto, quando non riescono a fermarle prima.
 Il messaggio più importante che ho ricevuto sull’argomento , è che il suicidio più grande consiste nel non amare noi stessi. Uno spunto di riflessione per iniziare ad amarci di più, perché solo così facendo, la nostra vita potrà tornare ad avere un senso e questo amore avrà il potere di essere irradiato, facendosi balsamo di guarigione per anime ancora in terra e che stanno soffrendo ed hanno bisogno di ascolto, anche nel silenzio, perché, in questi casi, le parole non servono.

Claudio Maneri


 

UNA OBE IMPROVVISA
(07-07-19)

Una nostra Lettrice, Roberta, ci ha gentilmente inviato il resoconto di una OBE avvenuta spontaneamente diversi anni fa a riprova che tali fenomeni non sempre richiedono un addestramento particolare .

Era un pomeriggio d'estate, avevo circa 30 anni, mi trovavo al mare, avevo affittato un appartamento. Un giorno decisi di fare un pisolino sul dondolo che si trovava nel terrazzo, non lo avessi mai fatto! Non so quanto ho dormito, so solo che quando mi sono risvegliata, ho messo giu' una gamba pero' sentivo che era pesante; mi giro e vedo il mio corpo ancora sdraiato, non sapevo cosa fare, quando ad un certo punto vedo un bambino vestito da marinaretto farmi capolino. Era sorridente. Premetto che ho un fratellino nell'Oltre. Allora ho lottato per rientrare nel mio corpo, non so quanto tempo e' passato, ma alla fine sono riuscita a rientrare e sono scappata terrorizzata in casa. Da quel momento sono passati 21 anni prima che riuscissi a sedermi di nuovo su un dondolo.
 Ecco, questa e' stata la mia prima esperienza

Roberta

LA VERA GIUSTIZIA  (08-12-18)

Ricevo questo breve racconto da un Amico del sito, che, per ovvi motivi, abbiamo chiamato con un nome di fantasia come sua moglie. Ciò che ci colpisce è il messaggio che Alberto ha ricevuto, assolutamente consono a quanto ci dicono le Guide, ovvero che nessun giudice celeste ci aspetta per stabilire se ci siamo comportati correttamente, o meno, durante il nostro breve soggiorno terreno. Citare tutte le fonti sarebbe un lavoro lungo e ponderoso, vi indichiamo solo un link ad un'opera che vorremmo tutti voi leggeste, ovvero:
"LIFE AFTER DEATH IN THE WORLDS UNSEEN
del Monsignor Robert Hugh Benson - Canalizzato da Anthony Borgia. Ecco quanto ci vien detto sul giudizio delle anime, in un dialogo del Monsignore con la sua Guida davanti ad un'anima sofferente per i suoi misfatti:
 [...] Stava ricevendo i suoi meriti - niente di più, niente di meno. Aveva giudicato se stesso e condannato se stesso, e ora stava subendo la punizione che, solo e interamente, aveva inflitto a se stesso. Qui non c'era alcun caso in cui un Dio vendicatore infliggesse una punizione di condanna a un peccatore.
Il peccatore era lì, veramente, ma era la manifestazione visibile della legge inalterabile di causa ed effetto.
 La causa era nella sua vita terrena; l'effetto era nella sua vita spirituale.
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Buongiorno Claudio.
L'altro giorno guardando un disegno, mi sono messo a riprodurlo a modo mio.
Invece di riprendere la faccia presente nel disegno originale e il coltellaccio che la protagonista aveva,
ho disegnato una faccia molto simile a quella di mia moglie Giuliana, con un martelletto da giudice.
Cercavo una frase da far dire in un fumetto, poi mi si è formata quella che c'è nel disegno, accompagnandola anche da
questo scritto: "Mentre qui, da questa parte, alcuni si sforzano ad accusare, a difendere e a
giudicare gli altri, dall'al di là del conosciuto, dove tutto è chiaro, ci sono delle immagini e
frasi di te che arrivano forti a me".
Un caro saluto Alberto
 

Aspettate ancora che siano gli altri a giudicarvi?
Innocenti? Colpevoli?
non importa, perchè allla fine di tutto
solo noi saremo i migliori, e forse unici, giudici di noi stessi.

DUE ESPERIENZE DI CONFINE   (24/11/17)

Caro Webmaster, mi chiamo Sara di professione Infermiera e ci tengo a raccontarti un paio di episodi
significativi della mia vita, dopo una breve premessa.
 Ero in un periodo in cui ce l'avevo con Dio, come capita a molti, ma per fortuna amo leggere e studiare. Stavo leggendo la Cabala ed altri libri non proprio Cristianicome -ad es.- quelli di Aleister Crowley. Poi, ho fatto un sogno in cui un uomo mi diceva : "Io sono Raphael".
 Non sapevo niente di lui! Per caso, sapendo che il mio nome è stato preso dalla Bibbia, ho chiesto a mio padre di mostrarmi dove fosse precisamente citato.
Lui ha preso la Bibbia che si è aperta proprio alla pagina giusta, il libro di Tobia.
Lì si parla di Raphael. Io stupita l'ho presa come se Dio mi stesse richiamando all'ordine. Ho letto tutta la Bibbia, interpretandola con la mia testa, non come il catechismo insegna!
Ho letto molto altro e mi sono convinta al 99% dell'esistenza di Gesù. Questa è la premessa. Non è legata alle esperienze, ma è sempre pertinente con l'argomento!!
Altra cosa: sono solita essere la prima a sfatare le "cose strane".
Per esempio: una volta abbiamo visto dei dischi di luce nel Cielo. Dicevamo "stavolta è vero".
Ma ho cercato il trucco. Erano luci provenienti dalla terra proiettate in cielo, probabilmente da qualche discoteca.
 E così con altre situazioni. Per questo mio padre dice "se lo dice la Sara è vero"a sottolineare che
so ben distinguere l'illusione dalla verità. Quello che racconterò è quindi vero. Grazie per ascoltarmi!

Prima esperienza.
 Avevo 13 anni, ero in auto con i miei genitori, mia nonna e mio fratello. Avevamo
la roulotte a traino e stavamo andando in Puglia per le vacanze estive. Eravamo arrivati, ma mio
padre ha mancato l'uscita. Raggiungendo la successiva, siamo passati per un viadotto dove forti raffiche
di vento hanno iniziato a far oscillare la roulotte finché si è girata e ha raggiunto il
finestrino di mia nonna facendole quasi perdere un occhio. Abbiamo urtato il guardrail di
sinistra, poi quello di destra. Era tutto da buttare. Oltre all'occhio di mia nonna, mia madre
aveva un braccio rotto e null'altro. Mi hanno fatta appoggiare al guardrail. Ricordo che qualcuno
si è fermato per aiutarci. Poi più nulla. Ho camminato priva di coscienza verso la strada.
Lo so perché ho inciampato in una tanica. Devono avermi presa e fatta sedere per terra.
Io ero in uno stato di grazia. Non vedevo nulla, sentivo solo una pace dalla quale non volevo tornare.
Poi i fastidiosissimi schiaffi che mi portavano indietro e non volevo. Infine mi sono sentita anche
chiamare da mia madre e la pace era finita. Lo ricorderò sempre.
Non ho mai più provato un simile stato di pace.

Seconda esperienza.
 
Sono stata operata per XXX, un intervento durato sei ore. Ad un certo punto mi sono sentita in un
posto buio, ma bello ed ero angosciata perché stavo vivendo la mia nascita e non volevo proprio
venire al mondo! Solo dopo ho capito che era il momento del risveglio e l'anestesista non
riusciva a svegliarmi! Così come mia madre non riusciva a partorirmi (dopo 24 ore di travaglio le
hanno fatto il cesareo). Dicevo senza parlare: "non ci vado lì, si sta male!" finché una voce di
donna mi ha detto: "Sara, ma non ti ricordi? Devi andare lì perché devi fare... (Al risveglio non
sapevo più cosa), è un battito di ciglia, poi torni indietro!". Queste parole mi hanno dato
entusiasmo e mi sono svegliata. Purtroppo non ricordo cosa devo fare. Ho pensato di rivolgermi ad
un ipnoterapeuta, ma non l'ho ancora fatto. So che mi sento in generale fuori dal mondo e sento che la
mia vera casa non è qui. Non sono attaccata ai beni materiali e ho scarso interesse per il mondo in
generale. Ciò che mi è accaduto non è stato un sogno! Era troppo vero e é coinciso con gli
accadimenti della vita! Ho la certezza di aver avuto un contatto con l'Aldilà. Il comune
denominatore è la assoluta negazione di tornare al mondo una volta provata la sensazione di
beatitudine che c'è di là. Tutto perde significato. Proprio come se il mondo fosse illusorio, ma
neanche! Non ci si pensa proprio! E ciò ridimensiona i pensieri sul mondo, ma lascia anche
amarezza e nostalgia per avere la consapevolezza di essere "lontani da casa".
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Grazie Sara per la tua preziosa testimonianza. Mi hai detto pure che hai
 totalizzato 18 punti al Test di Greyson, a riprova della genuinità delle tue esperienze.
Webmaster

 

NDE E SCIENZA MEDICA (16-02-17)

Per coloro che non l'avessero letto sul nostro Forum, ripubblico qui un interessante articolo segnalatoci dall'amico Kaomanao.

C'è un interessante commento su youtube della dottoressa Francesca Volando (medico internista) che risponde a chi ritiene che una nde sia frutto di un cervello morente in base all'opinione che dopo un'infarto cardiaco il cervello continui a funzionare sebbene per pochissimo tempo.
(nello spoiler ho inserito il video di youtube sul racconto di una 'ritornata' da una Nde,e in cui tra i commenti compare quello della dottoressa
Francesca Volando
di 1 settimana fa)

Parliamo di dati scientifici, sono medico internista quindi qualcosa di medicina penso di saperla. Il cervello è un organo molto delicato, ha necessità di un flusso costante e continuo di nutrienti ed ossigeno per le sue necessità metaboliche. Consuma da solo il 20% delle risorse quotidiane metaboliche sotto forma di glucosio e ossigeno utili per ossidare lo zucchero ed ottenere rapidamente ATP (adenosintrifosfato) dai mitocondri, che funge da substrato per numerose reazioni biochimiche interne ed esterne ai neuroni. Ciò in virtù della generazioni di potenziali di membrana che altro non sono che delle microcorrenti elettriche che viaggiano lungo gli assoni e i dendriti. Il cervello è molto isolato dal mondo esterno per questioni di fragilità organica intrinseca, essendo facilmente preda di infezioni e degenerazioni qualora non vengano rispettati sempre e comunque le sue necessità. Per comunicare con l'esterno infatti utilizza gli organi di senso, delle sue terminazioni periferiche specializzate nel percepire le differenti forme di energia presenti nell'ambiente in cui si trova col resto del suo corpo. Ogni mancanza di rispetto delle sue esigenze porta alla progressiva interruzione della sua attività, che come si sa è permanente, sebbene dislocata in aree diverse a seconda della funzione in atto al momento. Possiamo però dire che non vi sia un'area mai disattiva tranne in circostanze patologiche che bloccano l'afflusso di sangue (ictus ed emorragie), determinano eccessi dei potenziali d'azione (epilessie) o riducano la quantità di ossigeno nel torrente ematico (ipossie varie o interventi chirurgici). Quando una persona va in arresto cardiocircolatorio, tutto ciò avviene immediatamente venendo a mancare la funzione di pompa da parte del miocardio. In tale circostanza il poco ossigeno presente nel cervello che non subisce ricambio dal torrente circolatorio bloccato, non può far fronte alle necessità metaboliche dei neuroni ed alla fine si bloccano in breve tempo i segnali elettrici prima vigenti in quanto viene a mancare la quota di ATP mitocondriale prima regolarmente fornita. Tutto ciò naturalmente viene rilevato tramite dei sofisticati macchinari presenti di solito nelle unità di rianimazione e cardiologia, proprio per rilevare i voltaggi encefalici (parlo di valori di circa 90 microelettronvolt MeV quindi potenziali molto bassi), e stabilire se sia presente o meno un'attività elettroencefalografica utile alla vita. Ricordo a tutti che il cervello regola le attività vitali dell'organismo specie del respiro con un centro ipotalamico ad hoc per quest'attività che, nel corso di un infarto cessa quasi contemporaneamente a quella cardiaca necessitando di una rianimazione cardiopolmonare o RCP.
Una persona quindi che subisce uno o più arresti dell'attività miocardica non può avere un cervello funzionante nemmeno nelle sue funzioni basilari e, nel caso di un mancato ripristino delle stesse la morte può intervenire in tempi molto rapidi di secondi (vedi ad esempio i decessi dei compianti Pino Daniele e Mango) o comunque entro un'ora dalla sospensione del battito cardiaco. Perciò non si sogna, non si possono avere ricordi di quegli istanti o minuti con una totale perdita di coscienza fisica perché mancano le energie per memorizzarli. Quindi se qualcuno vi dice che durante un infarto ha visto e sentito cose (e l'infarto è documentato dal tracciato ECG che rimane piatto per diversi secondi o minuti prima del definitivo ripristino del battito sinusale), non sta inventando nulla e al proposito ci sono numerosi studi di casi davvero straordinari al riguardo che vi invito a leggere prima di commentare. Non si tratta di qualcosa di religioso anzi, molte religioni faticano ad accettare queste cose perché stravolgono lo status quo delle loro teologie, ma di esperienze che ancora oggi non riusciamo a definire nel loro complesso. Potete crederci o no ma non offendete chi le ha vissute.

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Sempre sul Forum questa interessante segnalazione di Silvio:

Venti minuti senza vita e torna esattamente come prima. Incontra un essere nell'altra dimensione circondato da esseri di luce che Zack riconosce come "angeli". L'Essere, che lui associa alla figura di Gesù, gli dice che tutto andrà bene e infatti così è andata. Un sogno? Una NDE? Bisognerebbe saperne un pochino di più per avere la certezza che si sia trattato di una esperienza di premorte (scala di Greyson in primis), ma certo è che venti minuti senza vita difficilmente possono aver messo in condizione un cervello in stato di morte nella condizione di sognare. Inoltre, e la domanda nasce spontanea, perchè chiunque abbia questa esperienza non riporta mai danni gravi e persistenti? Nonostante i pareri dei medici dicano il contrario? Perchè quanto gli viene predetto si avvera? A voi l'ardua sentenza...

qui l'articolo: https://www.facebook.com/

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ADC... FELINE! (20-11-16)

Come abbiamo già detto in altri articoli, anche gli animali  hanno un'anima immortale, magari è un'animuccia piccolina, ma è certo che la posseggono e perciò, dopo la morte, vanno nella Luce, in un Paradiso tutto loro dove continuano a crescere, ad evolversi, fin -forse- ad affrontare l'esperienza in un corpo umano.
Di certo è che i nostri piccoli amici mostrano per noi un attaccamento ed un amore che va ben al di là del mero opportunismo e, dove c'è Amore, c'è anche un chè di trascendente che ci fa intuire che non sia un comportamento puramente istintivo. A volte i nostri pelosetti sono persino capaci di contattarci dall'Aldilà, come  è accaduto a  Patrizia con Volpina e Sissina, oppure di farci sapere che sono ancora vivi e vegeti ed addirittura "miracolati" e guariti da mali incurabili.

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Ciao Claudio,
so che ami gli animali, avendo letto la tua testimonianza sul micio Wolverine...
( CLIC) ecco perché ho pensato di scriverti.
Vorrei raccontarti alcuni fatti singolari che mi sono capitati negli ultimi anni e che secondo me sono legati ad una gatta, Volpina, morta nel dicembre del 2011, a cui sono particolarmente legata.
Il giorno prima che si aggravasse, l'orologio della cucina si è fermato...recentemente ho perso l'altra gatta che mi era rimasta, Sissina e la cosa impressionante è che lo stesso fenomeno è avvenuto quando lei si è aggravata... Vedendo l'orologio fermo, ho capito che il tempo della sua vita era terminato.
So bene che a tutto c'è una spiegazione fisica, che le pile si sono scaricate, ma quello che colpisce è la coincidenza...quel giorno anche mio marito (che è un Fisico) si è sentito gelare...

(Anche Cocò fece fermare un orologio a muro sull'ora esatta della sua dipartita. Quando, mesi dopo, provai a cambiare la batteria, l'orologio si riavviò da solo e continuò a funzionare per oltre un anno, a riprova che la pila non era scarica. -NdR)

Ma veniamo a Volpina: alcuni giorni dopo la sua morte io e mio marito abbiamo sentito distintamente in camera da letto il rumore di quando saltava giù dalla sedia...non penso si sia trattato di una mia fantasia, perché eravamo in due a sentire...mio marito si è alzato subito per vedere se fosse l'altra micia, Sissina, ma lei russava tranquilla nella sua cuccia...Nei giorni seguenti abbiamo trovato accesa la bilancia dove la pesavamo tutte le settimane  Il fatto è avvenuto due volte e poi non si è più verificato.
La sera di S. Silvestro del 2011 eravamo tristissimi per la perdita di Volpina...avevamo invitato a cena due amici che la conoscevano e le volevano molto bene. Mentre eravamo seduti a tavola, la ricordavamo...Né loro né noi eravamo in vena di festeggiare la fine dell'anno...
Verso le 22.30 la sveglia del forno, che non usiamo da anni, si è messa a suonare da sola e i due amici sono rimasti molto colpiti...infatti la micia era solita, anche in loro presenza, suonare una campana appesa al muro per attirare l'attenzione...
Abbiamo brindato allegramente alla nostra Volpina!  
Un altro fatto singolare successo alcuni mesi dopo la sua morte: tornati a casa dal lavoro, io e mio marito abbiamo trovato una finestra aperta...la finestra dove è attaccata la campana di Volpina...ci è sembrato molto strano, anche perché quella mattina faceva un freddo micidiale e se fosse stata aperta, ce ne saremmo accorti sicuramente.
Ho scritto una mail ad una mia amica che conosceva Volpina, per raccontarle il fatto curioso. Poiché non mi rispondeva, il giorno dopo l'ho chiamata sul cellulare per avvisarla che le avevo spedito la mail in cui le parlavo di Volpina.
Al telefono "B." mi ha detto che non aveva ancora letto la posta elettronica, che stava viaggiando in macchina con il marito e mi doveva lasciare... mi avrebbe richiamato lei con calma. Il giorno dopo mi ha riferito, non senza una certa riluttanza, che durante quella breve telefonata lei e il marito hanno sentito miagolare. Temendo che ci fosse un micio chiuso nel cofano, mi ha salutato e hanno pensato di fermare la macchina. Nel frattempo hanno sentito di nuovo miagolare!...
La cosa incredibile è che  i miagolii li ha sentiti anche il marito!
Tieni conto che suo marito non sapeva che le stessi parlando di Volpina e soprattutto non amava i gatti, li disprezzava.
Hanno fermato la macchina per far uscire il presunto gatto...hanno aperto il cofano, hanno battuto dappertutto ma il gatto non c'era!
A casa hanno raccontato al figlio quanto era successo...di lei mi fido, è una persona seria e degna di credito.
Secondo "B."la cosa più prodigiosa è che suo marito, pochi giorni dopo questo episodio, ha trovato una gattina e se ne è innamorato follemente....per lei è incredibile che il marito, a quasi sessant'anni, ha capito cosa significa voler bene ad un gatto!
Da Volpina ho avuto diversi "segnali", che mi hanno aiutato a sopportare il dolore ...Ne cito solo alcuni.
Pochi giorni dopo la sua morte è bruciata la spina del frigo che usavamo solo per lei, per conservare una medicina americana per l' insufficienza renale... Come se avesse voluto  dirci che stava bene e non ne aveva più bisogno!...
In questi anni la sveglia del forno è suonata altre due volte da sola, l'orologio del forno si è messo in funzione da solo più volte e in camera da letto si sono accese numerose volte le luci da notte che dovrebbero accendersi al passaggio di una persona...
Ciò è avvenuto soprattutto quando parlavo di Volpina o ero triste, oppure quando le chiedevo un segnale.
E sono successi tanti altri fatti singolari...ci vorrebbe molto tempo per raccontarteli tutti...
Per quanto riguarda Sissina, l'altra gatta morta recentemente, alcuni giorni dopo la sua morte ho pregato per avere un segno della sua presenza e una notte si è accesa la televisione...inoltre ho avuto altri piccoli "segnali"...
In questi 5 anni il mio computer ha fatto delle stranezze...forse perché Volpina amava molto il computer?
Diverse volte si è bloccato e sullo schermo sono comparsi disegni geometrici a colori...li ho fotografati e una volta, osservando una foto, ho visto che il riflesso del flash aveva la sagoma di un gatto!
Cosa ne pensi? Dimmi pure con sincerità qual è la tua opinione... forse sono io che interpreto i fatti in maniera troppo personale e vedo quello che non c'è... Ed ora, ecco anche la storia di Sissina.

TORNA A CASA, SISSINA
Adottai Sissina nel 2000. Era uno dei gatti randagi della piccola colonia felina a cui portavo da mangiare. Avrà avuto 7 mesi; la presi per curarla...era messa molto male e se non lo avessi fatto sarebbe morta. Mi colpiva il suo carattere affettuoso e dolce: a differenza degli altri mici del gruppo, prima di mangiare si strusciava ripetutamente ai miei piedi per ringraziarmi e faceva le fusa.
La curai a lungo e si riprese. Ma rimase afona, non riusciva a miagolare come gli altri gatti ma emetteva un soffio, un miagolio sottovoce; inoltre quando respirava si sentivano dei sibili.
Da qui deriva il suo nome: un nome onomatopeico, senza alcun riferimento alla principessa...
Dopo un anno e mezzo io e mio marito la portammo ad una scampagnata insieme a Pestello, l'altro micio di casa...allora eravamo soliti portarli fuori con noi perché non si erano mai allontanati ...quella volta, invece, prevalse in lei l'istinto della gatta randagia.
Chissà, forse decise di riprendersi la libertà...insomma scomparve e non la vedemmo più.
Iniziammo a cercarla...La cercavamo invano tutti i giorni... Riempii di manifestini il paese e i dintorni nella speranza di ritrovarla, anche perché aveva una malattia, il  granuloma miliare e tutti i giorni doveva prendere una medicina.Anche Pestello aveva la stessa malattia ed era sotto cura. Secondo il veterinario i due mici avrebbero dovuto continuare così per il resto della vita...

Riuscii a ritrovare Sissina solo dopo 5 mesi e una settimana...fu un periodo terribile per me perché non sapevo se fosse viva o morta.
I mesi passavano ed io continuavo a cercarla...mi venivano le crisi di cuore...infatti poi nel 2003 sono stata operata...
Tutti i giorni pregavo per Sissina...avrebbe dovuto prendere quotidianamente il farmaco e temevo che sarebbe morta perché con quella malattia i gatti non mangiano. Pensavo che averla smarrita fosse per me la cosa peggiore...peggio che saperla morta!
Una notte feci un sogno singolare: sognai un'entità piccola...non ricordo bene il suo aspetto...se era un Felix, un gatto stilizzato o un'umana piccola... Mi disse queste parole:
"Sono la Santa protettrice di Sissina. Lei è viva e sta bene...non le può succedere nulla di male perché la proteggo io."
Mi disse anche il nome. Ma non sono sicura di ricordare bene...mi pare Remigina...Io da allora la chiamo così.
Mio marito commentò che quel sogno era solo l'espressione di un mio desiderio...desideravo che stesse bene...aggiunse che dopo mesi di randagismo  certamente era morta oppure stava molto male senza le sue medicine...
Successivamente ho adottato Volpina; ma la mia ricerca di Sissina continuava... A Dicembre, avvicinandosi il Natale aumentava la nostalgia... Io e mio marito eravamo molto malinconici...Pensavamo che ritrovare Sissina sarebbe stato il regalo di Natale più bello che il Cielo potesse farci... Da tempo avevo fatto una promessa: se l'avessi ritrovata avrei smesso di fumare e avrei dato tutti i mesi in beneficenza i soldi che spendevo in fumo...

Il 17 dicembre mattina tornai a casa dopo il lavoro , mi preparai un caffè e mi misi a fumare una sigaretta...mi cadde dal davanzale il portacenere...andai a recuperarlo e lo trovai in frantumi...
Dentro di me si accese una speranza: e se fosse stata l'ultima sigaretta della mia vita?
Nel pomeriggio mio marito andò a vedere una gatta nera che un signore gli aveva segnalato... Ma con poca speranza: era l'ennesima telefonata...per mesi ci avevano chiamato per via degli annunci...e sempre si era trattato di falsi allarmi.
Invece, poco dopo, tornò con Sissina e scoppiò a piangere...
Ma non eravamo del tutto sicuri che fosse proprio lei: il suo pelo era nero e più lungo, non sbiadito per la malattia come quando l'avevamo persa...  Mio marito inizialmente non l'aveva affatto riconosciuta...pensava che fosse un altro gatto. Poi ha provato a prenderla in braccio e lei si è lasciata prendere docilmente...invece il signore che l'aveva accolta nel suo giardino raccontava che a lui aveva dato un morso...
Sissina aveva perso il collarino rosso e l'unico segno di riconoscimento che le era rimasto era il suo essere afona, il suo miagolare sottovoce. Con poca convinzione mio marito l'ha messa in macchina, giusto per non lasciare nulla di intentato... in effetti lei era molto cambiata! Durante il viaggio ha notato con piacere che stava buona e tranquilla sul sedile posteriore come se fosse abituata a viaggiare e quella fosse proprio la sua macchina. Appena giunti in paese, si è messa a miagolare sottovoce come faceva quando era contenta...aveva riconosciuto il posto in cui abitava! A quel punto mio marito ha avuto quasi la conferma che fosse Sissina...
Lei invece lo aveva riconosciuto fin dal primo istante!
Nei giorni successivi il veterinario l'ha visitata e ha sentenziato che non poteva essere la nostra gatta, ma una sosia...
era impossibile secondo lui guarire da quella malattia!

Invece è possibile: dopo qualche mese è guarito anche l'altro gatto, Pestello, che quando l'ha rivista l'ha accolta subito con gioia...lui sì  che l'ha riconosciuta a primo colpo! Concludo la storia...dopo un mese circa Sissina si è messa a grattare uno sportello dell'armadio della camera da letto...prima di sparire era solita fare così quando chiedeva che le aprissimo per entrare dentro.
A quel punto non abbiamo più avuto dubbi sulla sua identità!
Dunque nel 2001 ci siamo trovati con tre gatti: Pestello, Sissina e Volpina.
Patrizia


GRAZIE, PATRIZIA E COMPLIMENTI PER L'AVVINCENTE DESCRIZIONE DEGLI STRAORDINARI ACCADIMENTI CHE HAI VISSUTO. SON CERTO CHE LE TUE STORIE DARANNO GRANDE CONFORTO A CHI HA PERSO UN SUO TESORINO,OLTRE A FUGARE I DUBBI SULLA CONTINUAZIONE DELLA VITA DOPO LA MORTE FISICA IN CHI CE NE AVESSE ANCORA.
VOLEVO FARTI SAPERE CHE, DA PIU' D'UN MESE, ANCHE IN CASA PdA  C'E' UN NUOVO GATTINO, SI CHIAMA GIGGINO ( con 2 "g" perchè è nato a Cosenza dove si usa dire così ! ) ED AMA GUARDARE LA TV, SPECIE IL TG,OLTRE A BERE DAI RUBINETTI SENZA PAURA DI BAGNARSI! 

CLAUDIO -WM-
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Sofferenza: Il solo modo di acquisire la sensazione
 di esistere
(13-10-16)
Spesso CHIEdiamo ai nostri amici di inviarci articoli, notizie o loro articoli sulle tematiche care alla pDa e noi siamo sempre felici di pubblicarli. andrea, un giovanissimo lettore, si è addirittura diplomato l'estate scorsa con una tesina sul dolore, ispirata proprio daLLA "PAGINA" !
nel ringraziarlo per la stima accordataci, che gli è valsa un bel 96/100, gli auguriamo un brillante avvenire lavorativo nel campo della psicologia, essendosi appena iscritto a questa facolta' presso l'università di pisa.

Buongiorno
sono sempre Andrea quel ragazzo che diversi mesi addietro ti scrisse una mail con la propria tesina sulla sofferenza,  avevo promesso che ti avrei fatto sapere l'esito dell'esame. Felicemente ti dico che ne sono uscito con 96 e che ho ricevuto i complimenti dai professori, per la qualità e l'originalità del mio lavoro che, non dimentico mai essere in parte anche merito tuo.
 Appena finita la scuola mi sono iscritto alla facoltà di psicologia a Pisa,  passando prima però un test a numero chiuso,  eravamo circa seicento e ne avrebbero presi cento.Per quanto riguarda la pubblicazione della tesina sulla pagina per me va bene non ci sono problemi anzi mi fa onore
Saluti e grazie.
Andrea

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Prefazione

Succede spesso, leggendo libri, guardando la televisione o semplicemente conversando, sentire persone che fantasticano di una vita esente da qualsiasi tipo di difficoltà afflizione o disagio, mentre contemplano le loro vite che paiono piene di intoppi, messi quasi di proposito da un dio crudele che non dà possibilità di riscatto. Ci hanno sempre insegnato che ciò che dà piacere è bene e ciò che da dolore è male, in un’equazione molto basilare della lotta per la vita che la riduce a un mero conflitto, un’arena nella quale ognuno egoisticamente sogna l’utopia di una vita senza sofferenza.

Definizione e significato

In realtà, per quanto possa apparire strano, soffrire è un elemento essenziale nella vita, non tanto perché dobbiamo conviverci, soffrire, infatti, deriva dal latino “sufferentia” che significa appunto portare pazienza, sopportare, ma perché essa è un potente mezzo per la progressione della civiltà che se, compresa e indirizzata nella giusta maniera, riesce a dare corpo e spessore a una società stanca donandole nuovi impulsi vitali, rendendo peculiare un determinato periodo storico. La sofferenza è dunque un ingranaggio nascosto che, senza grandi esternazioni, agisce nella psiche dell’uomo a livello profondamente istintivo ma che, elaborato in maniera più profonda ha la capacità di sublimare le azioni degli uomini, dalla più semplice alla più nobile, passando dalla letteratura e l’arte. Per comprendere questo ragionamento bisogna partire da due presupposti fondamentali: primo l’uomo è costantemente sottoposto alla basilare tensione della ricerca del piacere in qualunque modo e in qualunque situazione, la sofferenza nasce dall’impossibilità momentanea o perpetua di soddisfare tale desiderio. Il secondo punto invece è la presa di coscienza che un mondo eternamente felice è, sì un posto estremamente piacevole, ma anche un luogo culturalmente povero, eticamente indifferente verso chiunque e dunque vuoto.
Ora immaginiamo che queste due premesse corrispondano a realtà.

Mondo ideale e ribaltamento della visione
Il mondo da domani diventa per assurdo perfetto e noi, prendendo coscienza delle contrapposizioni tra dolore-piacere riusciamo ad essere comunque totalmente appagati, che mondo ci troveremmo davanti?
Probabilmente un luogo simile alla leggendaria età dell’oro greca oppure al paradiso cristiano, dove esistono solo felicità e nessun dolore. Inizialmente ci troveremo abbagliati da tanta bellezza ma ci ambienteremmo velocemente, tuttavia con il passare del tempo persino il più coriaceo degli uomini si annichilirebbe, poiché rifletterebbe se stesso non in ciò che pensa o fa ma soltanto nell’oggetto del suo godimento perdendo persino la sua identità. Questa situazione estrema serve a chiarire quanto soffrire sia indispensabile e spinga l’uomo non solo a sopravvivere ma anche ad accettare la propria vita con identità e pienezza poiché dà il senso della misura alle cose; accettare questo dato di fatto di per se non allevia nessun dolore ma permette di guardare le cose con un occhio diverso, più acuto ma al tempo stesso più distaccato. Insegnamento questo, che molte religioni fanno da millenni, vivere la sofferenza con occhi diversi per renderla più sopportabile ed usarla per diventare persone migliori, ma per questo non è necessaria una grande trascendenza.
Vale la pena, per non essere dispersivi, inquadrare questa visione della sofferenza in un periodo storico, che sicuramente è stato un momento di profonda trasformazione politica, sociale, civile e psicologica per l’uomo cioè il periodo a cavallo tra la fine dell’ottocento e i primi anni del novecento.
In questo periodo si assistette a repentine trasformazioni ideologiche che crearono grande confusione nell’uomo. Verso la metà-fine 800 vigeva un’incondizionata e ingenua fiducia nel progresso e nella scienza, credute capaci di soddisfare ogni desiderio dell’uomo semplicemente attraverso un’evoluzione scientifica la quale, in effetti, migliorò la vita sotto il profilo materiale, ma lo costrinse a guardare la realtà del mondo che sotto l’influsso meccanicista del positivismo e del sistema economico capitalista schiacciava la maggioranza indigente delle persone, composta prevalentemente da operai, costringendoli ad una vita miserevole. Nemmeno i ricchi però si salvavano, infatti, spesso facevano professioni nelle quali il guadagno operato in maniera metodica e scientifica era l’unica cosa importante, ciò finì per alienare gli spiriti più sensibili delle classi agiate e in particolar modo scrittori e artisti, protagonisti nell’ombra di questo periodo i quali vedevano con sofferenza il fallimento di una filosofia basata sulla scienza e di un sistema sociale rivelatosi disumano che li isolava e rendeva inutili.
Bisogna pertanto concentrarsi in particolar modo su quest’ultima classe la quale si trovava in una condizione di estrema emarginazione, considerati alla stregua dei barboni. La sofferenza provocata dalla loro emarginazione acuì maggiormente i loro sensi, permise loro di vedere ciò che, in effetti, si nascondeva dietro nuove mode ideologiche, create soltanto per soddisfare superficialmente il primario bisogno di sicurezza dell’uomo moderno; ciò che si definisce decadentismo non è altro che un’ampissima apertura in un irrazionale abisso interiore, nel quale l’uomo non aveva mai osato avventurarsi.
Ovviamente questa fu un’esperienza molto soggettiva, ogni grande spirito dell’epoca esplorò in maniera inedita la propria interiorità e ciò che complessivamente ne uscì diede un quadro generale di quello che il decadentismo fu.

In Italia ad esempio spiccano personaggi come d’Annunzio e Pascoli, grandi interpreti del 900 i quali tuttavia avevano visioni completamente diverse del mondo derivanti dal modo di concepire e reagire al loro dolore interiore.
Pascoli ad esempio fu una persona estremamente sensibile alla confusione e alla sofferenza esistenziale nata dalla crisi dei valori positivisti, di conseguenza, unitamente ad un carattere mite e introverso, anche a causa delle gravi difficoltà familiari che ebbe, forgiò una poesia in grado di proiettare l’anima del poeta oltre il suo dolore, in una esperienza estremamente soggettiva nella quale il poeta, si abbandona ad una visone del mondo da “fanciullino” dove l’essenza della realtà è pura e intatta come se fosse vista per la prima volta e senza essere violata dagli adulti disillusi e insensibili. Analizzando più nello specifico il suo caso si nota come egli soffrisse perché desiderava una vita che non poteva avere e una famiglia oramai a pezzi; incapace di superare razionalmente la morte dei suoi cari rimase attaccato alle sue sorelle in vita, quasi come a voler mantenere intatto il suo nucleo familiare originario perché incapace di crearsene uno nuovo, considerando questa scelta come tradimento verso i suoi consanguinei. Pascoli nelle sue dolorose e opposte tensioni fuggì dalla realtà e introdusse nella sua psiche una valvola di sfogo che convogliava il suo dolore nella sublimata vita campagnola da fanciullo rendendolo, almeno per un illusorio momento, felice e libero. Tuttavia queste fughe avevano spesso un sapore amaro per via dell’inevitabile cozzare con la realtà e ciò lo spinse a elevare ancora di più il fanciullino nella poesia, con metafore e simboli, in modo da cercare un piacere sempre più lontano.
Personaggio quasi opposto ma insospettabilmente simile a Pascoli fu d’Annunzio, egli interiorizzò l’estetismo inglese, in specialmente quello di Wilde, portandolo in Italia, rendendolo suo e adattandolo al suo modo di vivere.
Dobbiamo superare il concetto secondo il quale d’Annunzio era solamente un superficiale megalomane, assetato di notorietà; Persona né introversa né timida, sicuramente aveva subito come tutti l’influsso asfissiante di una crisi di valori europea. In reazione a ciò egli esternò la sua sofferenza in una sorprendente controffensiva ideologica inneggiando alla creazione di un uomo in grado di dominare le folle, compiere azioni eroiche ed essere mentalmente indistruttibile, il cosiddetto “superuomo” cui s’ispireranno i totalitarismi europei degli anni a venire. Difatti la società del 900 era in piena crisi di valori, l’Italia in particolare non aveva guide forti, delle quali necessitava, era corrotta e impregnata di meschinità mascherata da estetismo raffinato. Con la sua personale rappresentazione del superuomo d’Annunzio non voleva dunque affermare la propria superiorità rispetto agli altri ma tentava solamente di essere d’esempio per le altre persone, di modo che si svegliassero dal torpore delle loro menti per reagire e costruire una società migliore.
Pascoli e d’Annunzio sono quindi due esempi di come il proprio dolore possa essere canalizzato in diversi modi facendo al tempo stesso progredire il mondo con nuove idee: l’uno come una volpe la utilizzò per fuggire dalla realtà ricercando una lontana serenità, l’altro come un leone usò la propria tensione interiore come molla per affrontare la realtà nemica in una lotta per la sopravvivenza.

Filosofia: Nietzsche
In questo scontro tra personalità e società, vi fu una persona che ebbe l’occhio talmente acuto da comprendere che la crisi occidentale era dovuta all’inadeguatezza di una verità assoluta e di valori universali immutabili, tipici dell’uomo teoretico platonico e del credo cristiano. Questo filosofo fu Nietzsche il quale auspicava la nascita dell’ “oltreuomo”, figura in grado di superare la crisi dei valori o “morte di dio” come la chiamava, il quale perfettamente consapevole di sé, ribalta tutti i vecchi sistemi , esce dalla condizione di nichilismo passivo trasformandolo in un nichilismo attivo o, per meglio dire, esce dal torpore secolare accumulato utilizzandolo come propulsore per lanciare una nuova evoluzione spirituale facendo affidamento solo su se stesso, sperimentando una forma di vita più alta dotata di una volontà autonoma, spingendosi verso il nuovo eliminando il vecchio, non però senza una certa sofferenza, L’oltreuomo è infatti una forza distruttrice che può emergere solo da una rivoluzione precedente.
 

Storia: Causa dei totalitarismi europei
Da tutto questo discorso può sembrare che la sofferenza sia quasi una condizione da cercare poiché essa ha la capacità di generare profonde trasformazioni nel tessuto sociale o nel singolo individuo se compresa, controllata e indirizzata nella giusta via; in realtà la difficoltà dell’essere umano a gestire tensioni molto forti derivanti dalla sofferenza porta spesso l’uomo a soccombere di fronte alle proprie difficoltà, o perché queste sono insormontabili o perché nel cercare di soddisfare i propri impulsi e desideri si commettono errori dettati dalla fretta derivanti da un’analisi incompleta o sbagliata delle nostre potenzialità e dell’ambiente esterno, oppure pura fatalità la quale prescinde da ogni nostra congettura più bizzarra.
Molti dei totalitarismi sono nati ed hanno potuto proliferare nel periodo successivo alla fine della prima guerra mondiale. I paesi sconfitti come la Germania o “mutilati” come l’Italia versavano in condizioni economiche disastrose, in un clima di decadenza culturale e politicamente instabile, fazioni ed ideologie in lotta tra di loro, tentavano di causare rivoluzioni in stile bolscevico, basti pensare alla “Lega di Spartaco” (Spartakusbund) in Germania.

Due fondatori del movimento, Karl Liebknecht  e Rosa Luxemburg,
Adesso è facile, forse scontato, immaginare come dovevano sentirsi i cittadini Italiani e Tedeschi stanchi, affamati, delusi e furiosi, in una parola: sofferenti e sul punto di esplodere.
Coloro che sfruttarono la rabbia della gente furono rispettivamente Mussolini e Hitler, due esponenti di estrema destra della politica Italiana e Tedesca che con un’abile canalizzazione del dolore e della rabbia dei cittadini ottennero potere politico usando, entrambi, ogni mezzo coercitivo a loro disposizione per ottenere il consenso, ad esempio violenze, minacce o boicottaggi elettorali.
Hitler deviò queste tensioni sugli ebrei, in modo da creare un nemico comune, una nazione che avesse un obiettivo unico da combattere e dunque coesa, inoltre alimentò, come Mussolini l’ideale nazionalistico di una patria salda, forte e centralizzata dove le decisioni erano prese da un capo carismatico che guidava il suo popolo verso un bene comune.
In questa situazione fu facile per i cittadini cadere nella trappola del nazismo e del fascismo in quanto essi furono ingannati in primis dai loro stessi leader, senza nessun riguardo reale verso i bisognosi o la loro patria e successivamente ingannarono se stessi, poiché con il senso critico annebbiato dalla loro sofferenza cercarono la soluzione che in quel momento pareva più adatta a soddisfare velocemente e efficacemente i desideri e le rivendicazioni deluse di ognuno, senza riuscire ad immaginare le conseguenze delle loro azioni.
Questi errori di valutazione però non annebbiarono tutti, difatti chi ebbe un occhio acuto si oppose ai totalitarismi trasformando il proprio disappunto in lotta politica, in lasciti scritti o ideologici che ci permettono, oggi, di analizzare e capire meglio un determinato periodo storico. La sofferenza è quindi molto soggettiva, non solo nel campo della politica, della letteratura o della filosofia, ma in ogni ambito della nostra vita, compiamo delle scelte anche in base alla duplice tensione dolore-piacere che viviamo in quel momento, la decisione agirà a livello finemente psicologico influenzando il comportamento e la volontà che sarà a sua volta influenzata dalla massa generando cambiamenti, il modo in cui queste tensioni si esternano o si sublimano determinano, sovente, i valori dell’individuo.
Dunque, a ragione, si può parlare della sofferenza come uno degli ingranaggi fondamentali che muovono il mondo, senza il quale esso non progredirebbe, ma sarebbe inerme ed immobile.
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IL BAGNO DI GONG (29-02-16)

http://www.centrocinofiloluponero.com/wp-content/uploads/2015/11/Gong_F2222.jpgESPERIENZA DI CONFINE INVIATACI DA DONABELLA

Ciao a Tutti, essendo una patita del bagno di gong, volevo condividere con voi alcune delle esperienze che faccio o che sento durante questa meditazione sonora. Non vi tedio molto con la spiegazione, ma ci si trova in diversi, ci si sdraia ben coperti e ci si lascia massaggiare dalle vibrazioni, dalla musica del gong. Alla fine i partecipanti condividono un pensiero, una emozione, una visione.
L'ultimo l'ho fatto lunedì e a causa di una forte stanchezza l'ho passato quasi tutto dormendo, tranne che per una serie di brividi che mi hanno massaggiato il corpo almeno 3 volte. Perdonatemi l'analogia, ma mi sono sentita come l'impasto per fare gli gnocchi che viene allungato sotto le mani e forma una cordicella.
Eravamo in 16 e vi dico brevemente le varie condivisioni:

in 4 hanno visualizzato nel loro stato di dormiveglia lucido, se vogliamo chiamarlo così,
una forte luce emanata da un diamante

in 5 abbiamo visto una bimba in un bosco

una signora è riuscita a salutare il proprio nonno e a riappacificarsi con il papà,
ovviamente scomparsi

in 2 sono riusciti a "uscire" dal proprio corpo e osservarsi

c'e' chi ha volato su un tappeto volante e altri due hanno avuto esperienze molto particolari con i loro spiriti guida..molto particolari, al limite del pauroso..


Vorrei consigliare, ognuno nella propria città, di provare a fare un bagno di gong. Io ad Aprile ho avuto la fortuna dopo quasi 41 anni di riabbracciare la mia mamma, in un bellissimo giardino e vi assicuro che era viva vivissima.
Quando riesco a non dormire..provo anche a disturbare le mie amiche, mandando pensieri...A gennaio alla fine del bagno di gong..dani mi ha guardata e mi ha detto...cosa ci facevi nel mio sogno..sei arrivata su un cavallo bianco mi tendevi la mano sorridevi e mi chiedevi di salire con te.... Ovviamente io non arrivo a tanto..cerco solo di mandare buoni pensieri..e qualche volta funzionano.
SECONDA PARTE

Diciamo che adesso il bagno di gong va di moda e molti si improvvisano gong master, ma credo che digitando in internet nella propria città si possa trovare qualcuno competente..bastano pochi bagni per avere visioni, sogni lucidi...con un po' di pratica e rilassamento a tanti succede di comunicare con i propri cari.. o sognare di viaggiare tra i pianeti...o provare..uscite dal corpo.
Vi racconto una esperienza riportata, quella sera non ero presente...per cui la racconto, come mi è stata detta.
Daniele inizia normalmente la serata con diversi strumenti: un piccolo organino o le campane di cristallo oppure un tamburo intonando canzoni dei nativi americani. Alla fine di quel bagno (che mi sono persa!!!) l'ultima persona che ha fatto la propria condivisione, ha ringraziato Daniele per aver cantato con un suo conoscente, dicendogli di quanto fosse bella la seconda voce che questo suo amico gli aveva fatto durante il canto dei nativi.  Il resto del gruppo ha iniziato a vociare dicendo che la voce non era quella dell'amico di Daniele, ma c'era chi l'aveva sentita vicino alla porta, chi vicino al gong.  L'amico di Daniele, dice di non aver cantato e Daniele dice di non aver sentito altra voce.  Le mie 3 amiche presenti hanno detto che il canto era bellissimo, armonioso, melodioso.
Daniele ci sta ancora pensando... non sa chi sia venuto a cantare con lui..... credo che chiunque sia venuto non fosse uno spiritello
 basso..o burlone ..o cattivo..altrimenti non avrebbe cantato.
Ciao, da DONA.

PER INFO: www.antropologiaholistica.com

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AIUTI DAL CIELO? (01-12-15)

Alzi la mano chi di noi, in un momento di difficoltà, non ha mai chiesto aiuto al Cielo, soprattutto se Lassù ci "abita" un nostro Figlio di Luce! E' quello che ha fatto Orazio che ha chiesto l'intervento del suo Figliolo, non per sé stesso, ma per un caro parente, per di più acquisito.
Da quel che ci ha voluto gentilmente raccontare si direbbe che la sua preghiera é stata ampiamente accolta, come tutte le preghiere dettate dall'Amore Incondizionato verso il Prossimo.  Diversi studi condotti in molti Ospedali di tutto il mondo sembrano dimostrare la validità delle preghiere nell'accelerare le guarigioni o,  addirittura, di stravolgere prognosi decisamente gravissime, come è avvenuto in questo caso.

Egregio amico Dott. Pisani ti voglio raccontare un episodio che mi è capitato circa due mesi addietro, non so se è il caso di pubblicarlo vedi tu, siccome è capitata a me non la so valutare . Cerco di essere molto sintetico.
(Orazio, siamo sempre felici di ricevere questi racconti, ma per favore lasciate stare i titoli,
qui sono solo il Vostro Webmaster, OK? - NdR)
Io abito in un paesino in provincia di Enna, a circa 70 Km da Catania e vicino casa mia abita mio cognato  Gianni (fratello di mia moglie). Premetto che Gianni per me é come se fosse un figlio, o un mio fratello minore, forse a causa della prematura scomparsa dei suoi genitori: all'epoca lui aveva 10 anni e di conseguenza é rimasto orfano assieme a mia moglie e ad un'altra sorella.
Gianni, che ora ha 42 anni, il 7 ottobre 2015, si trovava a Catania e come spesso gli capitava, era da solo in macchina, in una zona poco distante dal centro quando, ad un tratto, ha sentito un forte dolore al petto.
Non capendo subito di che cosa si trattasse, ha telefonato ad un suo amico che si trovava nei dintorni e successivamente ha avvisato sua moglie che allertava anche noi parenti più vicini.
 In questo frattempo arrivava il suo amico e lo portava immediatamente in ospedale, mentre io, mio figlio maggiore e mio nipote, non esitavamo a correre verso l'ospedale di Catania. Arrivato in ospedale, Gianni subìva un primo infarto e poi, subito dopo, un secondo,  molto più grave del primo. Passò circa un'ora fino a quando non siamo arrivati ed abbiamo subito chiesto notizie di Gianni.
Il personale sanitario ci rispose che era in sala operatoria pronto per l'intervento. Dopo pochi istanti usciva il chirurgo per parlare con noi parenti prima dell'intervento, ovvero io, mio figlio e mio nipote, perché sua moglie e gli altri parenti erano ancora in viaggio.
Il dottore ci disse subito, senza peli sulla lingua, che la situazione era gravissima e quando gli domandai  (con molta paura della risposta) se c'era qualche speranza, lui con uno sguardo molto triste non ci fece nessun cenno d'incoraggiamento, il che era già una risposta molto negativa. A quel punto siamo entrati nella disperazione più totale ed abbiamo rivissuto momenti terribili, da incubo.
Io pensavo e ripensavo ad Alberto (mio figlio passato nell'Aldilà 3 anni fa) e d'istinto ho preso in mano la sua foto che porto sempre con me, e mi sono seduto in una sala d'aspetto dove c'ero solo io. Non sapevo cosa fare, cosa pensare e guardando la foto sentivo una sensazione strana, quasi di conforto mentre lo imploravo di aiutare suo zio Gianni, sebbene fossi convinto che chiedevo l'impossibile!
Gli dicevo pure di farsi aiutare (
da qualche entità superiore - NdR) affinché lo facesse sopravvivere, perché non potevamo sopportare un'altra perdita così grande, lo supplicavo e quasi glielo ordinavo da padre, come se fossimo stati tutti e due li presenti,a tu per tu.
Non so quanto tempo è durato tutto questo, non percepivo più il senso del tempo, so solo che mentre provavo tutta questa angoscia è uscito un medico dalla sala operatoria, credo che fosse un'assistente del chirurgo che, con uno sguardo palesemente stupito ci ha detto queste parole che credo non dimenticherò per tutta la vita:
 "Il Dott.-Rossi (nome a caso) questa volta ha superato se stesso! "
 A quel punto siamo scoppiati a piangere, un pianto liberatorio, ed io ancora con la foto di Alberto fra le mani sudate che con orgoglio la facevo notare a mio figlio Salvatore per fargli capire che Alberto c'è.  Grazie Albè!!
Ora, dopo circa di due mesi, Gianni tutto sommato sta bene, ma non sa nulla di questa storia.
Comunque questo non è l'unico evento che mi é capitato fra me e mio Figlio, ce ne sono stati altri, meno drammatici, ma molto reali.

 A presto dal vostro lettore:  Orazio Nasca. 
(Pubblicato col suo consenso scritto)

 I SOGNI SONO CONTATTI? (29-11-15)

Pubblichiamo (col suo permesso) una mail inviataci da una nostra affezionata Lettrice, in cui ci racconta un sogno...fin troppo reale!

Ciao...sono qui... ti racconto il sogno di ieri mattina, finchè non mi sono svegliata, ero
convinta di essere sveglissima.
Ho aperto gli occhi, era soleggiato ed ero arrotolata nelle coperte. Mi sono srotolata dalle
coperte e mi sono messa il rossetto (???)
(NOTA DI MIA FIGLIA: da questo gesto dovevi capire che era un sogno!)
Mi sono alzata e sono andata in corridoio, dove c'era mio marito..nel centro del corridoio c'era
la mia bisnonna ..ho guardato lei ....poi mio marito e ho realizzato che non poteva essere possibile.
Le ho detto:  >PORCAMISERIA nonna Tilde....è un sogno...ma ti abbraccio lo stesso!>
Lei si è spostata, molto severa,ma pensavo che fosse per il mio abbigliamento.
Vicino alla porta di casa, c'era un'altra donna..e io ho pensato a mia mamma le ho detto:
Vabbè..dai .....è un sogno ma ti abbraccio lo stesso.. Le ho dato un bel bacio sulla
guancia...GUARDA TI HO LASCIATO IL ROSSETTO
L'ho guardata...non era lei..(ma per me in quel momento era lei)... aveva i capelli molto
curati....(non era lei per capirci) e poi mi sono svegliata davvero stavolta: ero nella stessa stanza soleggiata.
Dopo la piccola delusione del risveglio mi sono detta: per me era lei,ma non era il suo viso.
Oggi è mancata per un infarto, purtroppo per strada, una mia anziana parente, cugina di mia
mamma. Ho chiesto di vedere le foto di quando era giovane dicendo, sai che forse l'ho salutata ieri mattina.
Non ho la certezza, le foto erano di 40 anni fa, in bianco e nero, ma la persona che ho sognato per corporatura,
naso stretto, capelli, era più simile a lei che alla mia mamma.

(Donatella)
 

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